Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la storia della foto simbolo dei due magistrati
CronacaLo scatto è stato realizzato il 27 marzo 1992 a Palermo dal fotoreporter Tony Gentile. Si vedono i due magistrati, pochi mesi prima di essere uccisi dalla mafia, che parlano e sorridono. L’immagine in bianco e nero è diventata celebre dopo essere stata pubblicata in seguito alle stragi di Capaci e via D’Amelio. Nei decenni è diventata un’icona della lotta a Cosa Nostra
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sorridenti, uno accanto all’altro che si scambiano qualche parola. Una foto diventata iconica negli anni, scattata poche settimane prima dell’attentato mafioso a Capaci in cui Falcone perse la vita insieme alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti della scorta. Uno scatto, quello realizzato dal fotoreporter Tony Gentile, che per la sua spontaneità e potenza evocativa, è stato replicato su murales e striscioni, è diventato un’opera in metallo fuori dall’aeroporto di Palermo, fino ad essere usato per una serie di monete celebrative in ricordo dei due magistrati uccisi dalla mafia (CAPACI, 23 MAGGIO 1992: ATTACCO ALLO STATO). Ecco la storia della foto simbolo.
La storia della foto
Come ha raccontato Linkiesta, la foto è stata scattata il 27 marzo 1992. Borsellino e Falcone sono al palazzo Trinacria di Palermo, nel rione della Kalsa, per la presentazione della candidatura alla Camera del collega Giuseppe Ayala. I due magistrati parlano a bassa voce, uno fa una battuta ed entrambi ridono. Il momento è immortalato da Tony Gentile, giovane fotoreporter del Giornale di Sicilia. “Si sono detti qualcosa e poi sono scoppiati in una risata fragorosa che ha richiamato la nostra attenzione. È stata una frazione di secondo, sono saltato davanti a loro e ho colto l’attimo”. La serie di scatti non viene pubblicata ma verrà usata solo dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio. “Il 20 luglio, il giorno successivo all’uccisione di Borsellino, i maggiori quotidiani nazionali ripresero la foto e la pubblicarono in prima pagina”, spiega Gentile. “Quello scatto purtroppo ha acquisito il significato che oggi gli diamo per quello che è successo dopo. Altrimenti sarebbe rimasta una foto come tante altre”.
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L’uso del bianco e nero
“Lo scatto in bianco e nero non è per una ricerca estetica”, ha spiegato Tony Gentile. “Nel 1992 i giornali erano tutti in bianco e nero. Noi fotografi andavamo in giro con una macchina in bianco e nero per i quotidiani e un’altra a colori per i settimanali. Lo scatto è in bianco e nero perché era destinato a un quotidiano. Magari se fossi stato inviato da un settimanale, ora quella foto sarebbe a colori”.
La foto usata per le monete
In questi decenni l’immagine, la numero 15 del rullino di Gentile, è stata utilizzata ovunque. In un’intervista a Oggi, il fotografo ha spiegato che per decisione di un giudice, quella foto non è un’opera dell’ingegno e quindi, trascorsi 20 anni, è di tutti. La sentenza è del 2020, confermata in Appello, ora si attende la Cassazione. Intanto la foto è diventata il soggetto della moneta da 2 euro con cui vengono ricordate le stragi di mafia del 1992. La Zecca di Stato ha coniato 3 milioni di esemplari che hanno corso legale in tutti gli Stati membri dell’Ue e circolazione ordinaria.