Madre e figlia uccise a Samarate, 23enne sopravvissuto è ancora in pericolo di vita

Lombardia
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Se dovesse sopravvivere, il ragazzo - diplomato perito aeronautico con la passione del volo - avrebbe comunque danni permanenti la cui entità è da valutare

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Resta ricoverato in pericolo di vita all'ospedale di circolo di Varese Nicolò Maja, il ragazzo di 23 anni unico sopravvissuto alla strage di Samarate (Varese), dove ieri suo padre Alessandro Maja ha ucciso la moglie Stefania Pivetta, 56 anni, e la figlia Giulia di 16 (IL DUPLICE OMICIDIO). Nicolò è stato colpito ripetutamente alla testa con un martello (al vaglio degli inquirenti anche l'uso di un trapano). Ha riportato un gravissimo trauma cranico ed è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico. Se dovesse sopravvivere, Nicolò - diplomato perito aeronautico con la passione del volo - avrebbe comunque danni permanenti la cui entità è da valutare.

L'uomo non risponde agli inquirenti

L'uomo, trasferito ieri sera dall'ospedale di Busto Arsizio (Varese) a quello di Monza, si trova ora nel carcere del capoluogo brianzolo. Medicate le ferite e le ustioni che si è autoinflitto dopo il massacro della sua famiglia, ieri Maja si è avvalso della facoltà di non rispondere durante il suo primo interrogatorio. E' stato arrestato con l'accusa di duplice omicidio aggravato e tentato omicidio. E' stato fissato per domani mattina l'interrogatorio di garanzia, come ha confermato all'ANSA l'avvocato Enrico Milani, nominato difensore di fiducia da Maja, insieme alla collega Sabrina Lamera. "Lo abbiamo visto per pochi minuti ieri, ma non era in grado di rispondere alle domande, era sedato e aveva l'ossigeno", ha spiegato Milani. "Stamane avremmo voluto incontrarlo ma era in viaggio dall'ospedale di Monza al carcere" ha aggiunto. Domani mattina "è stata fissata l'udienza davanti al Gip - ha concluso - capiremo in quel frangente se sarà lucido e in grado di sostenere l'interrogatorio".

Le parole dei familiari

"Vi rendete conto di quello che mi hanno fatto? Me l'ha massacrata. Non riesco a parlare". Così la madre di Stefania Pivetta, raggiunta al telefono. A raccontare come l'anziana ha appreso della morte di figlia e nipote, è stata sua cugina, anche lei contattata al telefono dall'ANSA. "Ieri so che a mia cugina hanno suonato i carabinieri con l'ambulanza, per darle la notizia, pronti a portarla via se si fosse sentita male, non oso immaginare", ha raccontato l'anziana. "Stefania aveva un anno in più di mio figlio, ci vedevamo poco ma agli anniversari sì, sempre", ha proseguito, "la ricordo bambina, allegra come tutti i nostri figli". "Come si fa a uccidere una figlia di 16 anni, e il ragazzo, speriamo che qualcosa cambi..", ha aggiunto commossa.

La ricostruzione dei fatti

La furia omicida è scattata intorno alle 7 di ieri mattina, quando Maja ha aggredito tutta la sua famiglia perché, secondo investigatori e inquirenti, non aveva accettato l'idea che sua moglie potesse desiderare una vita senza lui accanto. La donna infatti a quanto emerso voleva separarsi. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il 57enne ha colpito per prima la moglie Stefania, che riposava sul divano della sala, due colpi violenti e secchi alla testa che non le hanno lasciato scampo. Poi è andato in camera della figlia Giulia, colpendo anche lei con la stessa ferocia. In ultimo si è scagliato contro Nicolò, che nel frattempo si era svegliato e ha iniziato a gridare, chiedendo aiuto, sperando che qualcuno lo sentisse. E difatti una vicina ha udito la sua voce disperata e ha chiamato il 112.

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