Aborto e legge 194, le posizioni di sostenitori e detrattori

L'interruzione volontaria di gravidanza, in Italia, è regolata dalla legge 194 del 1978. Vi si può ricorrere entro 90 giorni dal concepimento in caso di un serio pericolo per la salute della donna, per le sue condizioni economiche, sociali o familiari, per le circostanze in cui è avvenuto il concepimento o per imprecisioni di anomalie o malformazioni del concepito. Questa legge è considerata un caposaldo delle rivendicazioni femminili per una società che rispetti la volontà delle donne di autodeterminarsi e di decidere sul proprio corpo, ma resta oggetto di dibattito tra chi considera prioritaria la salute psicofisica della donna e chi quella del feto. Ne hanno parlato, con la moderazione di Fabio Vitale, Filomena Gallo, avvocata e segreteria dell’Associazione Luca Coscioni e Massimo Gandolfini, psichiatra e leader del Family day, che si sono confrontati nel programma Materia Grigia di Sky Tg24. Che ne pensate della legge? Andrebbe abrogata o riformata? Gallo: “La legge andrebbe aggiornata, ha 50 anni. In altri Paesi, di solito, norme come questa vengono aggiornate dopo un certo tempo. Ci sono donne che devono andare all'estero ancora oggi per poter interrompere una gravidanza perché hanno superato il termine in cui questa è consentita, questo di certo non le tutela. È una legge non applicata correttamente e non ci sono dati chiari, in quanto la mancata rilevazione dei dati in modo disaggregato non consente di capire come migliorarla. Dobbiamo anche dire che l'aborto farmacologico non è possibile in alcune parti d’Italia. Quindi, la legge è applicata male”. La legge prevede che sia rispettata la dignità della donna, secondo lei lo è? Gallo: “Non è rispettata, perché l’aborto diventa un percorso ostacoli. Non ci sono informazioni chiare. Non si sa a chi rivolgersi nello specifico quando il servizio non è erogato correttamente. C'è carenza del servizio e diventa un percorso a ostacoli dover interrompere una gravidanza e cercare la struttura che eroga quella prestazione e in quel periodo, perché ci sono dei tempi che devono essere rispettati”. Gandolfini, lei che ne pensa della legge 194? Gandolfini: “Quando si parla della legge 194, quasi sempre la si vede da un'ottica molto parziale, che è quella della cosiddetta salute riproduttiva o della salute della donna. Si dimentica che la vera sostanza è la soppressione di un essere umano nell'utero della donna. Nel 1978 io fui uno dei primi obiettori di coscienza. Trovo che questa legge sia una legge iniqua e ingiusta perché, come ci ha detto anche di recente Papa Francesco, è una legge che determina la morte di un essere umano innocente. Detto questo, bisogna stare coi piedi per terra. Oggi in Italia è impensabile abolirla, anche se ripeto sarebbe giusto farlo perché – lo dico da medico – quando è in gioco la salute della donna, a maggior ragione la vita della donna, non c'è bisogno della 194 per scegliere la vita della donna rispetto alla vita del bambino. Questo c'era anche prima della 194, legge che trovo contro la civiltà di un popolo”. Meglio abolirla? Gallo: “La legge 194 è un legge di Stato da 50 anni e tutela la salute psicofisica della donna. Potere interrompere una gravidanza in sicurezza nel nostro Paese è l'obiettivo di quella legge, per questo dovrebbe essere aggiornata, ma anche applicata correttamente”. Gandolfini: “Sono d'accordo con quanto ha detto l'avvocato Gallo, dovrebbe essere davvero applicata nella sua totalità e invece questa legge viene applicata soltanto per quanto riguarda la soppressione del bambino e non si fa nulla, come invece la legge al testo vuole i primi cinque articoli, in particolare l'articolo 5, per rimuovere le cause che stanno determinando la scelta abortiva. Non esiste un fondo nazionale per rimuovere queste cause. La legge va applicata se la vogliamo applicare in toto e non soltanto nella pars destruens, ma anche in quella construens”.