l Dna dell'amico del fratello della vittima sarà messo a confronto anche con altri campioni isolati dai Ris nel 2007 durante i sopralluoghi nella villetta di via Pascoli. Non solo: al vaglio anche l'impronta sul dispenser del sapone, così come i segni di scarpa e l'alibi di Sempio
Continuano le nuove indagini sull'uccisione di Chiara Poggi avvenuta 18 anni fa a Garlasco. Il Dna di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, già comparato dalla procura di Pavia con esito positivo con quello trovato sulle unghie di Chiara Poggi, sarà messo a confronto anche con altri campioni isolati dai Ris nel 2007 durante i sopralluoghi nella villetta di via Pascoli. Sono quelle "ulteriori tracce di natura biologica rinvenute sulla scena del crimine", di cui parla la gip Daniela Garlaschelli nel provvedimento con cui ha ordinato il prelievo "coatto" del tampone sul 37enne.
L’impronta sul dispenser del sapone
Molti gli elementi al vaglio degli inquirenti. A partire dal dispenser di sapone in bagno, su cui, oltre alle due impronte attribuite con certezza ad Alberto Stasi, ci sarebbe stato anche un "frammento papillare" denso "di informazione dattiloscopica". Ma "non è comprensibile il motivo per cui non sia stato utilizzato per un successivo confronto". Più in generale, le "due impronte utili per il confronto dattiloscopico" erano "parzialmente sovrapposte ad altre impronte" e c'erano almeno altri sette "contatti papillari", si legge in una relazione tecnica di parte, firmata dal consulente Oscar Ghizzoni, che nel 2020, per conto dell'allora legale di Stasi, Laura Panciroli, svolse un'indagine dattiloscopica, analizzando le foto scattate all'epoca dal Ris di Parma con una particolare lampada sulle impronte trovate sul dispenser. Il fascicolo aperto a Pavia, sempre su impulso della difesa Stasi, venne archiviato nel 2020, ma ora nella nuova inchiesta, che vede indagato Andrea Sempio per l'omicidio di Chiara Poggi, uno dei molti temi da approfondire, con consulenze e ricerche di reperti, sarà proprio una nuova analisi delle impronte nella villetta, insieme a quelle, come detto, sul Dna. Nella consulenza di parte si contesta il fatto che non siano state fatte analisi almeno su un frammento papillare che si ritiene leggibile: "Questo frammento avrebbe ugualmente potuto fornire un responso di compatibilità, o meno, con le impronte rilevate allo Stasi o altro soggetto".

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Il Dna e l'impronta di scarpe
A inizio settimana la Procura conferirà l'incarico per l'accertamento irripetibile su estrazione e match del Dna con gli esiti sul materiale rinvenuto su Chiara Poggi. Poi, dopo aver già effettuato una propria consulenza sulla comparazione tra i profili genetici dopo "l'impulso" della difesa Stasi, gli inquirenti disporranno anche un altro accertamento per dimostrare che quell'ormai nota impronta di scarpe, con suole a pallini, può riferirsi anche ad un numero maggiore del 42, che indossava Alberto, fino al 44 che calzava Sempio. Si cercano anche dei mozziconi di sigaretta, che vennero fotografati in un posacenere della casa ma mai repertati probabilmente, come si punta sugli esiti di un traccia biologica rintracciata sul tappetino del bagno e su tutte le varie impronte. La fascette adesive utilizzate per rilevarle sono state recuperate e andranno rivalutate anche le verifiche dell'epoca su alcuni capelli.

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I testimoni e l'alibi di Sempio
Proseguiranno poi le audizioni dei testimoni, compresi i genitori di Chiara, tutti già sentiti in questi 18 anni più volte, come Marco Poggi e i suoi amici, ascoltati ancora nei giorni scorsi. Da valutare, oltre agli "elementi nuovi" che la Procura guidata da Fabio Napoleone è convinta di avere in mano, c'è anche quell'alibi di Sempio fornito dallo scontrino del parcheggio di Vigevano, che per i vecchi pm reggeva, così come le giustificazioni sulle tre chiamate partite dal cellulare di Sempio verso casa Poggi, il 4, il 7 e l'8 agosto, quando Marco e i genitori erano già in vacanza dal 5 agosto.

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La tastiera del pc
Francesco De Stefano, perito nell'appello bis sul caso Garlasco che portò alla condanna a 16 anni per Alberto Stasi, l’allora fidanzato di Chiara, spiegò ai pm di Pavia, che 8 anni fa archiviarono il primo fascicolo su Sempio, perché quelle tracce biologiche trovate su unghie e dita della studentessa potevano arrivare da un contatto "mediato" con la tastiera del pc nella villetta, usata dal 19enne per giocare ai videogiochi con Marco Poggi, fratello di Chiara. Ma, stando alle nuove indagini, il pc della villetta non venne più acceso dal 10 agosto: questo significa che Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto, per almeno tre giorni prima del delitto, non venne più a contatto con la tastiera di quel computer. E, dunque, quello trovato sotto le sue unghie, per i pm, potrebbe essere il Dna dell'aggressore.
Legale Marco Poggi: "Sempio estraneo, Stasi unico responsabile"
Sulla vicenda intanto si è espresso anche l'avvocato Francesco Compagna, legale di Marco Poggi (il fratello della vittima). "Per chi conosce bene la vicenda processuale è impossibile avere dubbi, Alberto Stasi è l'unico responsabile dell'omicidio di Chiara Poggi", ha detto intervistato da Il Messaggero. Marco è "estremamente sereno ma allo stesso tempo non si capacita di quanto sta avvenendo. Siamo sorpresi e dispiaciuti della riapertura delle indagini: fa impressione vedere lanciare nel tritacarne mediatico Andrea Sempio, che tutti sanno essere estraneo a questa vicenda". "Le tre telefonate effettuate da Andrea mentre Chiara era a casa da sola e l'eventuale presenza del suo dna - prosegue il legale - testimoniano semplicemente il fatto che Sempio frequentava la casa del suo amico Marco".