
Da Pompei a San Casciano, quali sono i grandi ritrovamenti archeologici italiani
La scoperta di 24 statue di bronzo in provincia di Siena ha subito fatto tornare alla memoria il rinvenimento dei bronzi di Riace, avvenuto poco più di 50 anni fa. Non è l’unico: infatti in tutto il XX secolo le ricerche archeologiche hanno riportato alla luce testimonianze di diverse epoche della storia nazionale, dalla preistoria sino alla Roma tardo-imperiale
A cura di Lucio Palmisano

Divinità, matrone, fanciulli, imperatori. Protetto per 2300 anni dal fango e dall'acqua bollente delle vasche sacre, è riemerso dagli scavi di San Casciano dei Bagni un deposito votivo mai visto risalente all’epoca etrusco-romana: insieme a migliaia di monete ed ex voto sono comparse 24 statue in bronzo, 5 delle quali alte quasi un metro, perfettamente integre e databili tra il II e il I secolo a.C.. L'area era famosa già in epoca etrusca per le sue acque termali, conosciute anche dai Romani
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UNA SCOPERTA ECCEZIONALE – “Questo è il ritrovamento più importante dai tempi di Riace”, ha dichiarato il direttore generale dei Musei del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali Massimo Osanna. Per Gennaro Sangiuliano, da pochi giorni ministro della Cultura, “questo è un ritrovamento eccezionale che ci conferma una volta di più che l'Italia è un paese fatto di tesori immensi e unici”
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I BRONZI DI RIACE – Il paragone è stato subito spontaneo ricordando il caso dei bronzi di Riace, due statue di bronzo di provenienza greca databili al V secolo a.C., ritrovati in un eccezionale stato di conservazione il 16 agosto 1972 nei pressi di Riace Marina, in provincia di Reggio Calabria. Le ultime ipotesi sostengono che i due siano Eumolpo, figlio di Poseidone, ed Eretteo prima del loro duello per la città di Atene, come vuole la mitologia greca. I bronzi sono oggi conservati al Museo nazionale di Reggio Calabria
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CERVETERI – Altrettanto bene si è conservata la necropoli della Banditaccia a Cerveteri, risalente all’epoca etrusca. Patrimonio dell’Umanità dal 2004 insieme al sito di Tarquinia, venne gradualmente portata alla luce a partire dal lontano 1909. All’interno fu ritrovato il Sarcofago degli Sposi, risalente al VI secolo a.C., che ritrae una coppia di sposi sdraiati in un triclinio a un banchetto. Entrambe le figure hanno i capelli lunghi, gli occhi allungati e sembrano essere sopra una klìne, un letto a piazza matrimoniale di bronzo ricoperto di stoffe e cuscini
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BARUMINI – Storia molto più antica è quella del sito di Su Nuraxi a Barumini, in Sardegna, che rappresenta il più famoso esempio di complessi difensivi dell’Età del Bronzo, caratteristici dell’isola e conosciuti come nuraghi. Costruito nel secondo millennio a.C. fu occupato fino al terzo secolo d.C. Dal 1997 è stato inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. I nuraghi erano torri che avevano la funzione di sorveglianza delle coltivazioni e dei greggi, di difesa della popolazione contro assalti nemici, e forse di osservazione astronomica
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PIAZZA ARMERINA – Risale invece all’epoca tardo-imperiale la villa del Casale di Piazza Armerina, in Sicilia. Famosa per la ricchezza e la qualità dei suoi mosaici, risalenti al IV secolo d.C., è anch’essa dal 1997 parte del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. L’epoca della villa di Piazza Armerina è un periodo di rinnovato splendore per tutta l’isola che, dopo un periodo di declino, riprese vigore proprio in quel secolo a causa della sua posizione al centro del Mediterraneo
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AGRIGENTO – Altrettanto importante anche la Valle dei Templi, il sito di Agrigento inserito nel 1987 tra i Patrimoni Unesco. L’area, che occupa 1300 ettari, è tra le zone archeologiche più estese del Mediterraneo e segnala la presenza di una comunità importante, la città di Akragas, fondata in epoca greca. La città poi si spopolò gradualmente, fino a cadere in rovina nell’Alto Medioevo. Iniziati gli scavi nel 1927, le ultime scoperte risalgono a ottobre del 2022, quando è stata ritrovata una testina di terracotta della dea Athena elmata
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POMPEI – Importante è anche il sito di Pompei, una delle città più fiorenti dell’antichità, distrutta da un’eruzione del vulcano Vesuvio nel 79 d.C.. La sua riscoperta e i relativi scavi, iniziati nel 1748, hanno riportato alla luce il sito, che nel 1997 è entrato a far parte della Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Conteso prima da Etruschi e Greci, il sito cadde definitivamente in mano romana nel III sec a.C.. Al momento dell’eruzione il centro contava circa 20 mila abitanti

AQUILEIA – Un’altra ricca città dell’antichità è Aquileia, fondata nel 181 a.C. dai Romani, è stata una delle città più grandi dell’Impero, e anch’essa tra i tesori Unesco dal 1998. Situata in provincia di Udine, il centro ebbe un grande sviluppo grazie alla sua posizione vicina al cuore dell’Europa e, nonostante la distruzione da parte di Attila nel 456, fu un importante centro anche per la cristianità. I primi scavi furono del 1934 e poco dopo interrotti. Ripresi nel 1979, sono tuttora in corso (in foto, un mosaico dell'Abbazia Patriarcale di Aquileia)

OTZI – Fu una scoperta eccezionale quella effettuata il 19 settembre 1991 ai piedi del ghiacciaio di Similaun, a 3213 metri sul livello del mare, sul confine austro-italiano. Si trattava di un uomo vissuto durante l’età del Rame, all’incirca 3000 anni prima di Cristo, perfettamente conservato grazie alle condizioni del ghiacciaio. Oggi conservato nel museo archeologico dell’Alto Adige di Bolzano, il suo eccezionale ritrovamento ha permesso di capire la presenza umana sulla nostra penisola nella Preistoria (in foto, un particolare di Otzi, la sua mano)

PAESTUM – Altrettanto importante fu anche il ritrovamento del sito di Paestum, dal 1998 Patrimonio dell’Umanità. Antica città della Magna Grecia, chiamata dai fondatori Poseidonia in onore di Poseidone e poi Paestum dai Romani, il sito si presenta come estremamente ricco di testimonianze dell’epoca prima greca, poi lucana e infine romana, durante la quale fu anche sede vescovile. Il sito venne poi abbandonato nel corso del X secolo d.C.

VAL CAMONICA – Furono invece scoperte nel lontano 1909 le incisioni rupestri della Val Camonica, in provincia di Brescia. Incisioni si ritrovano su circa 2 mila rocce in oltre 180 località comprese in 24 comuni, e rappresentano uno delle collezioni più ampie di petroglifi preistorici del mondo. È stato il primo sito ad essere dichiarato patrimonio dell’Unesco nel lontano 1979, che ha riconosciuto oltre 140 mila figure, poi diventate 200/300 mila.
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