
Riforma pensioni 2022: le ipotesi sul tavolo del governo per l'uscita anticipata
Con la fine dell’anno, verrà meno la possibilità di andare in pensione con Quota 100. L'esecutivo ha già deciso come sostituirla nel 2022, ma si tratta di una misura tampone. L’obiettivo è ora arrivare a un accordo per superare anche nei prossimi anni la riforma Fornero

Quota 100, la misura dalla durata triennale voluta dalla Lega, sta per arrivare al termine. Con l’anno nuovo non sarà più possibile andare in pensione con 38 anni di contributi e 62 di età. Bisognerà averne almeno 64
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La novità - che è stata rinominata Quota 102 - è contenuta nella manovra approvata dal Consiglio dei Ministri e, secondo le stime, riguarderà 16.800 persone per una spesa complessiva di 1,7 miliardi di euro. In tema previdenziale, il governo ha anche deciso la riconferma di Opzione Donna e l’allargamento della schiera dei mestieri “gravosi” per l’Ape sociale
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Queste, però, non sono altro che soluzioni ponte. Cosa succederà dal 2023, infatti, resta tutto da decidere. Per farlo il governo ha quattro mesi: il tempo che rimane fino alla presentazione del Documento di economia e finanza
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Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha già anticipato che l’obiettivo è “il pieno ritorno al contributivo, una scatola dentro cui si possono aggiustare tante cose”, aggiungendo di essere disponibile al confronto con le parti sociali. Il round di negoziati potrebbe aprirsi già la prossima settimana
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Un’estensione di Quota 102 appare improbabile. Il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, l’ha definita “una presa in giro” mentre secondo il leader della Cisl Luigi Sbarra (in foto) “è una misura improvvisata, sbagliata e non condivisa, che nasconde un inesorabile ritorno all'iniquità delle legge Fornero". Secondo Maurizio Landini, della Cgil, più in generale, bisogna “riconoscere la diversità tra i vari lavori e il diritto di uscire dopo 62 anni”
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Il Corriere della Sera scrive che il governo potrebbe dare il via libera al pensionamento con un limite minimo di 62 anni di età a fronte di almeno 20-25 anni di contributi

Il limite minimo di 62 anni è previsto anche in due proposte avanzate nei mesi scorsi da Forza Italia e Fratelli d’Italia, abbinato a un versamento di almeno 35 anni di contributi e ad una serie di fattori
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Altra opzione è quella avanzata dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico in un’audizione alla Camera lo scorso ottobre. La soluzione prevede un’uscita anticipata a 63 o 64 anni e l’incasso della sola pensione contributiva maturata fino a quella data. Per quella retributiva, bisognerebbero invece aspettare i 67 anni

“È un'ipotesi pienamente sostenibile dal punto di vista finanziario, non grava sui conti dello Stato”, aveva detto Tridico. “Si potrebbe prevedere un periodo minimo di contribuzione di 20 anni, e aver maturato una quota contributiva di pensione pari a 1,2 volte l'assegno sociale"

Questa strada piace a Beppe Grillo. “Farebbe felici quelle persone che vogliono flessibilità, che hanno necessità o voglia di andare in pensione prima”, ha detto aggiungendo: “Si combinerebbero umanità e sostenibilità finanziaria. L’anticipo pensionistico infatti non penalizza definitivamente quei lavoratori, perché avranno la parte retributiva, come previsto, a 67 anni”

Guarda a chi ha compiuto 63 anni anche una proposta della Lega, che consentirebbe l’uscita anticipata a chi ha raggiunto 41 anni di contributi. Da qui il nome “Quota 41”: un compromesso arrivato dopo la bocciatura di Quota 103, che prevedeva il pensionamento a 62 anni e 41 di contributi. Quota 41 e simili piacciono anche ai sindacati, che la chiedono soprattutto per i lavoratori dei mestieri “gravosi”, ma ci sono dei dubbi sul suo peso sulle casse dello Stato

Più in generale, quello che tutti i partiti vogliono fare è evitare il ritorno alla legge Fornero che ha aumentato di un anno l’età per ricevere la pensione anticipata e portato a 67 quella per la pensione di vecchiaia, con un minimo di 20 anni di servizio. La riforma, approvata nel 2011, prevedeva anche un’uscita anticipata per i “contributivi puri” che avessero almeno 64 anni e 20 di contributi effettivamente versati