
Oltre al giudice Falcone, nell’attentato mafioso del 23 maggio 1992 morì anche sua moglie, la magistrata Francesca Morvillo, che era in auto con lui. Persero la vita anche tre agenti della scorta, Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, che viaggiavano sulla prima auto investita in pieno dall’esplosione

Il 23 maggio 1992 alle 17:57 una carica dalla potenza di 500 chilogrammi di tritolo fece esplodere un tratto dell'autostrada A29 per uccidere il magistrato antimafia Giovanni Falcone. L’attentato fu compiuto da Cosa Nostra nei pressi di Capaci, in Sicilia. Oltre al giudice nella strage persero la vita altre quattro persone
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Giovanni Falcone nacque il 18 maggio 1939 a Palermo. Insieme a Paolo Borsellino, suo collega e amico, Falcone fu una delle personalità più importanti nella lotta alla mafia. Al momento della strage il giudice, come era solito fare nei fine settimana, stava tornando in Sicilia da Roma. Sceso dall'aereo, Falcone si sistemò alla guida di una Fiat Croma bianca con accanto la moglie Francesca Morvillo, mentre l'autista giudiziario Giuseppe Costanza si sedette sul sedile posteriore
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La Croma bianca viaggiava come seconda auto. Al momento dell’esplosione, l’auto guidata dal giudice non fu investita in pieno ma si schiantò contro il muro di cemento e detriti innalzatosi per lo scoppio, proiettando violentemente Falcone e la moglie, che non indossavano le cinture di sicurezza, contro il parabrezza. Trasportato all'ospedale civico di Palermo, il magistrato morì alle 19:05
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La moglie di Falcone, Francesca Morvillo, anche lei accademica e giudice, è l’unica magistrata donna a essere stata assassinata in Italia. Al momento della strage aveva 46 anni
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Morvillo, ancora viva dopo l'esplosione e lo schianto, venne trasportata prima all'ospedale Cervello e poi trasferita al Civico, nel reparto di neurochirurgia, dove però morì durante un’operazione intorno alle 23 a causa delle gravi lesioni interne riportate
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Oltre alla coppia di magistrati morirono nella strage i tre uomini della scorta che viaggiavano sulla prima auto, una Fiat Croma marrone. Vito Schifani era al volante. La loro auto fu quella investita in pieno dall’esplosione e fu sbalzata in un giardino di olivi a più di dieci metri di distanza
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I tre agenti morirono sul colpo. Vito Schifani aveva 27 anni e lasciò la moglie Rosaria Costa, 22 anni, e un figlio di 4 mesi. Il discorso di sua moglie (in foto a sinistra) ai funerali rimase nella storia: “Io vi perdono, ma vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare. Ma loro non cambiano”, disse rivolta agli uomini di mafia

Sul sedile posteriore della prima macchina c’era Rocco Dicillo. Poliziotto e agente scelto del Reparto Scorte e Tutela, aveva 30 anni

Anche lui, come i suoi colleghi, morì sul colpo dopo essere stato investito dall’esplosione. Nel suo paese natale, Triggiano, gli sono stati intitolati una via e un centro culturale polifunzionale