Carabinieri morti, i funerali di Stato a Padova. Vescovo: "Hanno servito patria con amore"

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Nella Basilica di Santa Giustina l'ultimo saluto a Valerio Daprà, Davide Bernardello e Marco Piffari. I tre militari sono morti nell'esplosione del casolare di Castel D'Azzano, in provincia di Verona, provocata dai fratelli Ramponi che non volevano lasciare la struttura e l'hanno saturata di gas. Alla cerimonia presenti le alte cariche dello Stato, compreso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni, oltre a moltissime delegazioni di partiti

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Si sono svolti nella Basilica di Santa Giustina a Padova i funerali di Stato dei tre carabinieri Valerio Daprà, Davide Bernardello e Marco Piffari. I militari sono morti nell'esplosione del casolare di Castel D'Azzano, in provincia di Verona, provocata dai fratelli Ramponi che non volevano lasciare la struttura e l'hanno saturata di gas. Centinaia di uomini delle forze dell'ordine, mischiati a semplici cittadini, si erano radunati già dal primo pomeriggio davanti alla basilica. Mille le persone dentro la chiesa, altre duemila sul sagrato e nel lobo di Prato della Valle. Un lungo applauso ha accolto l'arrivo dei feretri, con la gente che nel frattempo ha taciuto in un silenzio commosso, poi la banda ha intonato la marcia funebre.

Presenti Mattarella e Meloni

Tutta la comunità locale si è stretta attorno a Marco Piffari, Davide Bernardello e Valerio Daprà. In basilica anche i 27 colleghi rimasti feriti nell'agguato. Le tre bare sono state avvolte nel tricolore. Presenti le più alte cariche dello Stato: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, i ministri della Difesa, Guido Crosetto, dell'Interno, Matteo Piantedosi, dell'Università, Anna Maria Bernini, i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana. C'è anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Mattarella, arrivando in basilica, è voluto andare subito ad abbracciare i familiari dei tre uomini dell'Arma e si è soffermato a lungo a parlare con loro.

"Hanno servito la patria con amore"

"La vittoria sul mondo e sul male è anche l'amore di chi serve la patria, cioè il prossimo, garantendo la giustizia, il bene comune, la stabilità delle istituzioni preposte a custodire nell'ordine e nell'armonia la comunità umana", ha detto l'arcivescovo Gian Franco Saba, Ordinario militare per l'Italia. "I nostri fratelli hanno seguito la via del servizio per il bene comune. Nel loro incontro con Cristo si saranno specchiati in Lui vedendo così che il volto bello dell'umanità sta nel servire il prossimo". La conversione - ha detto mons. Saba - diviene così la strada per una riconciliazione sociale che esige un equilibrio interiore; un'educazione alla virtù etica e spirituale della mitezza, intesa come modo di porgersi verso l'altro per non trasformare l'umana convivenza in un "immenso mattatoio" ", secondo le parole del filosofo Hegel. "Raggiungendo il vertice dell'amore sulla croce - ha concluso -, Gesù 'proclama che la vita raggiunge il suo centro, il suo senso e la sua pienezza quando viene donata'. Dio è Padre e, in Gesù, serve l'uomo. Gesù testimonia che servire è proprio di Dio".

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Crosetto: "Il nome dei giusti morti per la patria è scolpito nella roccia"

"Ci sono giorni - ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto intervenendo ai funerali - che nessuno di noi vorrebbe vivere, ci sono parole che nessuno di noi vorrebbe dire, oggi è uno di quei giorni. L'Italia è qua e si raccoglie in un profondo dolore, in omaggio a tre uomini, tre carabinieri, Valerio Daprà, Davide Bernardello e Marco Piffari. Tre carabinieri, tre soldati, tre servitori dello Stato". "Io penso che oggi tutti i carabinieri d'Italia - ha continuato - siano qua con la mente, siano qua vicino a voi e a nome loro voglio abbracciarvi e dirvi grazie, io so che non ci sono parole per consolarvi, non c'è nulla che possa riempire il vuoto che lasciano, posso farvi una promessa però, una promessa solenne". "Voglio farvi una promessa solenne: i nostri nomi, il mio, quello del presidente, sono scritti sulla sabbia della memoria delle persone care e destinati a scomparire nel tempo, tutti i nostri nomi - ha aggiunto Crosetto - Il nome dei giusti no, il nome di chi è morto per la patria è scritto nella roccia della memoria della Repubblica, e viene onorato, ricordato. E state tranquilli, le forze armate sono le custodi di quella memoria, e tra molti anni quando nessuno di noi sarà presente, ci sarà lo Stato e quando verranno detti i nomi dei vostri figli, dei vostri fratelli, padri, ci sarà una persona che risponderà per loro: presente".

I familiari dei carabinieri: "Loro sacrificio non sia vano"

"Il loro sacrificio non sia reso vano, faccio appello a tutti perché episodi così non possano più accadere e le nostre vite siano più libere, più serene, e più sicure", ha detto, prendendo la parola al termine delle esequie, il fratello di uno dei tre, Andrea Pifferi, Marco.

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Zaia: "Oggi la prova della vicinanza dello Stato"

"Morire così per servire lo Stato non ha nessun senso. E penso che la presenza di così tante istituzioni, dal Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio, almeno sette-otto ministri, ha dato prova della vicinanza dello Stato e soprattutto anche a significare il sacrificio di questi servitori dello Stato", ha commentato il presidente del Veneto Luca Zaia, al termine del funerale. "Io non conosco a fondo - ha aggiunto Zaia - la dinamica di tutta questa vicenda, però è pur vero che non si può morire in questa maniera per servire lo Stato. Sono persone che conoscono fino in fondo il termine di sacrificio, il termine del dovere, il termine di essere di parola, del rispetto delle regole, delle leggi. Poi trovarsi davanti a una situazione del genere, che è paradossale, tra individui che riempiono la loro abitazione di gas e poi la fanno anche esplodere... Siamo qui veramente uniti e vicini alle famiglie e a tutti i familiari, che ho avuto modo di incontrare e salutare, di esprimere le condoglianze non solo mie ma anche quelle di tutti i veneti".

I tre carabinieri morti per trauma da schiacciamento

Valerio Daprà, Davide Bernardello e Marco Piffari sono morti nella notte di martedì 14 ottobre. Dall’autopsia è emerso che i tre militari sono deceduti per trauma da schiacciamento. Intanto, restano stabili le condizioni dei tre feriti più gravi coinvolti nell'esplosione. Sul fronte giudiziario, invece, nessun passo avanti: i due fratelli Ramponi - Dino e Franco, entrambi detenuti - hanno deciso di non rispondere alle domande del gip del tribunale di Verona. Per la sorella Luisa, che resta intubata in terapia intensiva, è scattata la convalida dell'arresto. 

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