Aborto in Italia, cosa raccontano i dati della relazione sulla Legge 194
Come evidenzia l'ultima relazione sull'attuazione della Legge 194/1978 trasmessa dal Ministero della Salute al Parlamento, nel 2022 le interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg) notificate sono state 65.661, in crescita del +3,2% rispetto al 2021
- Crescono leggermente gli aborti in Italia. Lo evidenzia l'ultima relazione del Ministero della Salute sull'applicazione della Legge 194/78 trasmessa al Parlamento e pubblicata sul sito Prochoice.it
- Secondo il monitoraggio del Ministero, nel 2022 le interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg) notificate ammontano a 65.661, in crescita del 3,2% sul 2021 quando erano state circa 63mila. Rispetto tuttavia al 2019, l'anno precedente allo scoppio della pandemia Covid-19, in Italia si sono verificati circa 8mila aborti in meno: cinque anni fa erano 73mila
- Dalla relazione emerge inoltre come 3 interruzioni volontarie su 100 abbiano riguardato ragazze con meno di 18 anni. Mentre circa un terzo (28 su 100) degli aborti totali interessa donne straniere
- Nel 2022 il tasso di abortività registrato tra le ragazze under 18 è stato pari al 2,2 per 1000, in aumento rispetto al 2,1 rilevato nel 2021 e all'1,9 del 2020
- Nel confronto con gli altri Stati dell'Unione Europea, l'Italia si conferma tra i Paesi dove avvengono meno interruzioni volontarie di gravidanza. In testa alla classifica c'è la Francia che nel 2022 ha registrato oltre 200mila aborti, il doppio rispetto a Germania e Spagna, entrambe intorno ai 100mila. In Polonia al contrario le interruzioni notificate allo Stato risultano appena 161
- Un dato importante riguarda poi la proporzione tra aborto farmacologico e aborto chirurgico. In Italia l'interruzione senza intervento viene applicata nel 52%, dei casi mentre in Paesi come Regno Unito e Francia la percentuale oscilla tra il 76 e l'87%. Cionostante, nel nostro Paese la quota di interruzioni concluse per via farmacologica ha superato per la prima volta l'aborto chirurgico (47%)
- Il rapporto del Ministero della Salute calcola come la quota di ginecologi italiani obiettori di conoscenza si attesti al 60,5%, in calo di 3 punti rispetto al 2021. In otto anni i ginecologi non obiettori sono aumentati del 21,5%, passando da 1.408 a 1.711 nel 2022. Di conseguenza è diminuito il carico di lavoro per ciascun ginecologo non obiettore
- Nel Vecchio Continente l'obiezione di coscienza per i medici è riconosciuta pressoché ovunque, ad eccezione di due Paesi nordici: Svezia e Finlandia
- Risultano poi in diminuzione i tempi di attesa per eseguire l'intervento, pur persistendo una variabilità fra le Regioni. Si registra infatti un incremento delle Ivg entro le prime 8 settimane di gestazione, a seguito dell'aumentato uso della tecnica farmacologica in epoca gestazionale precoce
- Dopo la trasmissione in Parlamento della relazione sulla 194 sono seguite polemiche, soprattutto sui tempi di realizzazione e sulla completezza dei dati. Per l'associazione Luca Coscioni "la relazione continua a presentare dati vecchi e poco utili, in quanto quelli appena pubblicati sono risalenti al 2022". Sui ritardi, l'associazione rileva come "entro febbraio di ogni anno il Ministro della sanità debba presentare alle Camere una relazione sull'attuazione della legge"