Paragon, tra i giornalisti spiati anche D’Agostino di Dagospia

Cronaca

"Cronache dall'Italia all'olio di ricino", è il commento del giornalista. Intanto la Procura di Roma ha disposto accertamenti tecnici sui cellulari di altre sei persone nell'ambito dell'indagine sulle intercettazioni illecite dello spyware Graphite

ascolta articolo

"Cronache dall'Italia all'olio di ricino: Dagospia finisce spiata”. Non solo gli smartphone dei giornalisti di Fanpage sono stati infettati dal software Graphite di Paragon: Dagospia fa sapere che è stato coinvolto anche il suo direttore Roberto D’Agostino, che sarebbe stato spiato per cinque mesi. La Procura di Roma ha disposto accertamenti tecnici sul suo cellulare e su quello di altre sei persone, nell’ambito dell’indagine sullo spyware di Paragon, allargando lo scandalo delle intercettazioni illegittime in cui è coinvolto il governo italiano ad altri soggetti. 

Paragon: “Giornalisti sorvegliati? Chiedere all’Italia”

Intanto l’azienda Paragon solutions avrebbe diffuso una nota, riportata dal quotidiano Haaretz, in cui sottolinea di aver interrotto i suoi rapporti commerciali con l’Italia “a seguito di sospetti di un uso improprio che eccedeva le condizioni d'uso definite nel contratto con la società”. “L'azienda raccomanda di rivolgere qualsiasi domanda in merito alla presunta sorveglianza di giornalisti italiani al governo italiano, in quanto è l'autorità sovrana del Paese e responsabile di garantire il rispetto della legge". 

La reazione di Odg e Fnsi: “Quanti sono i giornalisti spiati? Da chi? E perché?”

Non si è fatta attendere la reazione dell’Ordine dei giornalisti (Odg) e della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), che ribadiscono “il pieno sostegno al meritorio lavoro degli inquirenti che hanno mostrato di cogliere in pieno la gravità e la solidità della denuncia presentata”. “Confidiamo che l'inchiesta giudiziaria saprà rispondere – dicono - in tempi rapidi, alle domande che Odg e Fnsi hanno posto immediatamente: quanti sono realmente i giornalisti spiati? Da chi? E perché?".

Approfondimento

Caso Paragon, Azienda contro Governo: non ha voluto nomi di chi spiava giornalisti

Un caso non solo italiano

Il nome di D’Agostino è emerso perché ieri la Procura di Roma e quella di Napoli hanno disposto accertamenti tecnici sugli smartphone di altre sei persone, ritenute parti lese nell’indagine sullo spionaggio. C'è anche la giornalista olandese Eva Vlaardingerbroek, opinionista euroscettica, che dice: "Il mio caso non è uno 'scandalo di spionaggio italiano'. È stato scoperto in Italia perché vivo lì e ho sporto denuncia. Non perché ci sia dietro il governo italiano". Si tratta, ha spiegato, "di un fenomeno internazionale. Decine di attivisti e giornalisti di diversi schieramenti politici hanno ricevuto lo stesso messaggio da Apple. E poiché ci sono anche persone in Italia che sono diventate vittime e che, come me, hanno sporto denuncia, le autorità italiane stanno avviando un'indagine". L’accertamento dei magistrati riguarda anche i dispositivi degli attivisti di Mediterranea: Luca Casarini, Giuseppe Caccia e don Mattia Ferrari, che operano nel salvataggio dei migranti in mare.

Approfondimento

Rescisso definitivamente contratto fra Paragon e governo

Cronaca: i più letti