Mafia, Dia: "Cresce interesse 'ndrangheta per il controllo delle grandi opere pubbliche"

Cronaca

È stata presentata oggi presso la sede della stampa estera la Relazione 2024 sull’attività della Direzione investigativa antimafia (DIA). Il documento mostra un crescente interesse da parte delle organizzazioni mafiose per il controllo delle grandi opere pubbliche e nella gestione delle risorse economiche locali

ascolta articolo

Nel 2024 la Direzione investigativa antimafia ha tracciato un quadro preoccupante sull’evoluzione della ‘ndrangheta e delle altre mafie italiane, tra penetrazioni sempre più profonde nell’economia legale, collaborazioni trasversali tra organizzazioni criminali e una capacità operativa ormai pienamente internazionale. I dati e le analisi contenuti nella relazione annuale della Dia, presentata a Roma, restituiscono una fotografia aggiornata della minaccia mafiosa nel Paese, con un focus particolare sull’espansione della ‘ndrangheta ben oltre i confini della Calabria.

Nel mirino delle 'ndrine anche le aziende ospedaliere

La relazione della Dia mette in evidenza un crescente interesse delle cosche per il controllo delle grandi opere pubbliche e per la gestione delle risorse economiche degli enti locali. Le infiltrazioni non si limitano ai classici settori legati al movimento terra e alle costruzioni: nel mirino finiscono anche aziende ospedaliere e servizi pubblici fondamentali, come la raccolta dei rifiuti. La criminalità organizzata cerca così di condizionare la spesa pubblica e interferire nelle scelte strategiche degli enti locali, trasformando settori vitali in nuovi campi di battaglia per l'accumulazione illecita di capitale e potere.

Leggi anche

Maxi blitz dei Carabinieri contro la 'ndrangheta, 97 arresti

Appalti e licenze: infiltrazioni sempre più sofisticate

Secondo la Dia, l’infiltrazione della ‘ndrangheta nel sistema degli appalti pubblici è diventata “sempre più concreta e articolata”, coinvolgendo anche il rilascio di autorizzazioni, licenze e concessioni. Nel 2024 sono stati adottati 208 provvedimenti interdittivi antimafia, dei quali ben 138 sono stati emanati da prefetture al di fuori della Calabria. Questo dato rivela una pervasività della ‘ndrangheta anche in aree storicamente legate ad altre realtà mafiose, come Sicilia, Campania, Puglia, Lazio e Basilicata.

Leggi anche

Pentito 'ndrangheta arrestato in un filone dell'inchiesta Equalize

Il Ponte sullo Stretto e le opere del Pnrr sotto osservazione

Il direttore della Dia, Michele Carbone, ha assicurato che l’agenzia è pronta a vigilare sugli appalti per la costruzione del Ponte sullo Stretto, forte di una lunga esperienza nella prevenzione. Ma ha anche avvertito che per contrastare efficacemente le mafie serve più della sola azione penale: è fondamentale il lavoro di prevenzione amministrativa, specie in un momento storico segnato da ingenti risorse pubbliche legate al Pnrr, al Giubileo, ai Giochi Olimpici di Milano-Cortina 2026. In questo scenario, la collaborazione tra la Dia, i prefetti e la struttura per la prevenzione antimafia del Viminale è cruciale.

Leggi anche

'Ndrangheta, giallo su scomparsa figlio boss: trovati resti umani

Le cifre del contrasto: sequestri, confische e arresti

L’attività operativa della Dia nel 2024 ha portato al sequestro di beni per oltre 93 milioni di euro e alla confisca di patrimoni mafiosi per quasi 160 milioni. In particolare, sono stati confiscati beni per oltre 104 milioni alla criminalità organizzata siciliana e per 56,7 milioni a quella campana. Complessivamente sono stati eseguiti 309 provvedimenti restrittivi, frutto di 53 attività investigative concluse.

Approfondimento

La guerra delle grucce e la mafia cinese, perché interessa a tutti

Da vittime a complici: la zona grigia degli imprenditori

Una delle riflessioni più amare contenute nella relazione riguarda il ruolo ambiguo di alcuni imprenditori. Sempre più spesso, secondo la Dia, i titolari di aziende non sono solo vittime, ma diventano complici delle consorterie mafiose, specie quando vedono nell’illegalità un modo per evadere il fisco o ottenere vantaggi competitivi. Un comportamento che rende più difficile intercettare e reprimere i reati, perché maschera l’estorsione dietro false fatturazioni e accordi di convenienza.

Approfondimento

Per la criminalità minorile c'è un prima e un dopo. E c'entra il Covid

Le nuove alleanze criminali: armi e droga oltre i confini regionali

L’evoluzione delle mafie passa anche per le alleanze trasversali. La relazione sottolinea l’attitudine delle organizzazioni a stringere patti utilitaristici, come dimostrato dall’intesa tra la ‘ndrangheta calabrese e Cosa nostra gelese per la gestione del traffico di stupefacenti. Inoltre, in Piemonte è stata documentata una cooperazione tra cosche ‘ndranghetiste e la comunità sinti per il reperimento e la custodia di armi da fuoco. Segnali di una criminalità organizzata sempre più interconnessa e capace di adattarsi ai contesti locali.

Leggi anche

'Ndrangheta, torna libera suor Anna Donelli. Domiciliari annullati

‘Ndrangheta oltre la Calabria: il caso Imperia

Un dato emblematico della diffusione della ‘ndrangheta fuori regione arriva dalla provincia di Imperia, definita “roccaforte della ‘ndrangheta reggina” dalla Dia. Qui, il locale di Ventimiglia opererebbe come “camera di passaggio” verso la Francia, in collegamento con cosche tra le più pericolose, come quella dei Piromalli. A Bordighera è attiva una diramazione delle famiglie Barilaro-Pellegrino, legate alla cosca Santaiti, mentre a Diano Marina agisce la famiglia De Marte. Una fitta rete che testimonia la penetrazione profonda della ‘ndrangheta in Liguria e oltre.

Leggi anche

Non aveva favorito 'ndrine, assolto ex assessore Aosta Marco Sorbara

Cellulari in carcere: una falla da colmare

Infine, un altro fronte di preoccupazione riguarda le carceri. Secondo Carbone, la presenza di cellulari all’interno degli istituti penitenziari è ormai un problema strutturale, con decine di dispositivi attivi per struttura. “Non si tratta più di episodi isolati – ha avvertito – servono interventi tecnici e normativi mirati per impedire alle mafie di continuare a dirigere traffici e impartire ordini anche da dietro le sbarre”. La relazione 2024 della Dia racconta un’Italia in cui le mafie si trasformano, si adattano, collaborano e si insinuano ovunque ci sia spazio per il profitto illecito. Ma anche un’Italia che resiste, vigila e colpisce.

Approfondimento

Sovraffollamento record nelle carceri in Ue: Italia tra i peggiori

Cronaca: i più letti