Il giornalista de 'Il Post' e autore del podcast 'Indagini', ospite a Timeline, spiega che "la traccia di Dna che ha portato a indagare Andrea Sempio si diceva fosse talmente degradata da non poterla attribuire a qualcuno", mentre "secondo la Procura invece adesso quella traccia è attribuibile". Poi ricorda che per Alberto Stasi "in base agli stessi elementi ci furono due assoluzioni e poi due condanne, una disparità di visione degli stessi dati oggettivi"
"A distanza di tanti anni è comunque difficile arrivare a delle prove sostanziali e oggettive che siano inattaccabili, cioè oltre ogni ragionevole dubbio. Va ricordato che Alberto Stasi fu assolto in Corte d’Assise e in Corte d’Appello, ebbe due assoluzioni prima che la Cassazione facesse rifare il processo d’Appello e si arrivasse alla condanna". A dirlo, ospite a Timeline su Sky TG24, è Stefano Nazzi - giornalista de Il Post e autore del podcast Indagini - parlando della svolta nel caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007, per il quale risulta ora indagato un amico del fratello della vittima, Andrea Sempio.
"Per la Procura ora il Dna è attribuibile"
"È da un anno che la Procura di Pavia stava lavorando a questa nuova indagine. Ci sono stati già due tentativi quest’anno che il gip aveva respinto, aveva deciso che non ci fossero i presupporti per riaprire le indagini. Poi invece la Procura si è rivolta in Cassazione che le ha dato ragione - ricorda Nazzi - La questione secondo me non è tanto verificare se quel Dna appartiene ad Andrea Sempio, perché appartiene ad Andrea Sempio e questo era già stato più o meno stabilito. Quella traccia si diceva non fosse riconducibile a nessuno, si poteva dedurre che si trattasse del Dna di un maschio ma si diceva fosse talmente degradata da non poterla attribuire a qualcuno. Secondo la Procura invece adesso quella traccia è attribuibile".

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"Siamo agli inizi di una storia che è da sempre complessa"
Poi, sottolinea Nazzi, "ci sono gli altri elementi: queste tre telefonate che Andrea Sempio fece il 4, il 7 e l’8 agosto a casa di Chiara Poggi e in perlomeno due di queste telefonate - quelle del 7 e l’8 - lui sapeva già benissimo che il suo amico, il fratello di Chiara Poggi, era partito, quindi telefonò probabilmente per altri motivi. C’è da dire che furono telefonate brevissime, di pochissimi secondi. Però quello che voglio dire è che siamo proprio agli inizi di una storia che fin dall’inizio è stata complessa, gestita a livello di indagini - come disse anche la Cassazione - almeno all’inizio, in maniera molto superficiale, molto caotica".

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"Ci fu una disparità di visione degli stessi dati oggettivi"
"La condanna di Alberto Stasi arrivò dopo otto anni di processi, che è un tempo inaccettabile, qui si parla di una ragazza assassinata, della sua famiglia ma anche delle persone coinvolte, comunque c’è di mezzo la vita di persone e di altre famiglie - conclude poi Nazzi - E poi c’è questa ‘incongruenza’, in base agli stessi elementi - perché furono gli stessi elementi - ci furono due assoluzioni e poi due condanne, quindi una disparità di visione degli stessi dati oggettivi da parte dei giudici. Questo è ovvio che non aiuta la fiducia nella giustizia".
