
Ostia, dagli scavi emerge un bagno rituale ebraico. Giuli: “Roma era ecumenica”. FOTO
Nel Parco archeologico di Ostia Antica, dagli scavi condotti nei mesi di giugno e agosto 2024, è emerso “un piccolo vano semi-ipogeo con sottostante pozzo per la risalita o comunque il prelievo dell'acqua di falda, nel quale può con ogni probabilità riconoscersi un mikveh, ovvero un bagno rituale purificatorio ebraico”, ha spiegato il ministero della Cultura. Si tratta di "un unicum nell'area del Mediterraneo romano e al di fuori della terra di Israele”

IL BAGNO RITUALE EBRAICO
- Nel Parco archeologico di Ostia Antica è stata presentata una nuova scoperta: uno “straordinario” bagno rituale ebraico (mikveh), emerso dagli scavi condotti nel Parco nei mesi di giugno e agosto 2024

GLI SCAVI
- La campagna di scavo, realizzata nell'ambito del progetto Ops - Ostia Post Scriptum, è stata finanziata dal ministero della Cultura tramite la Direzione generale Musei

LA GIOIA DI GIULI
- "Salutiamo con gioia il ritrovamento di questo mikveh a Ostia", ha detto il ministro dei Beni Culturali Alessandro Giuli alla conferenza stampa di presentazione del bagno rituale ebraico emerso dagli scavi di Ostia Antica assieme al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. Secondo Giuli, spiegare che si tratta di "un unicum nell'area del Mediterraneo romano e al di fuori della terra di Israele è fondamentale per capire la grande forza di radicamento del mondo ebraico nel cuore della romanità”

LA SCOPERTA
- Le ricerche si sono concentrate in particolar modo nel settore denominato "Area A", posto in una zona centrale della città sia sotto il profilo topografico/urbanistico sia architettonico: vicino all'antico corso del Tevere e compreso tra l'edificio dei Grandi Horrea a ovest, il santuario repubblicano dei Quattro Tempietti, il Mitreo delle Sette Sfere e la Domus di Apuleio a sud e il Piazzale delle Corporazioni a est. Questa zona non era mai stata indagata in precedenza

IL MIKVEH
- All'interno di un grande e sontuoso edificio, già scoperto e ampiamente riportato alla luce, è emerso - fra i notevoli resti degli ambienti che lo compongono e di alcuni mosaici pavimentali a tessere bianche e nere – “un piccolo vano semi-ipogeo con sottostante pozzo per la risalita o comunque il prelievo dell'acqua di falda, nel quale può con ogni probabilità riconoscersi un mikveh, ovvero un bagno rituale purificatorio ebraico”, ha spiegato il ministero

I DETTAGLI/1
- “L’ambiente semi-ipogeo è un piccolo vano di forma rettangolare, chiuso sul lato est da un’abside semicircolare, che presenta diverse fasi edilizie. Nell’ultima, risulta accessibile dal lato occidentale attraverso una larga soglia in marmo con bordo esterno rialzato ed è occupato quasi per l’intera larghezza da una scala, costituita da tre gradini con notevoli tracce di usura e fiancheggiata da due spallette in muratura rivestite all’interno di intonaco idraulico”, spiega il ministero

I DETTAGLI/2
- Ancora: “Il piano pavimentale al termine della scala, in mattoni bipedali (laterizi quadrati di 60 cm di lato), era a una quota inferiore di circa 1 m rispetto a quella della soglia d’ingresso e presentava un incasso della larghezza di circa 3 cm che proseguiva anche sulle pareti laterali, probabilmente funzionale all’alloggiamento di una transenna, forse lignea. Nell’angolo nord-orientale, al di sopra della spalletta settentrionale, c’è nella muratura un foro passante, destinato verosimilmente ad alloggiare una conduttura per l’adduzione di acqua”

IL POZZO
- “All’estremità orientale del pavimento si apre un pozzo circolare del diametro di 1,08 m, realizzato in cementizio e coronato da una ghiera in mattoni probabilmente aggiunta dopo, certamente destinato alla captazione dell’acqua di falda; in corrispondenza del raccordo con il pavimento, il perimetro del pozzo si allarga a formare una sorta di invito. A una profondità di 1,10 m dall’imboccatura, il pozzo si restringe a un diametro di 1 m, formando una risega forse funzionale al posizionamento di una grata o di una pavimentazione lignea rimovibile”

LA NICCHIA
- “L’ambiente era chiuso su tutti i lati da pareti costruite in opera listata (con blocchetti di tufo alternati a ricorsi di laterizi) prive di aperture; sull’abside di fondo, in posizione elevata, è stata rinvenuta una nicchia, alta 0,60 m e larga 0,45 m, rivestita di intonaco azzurro e conchiglie, inquadrata da una coppia di colonnine rivestite in stucco poggiate su un piano sostenuto da mensole in laterizio”, ha spiegato ancora il ministero della Cultura

LE CARATTERISTICHE
- “Le peculiari caratteristiche dell’ambiente – quali i gradini estesi per la sua intera ampiezza, le pareti rivestite di intonaco idraulico, la presenza di un pozzo di captazione dell’acqua di falda, il condotto di comunicazione con l’ambiente adiacente (possibilmente destinato ad alloggiare una tubatura per l’aggiunta di acqua a quella di falda), e ancora il rinvenimento della lucerna con simboli ebraici sul fondo del pozzo – inducono a ipotizzarne una interpretazione come bagno rituale ebraico (mikveh)”, ha aggiunto

LA SPIEGAZIONE
- Usati per le “immersioni di persone o oggetti a fini di purificazione, i mikva’ot si presentano generalmente come vasche rettangolari, nella maggior parte dei casi coperte, scavate nel terreno e rivestite di intonaco idraulico, con una fila di gradini che ne occupano l’intera larghezza, connesse a una sorgente, a un pozzo o una cisterna di raccolta dell’acqua piovana. Come prescritto dalle fonti rabbiniche, requisiti essenziali sono l’alimentazione con acqua piovana o sorgiva e la profondità per permettere l’immersione di un uomo di media statura”

I RITROVAMENTI
- Lo scavo del pozzo è stato condotto con il supporto dell’associazione Archeologia Subacquea Speleologia Organizzazione (A.S.S.O.) fino alla profondità di 1,5 metri. Durante i lavori è stata ritrovata una lucerna decorata sul disco dall'immagine di una menorah (candelabro a sette bracci) e da un lulav (ramo di palma) sul fondo, oltre a un bicchiere in vetro pressoché integro, entrambi databili tra V e VI secolo d.C.

ALTRI ESEMPI
- I più antichi esempi di mikveh archeologicamente documentati in Israele risalgono, ha spiegato il ministero, all'età asmonea (fine I secolo a.C. - inizio I secolo d.C.). Molto diffusi in Giudea, Galilea e Idumea in età erodiana, in particolare all'interno di edifici a carattere residenziale, diminuiscono progressivamente nel I secolo fino a scomparire quasi del tutto all'inizio del II, con la piena romanizzazione della regione a seguito della distruzione del Tempio nell'anno 70 d.C. e della successiva repressione di Bar Kokhba nel 135 d.C.

EPOCA ROMANA
- Estremamente scarse – continua il ministero – sono le attestazioni successive, tra cui emergono i numerosi mikva'ot rinvenuti nella città galilea di Sepphoris. Non sono finora noti mikva'ot di epoca romana o tardo-antica nei luoghi della Diaspora, con l'unica eccezione del mikveh di Palazzo Bianca a Siracusa, probabilmente realizzato nei pressi della locale sinagoga tra VI e VII secolo d.C.

LE PAROLE DI GIULI
- “La scoperta di un antico bagno rituale ebraico, o mikveh, venuto alla luce nel parco archeologico di Ostia Antica, rafforza la consapevolezza storica di questo luogo quale vero crocevia di convivenza e di scambio di culture, culla di tolleranza tra popoli diversi che nella civiltà romana trovavano la loro unione. Esso rappresenta un unico nell’area mediterranea di età romana al di fuori della Terra di Israele e attesta quanto fosse radicata la presenza ebraica nel cuore della romanità”, ha detto il ministro della Cultura Alessandro Giuli

“ROMA UNIVERSALE”
- Ancora: “È a Ostia che Roma accoglie e ospita i culti originari delle altre civiltà mediterranee, nel momento in cui, consolidato il suo potere in Italia, comincia a proiettarsi nel Mare Nostrum. Una miscellanea di etnie e influenze, insieme alle due religioni monoteiste del tempo, che testimonia quanto Roma fosse ecumenica e universale. Siamo orgogliosi che questa scoperta sia il frutto della ripresa delle attività di scavo promosse direttamente dal Parco archeologico di Ostia Antica, grazie a un finanziamento del MiC”

LE PAROLE DI DI SEGNI
- "In Israele di bagni rituali ce ne sono tanti e in Europa ce ne sono alcuni di epoca medievale. Ma un mikveh così antico non sembra invece sia mai stato trovato in tutta la diaspora. A questo punto Roma possiede un patrimonio archeologico di storia ebraica eccezionale. Non c'è solo l'arco di Tito, ci sono le catacombe, c'è la sinagoga di Ostia e ora anche il mikveh di Ostia", ha detto il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni



