
Covid, con impianti sciistici chiusi a rischio il 70% della stagione
C'è allarme tra gli operatori del settore e i comuni interessati dopo l’annuncio del possibile stop allo sci a Natale. I gestori degli impianti di risalita italiani temono di perdere il 70% del fatturato invernale. Il presidente di Federalberghi chiede che la decisione sia europea. Anef sottolinea che ci sono in gioco migliaia di posti di lavoro

L’annuncio del possibile stop allo sci durante il periodo natalizio sta creando timori da parte dei gestori e operatori del settore. Contro l'eventuale decisione del governo si schierano anche sindaci delle località turistiche invernali ed esponenti della politica. L’Anef, associazione nazionale esercenti funiviari, sottolinea che a rischio c’è il 70% del fatturato della stagione invernale
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“Il Natale pesa un terzo della stagione - ha spiegato Valeria Ghezzi, presidente dell’associazione che riunisce in Italia 1.500 impianti - però quest'anno, vista la situazione, considerato che non ci saranno gli stranieri e che gli italiani viaggeranno di meno, in ogni caso saltare il Natale e aprire anche solo a metà gennaio vorrebbe dire perdere il 70% della stagione, ammesso che si riesca ad aprire”
Gestori sci, con stop a Natale a rischio il 70% del fatturato
Rassegnarsi a chiudere a Natale appare impossibile per l’Anef perché “in gioco ci sono 15 mila posti di lavoro diretti e nella filiera ce ne sono 120 mila: ne va della sopravvivenza dei territori di montagna, del tessuto socio economico che tiene la montagna popolata e presidiata”
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Le sole società di gestione degli impianti di risalita fatturano un miliardo e 200 milioni all’anno, che rischiano di andare in gran parte persi. Coldiretti, invece, ha segnalato che i limiti alle vacanze sulla neve colpiscono circa 3,8 milioni di italiani che durante le feste natalizie del 2019 sono andati in montagna
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La montagna, da un'analisi Coldiretti/Ixè, è la destinazione privilegiata degli oltre 10 milioni di turisti di Natale e Capodanno che lo scorso anno hanno trascorso in media 6 giorni fuori casa per una spesa complessiva di 4,1 miliardi di euro
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Dal punto di vista economico, Federturismo Confindustria e Anef hanno segnalato che “il fatturato del turismo invernale sfiora i dieci miliardi di euro, di cui un terzo delle entrate si realizza proprio nel periodo compreso tra l'Immacolata e l’Epifania”
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Le aziende funiviarie presenti in Italia sono oltre 400, con 1500 impianti di risalita (di diversa tipologia). Gli impianti sono serviti da circa 3.200 km di piste, che per il 72% sono dotate di innevamento programmato che richiede oltre 100 milioni di euro
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In una nota dell’Anef viene rivelato che già all'inizio della stagione invernale le società degli impianti hanno sostenuto il 70% dei propri costi per aprire in sicurezza

Il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca ha invece equiparato la chiusura di una stazione sciistica a Natale a quella di un albergo al mare a Ferragosto specificando che, data la situazione attuale, la decisione sullo stop allo sci dovrebbe essere europea

“È importante - ha detto Bocca - che sia una scelta europea perché se i paesi attorno a noi, Austria, Svizzera, Francia e Germania tengono tutto aperto, mentre noi siamo tutti chiusi, si capisce subito che significa regalare turisti italiani agli altri Paesi”

Il governo italiano starebbe trattando un’intesa europea con l’obiettivo di vietare le vacanze sulla neve a livello europeo, anche per evitare che si creino situazioni di concorrenza tra le zone alpine. In Francia Macron si è preso 10 giorni per decidere, in Germania la riapertura delle piste è stata rinviata a dicembre

Preoccupano però i paesi limitrofi come la Svizzera dove si può già sciare in 10 località, ma non è consentito l’accesso a chi proviene dalle zone rosse con un alto tasso di contagi da Covid. Mentre in Slovenia l’attività potrebbe ricominciare dai primi di dicembre

Per questo motivo le regioni alpine stanno chiedendo di poter riaprire in sicurezza gli impianti sciistici nelle zone gialle e arancioni proponendo limitazioni di vendita degli sky pass giornalieri, riduzione della capienza di cabinovie e funivie al 50% con obbligo mascherina e distanziamento in tutte le fasi precedenti il trasporto

Il sindaco di Cortina Gianpietro Ghedina, allarmato dalla possibile chiusura degli impianti sciistici, ha ricordato che lo “sci è uno sport individuale, dove c’è il distanziamento”. “Il problema delle code è facilmente superabile con la prenotazione online - ha detto - e gli impianti hanno dei protocolli di distanziamento, ci sono tutte le caratteristiche per garantire una vacanza e uno sport in sicurezza”

Ghedina ha poi sottolineato che “il mondo dello sci è legato agli alberghi, alla ristorazione e ai negozi” e lo stop “sarebbe un colpo molto duro e difficilmente recuperabile, anche perché il Natale incide per il 30% sulla stagione invernale” nella località ampezzana

Sempre Federalberghi ritiene che il governo debba prevedere ristori importanti per i lavoratori che resterebbero fermi. "La Germania - ha affermato Bocca - chiude i ristoranti e dà ai ristoratori il 75% dei ricavi. Se il governo dispone di soldi per dare il 75% di soldi a stazioni sciistiche, impianti a fune, alberghi, rifugi etc, va bene ma non credo assolutamente... Oggi siamo ai ristori 1-2-3-4-5 ma sempre con il famoso limite da 150 mila euro”

Sulla questione ristori Giovanni Brasso, il presidente della Sestriere Spa, ha dichiarato che preferirebbe lavorare “anche perdendo qualcosa, piuttosto che andare a caccia di ristori”. Dolomiti Superski, una delle principali destinazioni sciistiche in Italia, con dodici comprensori affiliati e 450 impianti di risalita, ha invece elaborato una serie di proprie misure di sicurezza aggiuntive anti Covid-19 per poter ripartire e sta auspicando che “il governo tenga conto dell'importanza del settore neve”