
Stragi familiari in Italia: in 10 anni 131 episodi e 287 vittime. Le donne le più colpite
Nove volte su 10 a uccidere è stato un uomo, come emerge dal report stilato da Eures. Novantaquattro figli hanno perso la vita perché uccisi dai genitori. Settantuno i casi di suicidio allargato, che si sono verificati soprattutto quando a commettere l'omicidio è stata una donna

In Italia tra il 2010 e il 2020 ci sono stati 131 stragi in famiglia, per un totale di 287 vittime. Sono i numeri del report sugli omicidi in ambiente familiare rilasciato da Eures
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I NUMERI E I CASI - Nove volte su 10 il responsabile degli omicidi è stato un uomo: sulle 131 stragi totali, 118 sono state commesse da uomini. Solo 13 volte a uccidere è stata una donna
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Oltre la metà dei casi ha visto morire una donna - 66 vittime dal 2010, pari al 56% del totale – uccisa dal marito o dall’ex marito
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Frequenti i casi di omicidio di entrambi i genitori. I genitoricidi sono stati 14 casi in 10 anni (11% del totale delle stragi familiari). I casi di figlicidi sono stati 12 (10,2% del totale)
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Gli omicidi che hanno coinvolto altri parenti (nonni, fratelli, zii, nipoti) rappresentano il 33% degli eventi complessivi
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FIGLI UCCISI - I figli uccisi in stragi familiari sono stati 94: 70 per mano del padre e 24 per mano della madre

Il report evidenzia come, nei casi in cui l’assassino è donna, spesso la tragedia colpisce solamente i figli. Si sono registrati 11 episodi simili, che rappresentano l’84,6% delle stragi compiute da una donna

SUICIDI ALLARGATI – Settantuno volte gli assassini, dopo aver ucciso i familiari, si sono poi tolti la vita. Gli episodi di “suicidi allargati” superano quelli in cui l’omicida non si è ucciso (60 casi)

I suicidi allargati si sono verificati più frequentemente quando a uccidere è stata una donna e quando le prime vittime sono state i figli. Su 13 autrici di stragi familiari, 8 si sono suicidate

LE ARMI UTILIZZATE – Nel 42,1% dei casi è stata utilizzata un’arma da fuoco, che risulta essere anche il mezzo più diffuso per suicidarsi (52,9% dei casi)

Seguono le armi da taglio (29,7%), la violenza fisica (7,6%), le armi improprie (5,2%) e il ricorso a farmaci o sostanze letali (4,5%)