
Digitale, l’Italia sale nella classifica Ue. Male il capitale umano, bene le reti
Rispetto all'anno scorso, la Penisola passa dalla 25esima alla 20esima posizione nella lista dei Paesi europei più digitalizzati. Lo fotografa il rapporto Desi 2021, stilato dalla Commisione europea. Danimarca e Finlandia in testa, Bulgaria e Romania ultime. L'Italia è ancora indietro per competenze digitali della popolazione e per la copertura del 5G. Migliora la diffusione delle reti di connettività

L’Italia diventa più digitale rispetto all'anno scorso, ma rimane comunque tra gli ultimi Paesi europei, molto lontana dalle performance migliori degli Stati in cima alla classifica, come Danimarca, Finlandia, Svezia e Olanda. Lo fotografa l’edizione 2021 del rapporto Desi (Digital Economy and Society Index), che dal 2014 la Commissione europea stila per confrontare il livello di digitalizzazione dei Paesi Ue
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L’Italia passa dal 25esimo al 20esimo posto della classifica. A migliorare sono soprattutto la copertura e la diffusione delle reti di connettività. Ancora male per quanto riguarda il capitale umano, settore in cui l’Italia, si legge nel report, è “significativamente in ritardo”
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L’analisi mette insieme quattro indicatori principali nel livello di digitalizzazione dell’economia dei Paesi membri: capitale umano, connettività, integrazione delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali
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IL CAPITALE UMANO - Il tasto dolente è dunque quello sulle competenze digitali degli italiani: è il 42% di cittadini, di età compresa tra i 16 e i 74 anni, ad avere “competenze digitali di base”, contro una media europea del 56%. In riferimento alle “competenze digitali più avanzate”, l’Italia rimane al 22%, contro il 31% della media Ue
Il report Desi 2021
La percentuale di specialisti in Tic (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) in Italia è pari al 3,6% dell'occupazione totale, ancora al di sotto della media Ue (4,3 %). Solo l'1,3 % dei laureati italiani sceglie discipline Tic, un altro dato al di sotto della media Ue, mentre la questione della parità di genere è comune a tutta l’Unione

GLI ALTRI DATI NEGATIVI – Altri elementi che contribuiscono a tenere l’Italia a fine classifica sono il ritmo di dispiegamento della fibra, rallentato tra il 2019 e il 2020, e la percentuale di famiglie italiane abbonate alla banda larga fissa: 61%, contro il 77% della media europea

Anche sul fronte 5G l’Italia zoppica rispetto all’andamento complessivo dell’Unione. Nella Penisola solamente l’8% delle zone abitate ne risulta coperto, mentre la media dell’Unione è del 14%. Inoltre, nonostante sia cresciuta la percentuale di utenti che utilizzano i servizi online della pubblica amministrazione, anche in questo campo il confronto con gli altri Paesi lascia l’Italia indietro. Così anche la diffusione dei fascicoli e dei documenti sanitari elettronici, disomogenea sul territorio

ASPETTI POSITIVI – Tra le conquiste italiane, il report della Commissione europea sottolinea il miglioramento nella diffusione dei servizi di connettività con una velocità di almeno 1 Gbps. In aumento il numero di famiglie che hanno a disposizione almeno 100 Mbps di velocità di connessione, cresciuta dal 22 al 28% tra il 2019 e il 2020

Guardando alle piccole e medie imprese, positivo il tasso base di intensità digitale, che raggiunge il 69%, contro il 60% della media Ue. Buoni i risultati nella diffusione delle fatture elettroniche, nonostante si evidenzino lacune nell’uso dei big data e dell’intelligenza artificiale

LA CLASSIFICA – Questa la classifica, dal primo all’ultimo posto, degli Stati membri dell’Unione: Danimarca, Finlandia, Svezia, Olanda, Irlanda, Malta, Estonia, Lussemburgo, Spagna, Austria, Germania, Belgio, Slovenia, Lituania, Francia, Portogallo, Lettonia, Repubblica Ceca, Croazia, Italia, Cipro, Slovacchia, Ungheria, Polonia, Grecia, Bulgaria e Romania