Sicurezza negli ospedali, in Italia una struttura su 3 non rispetta le norme antincendio
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Un quadro complessivo dettagliato relativo agli oltre mille ospedali italiani non è disponibile, spiega il presidente della Fiaso, Giovanni Migliore. Il nodo è la difficoltà ad adeguarsi alla normativa e alle sue scadenze, non facili da rispettare sia per motivi logistici sia per la carenza di finanziamenti. Gli ospedali con l'età media più alta sono in Umbria, Lazio e Toscana; i più recenti in Valle d'Aosta, Molise e Calabria
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- Un ospedale su tre in Italia non è riuscito ad adeguarsi alle norme antincendio introdotte nel 2015 e prorogate più volte: la stima è della Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere e si basa su un campione distribuito sul territorio nazionale. (Nella foto l'ospedale di Tivoli dopo l'incendio dell'8 dicembre)
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- È la punta di un iceberg di cui non sono note le dimensioni: "Ogni singola azienda ospedaliera conosce la sua situazione", dice all'Ansa il presidente della Fiaso, Giovanni Migliore, ma un quadro complessivo dettagliato relativo agli oltre mille ospedali italiani non è disponibile
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- Il nodo, che riguarda i piccoli come i grandi ospedali, è la difficoltà ad adeguarsi alla normativa e alle sue scadenze, non facili da rispettare sia per motivi logistici sia per la carenza di finanziamenti. La normativa è la Regola tecnica del 2015, che prevedeva una serie di passaggi da completare entro il 2022 e poi prorogata più volte (l'ultima scadenza è nel 2025)
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- Tuttavia il tempo per presentare un piano di interventi scadeva nel 2016. "Pianificare gli interventi era indispensabile, ma per farlo bisognava contare su finanziamenti", osserva Migliore. I costi sono alti, soprattutto perché gli ospedali italiani sono datati, come indica l'analisi del Cnr citata dall'Inail: il 50% è stato costruito fra il 1900 e il 1980 e il 22% prima del 1900
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- Solo una piccola percentuale è stata quindi costruita negli ultimi 43 anni, su un 72% di edifici con "vincoli architettonici, strutturali e impiantistici che ne condizionano il funzionamento e la disponibilità di spazi e servizi", rileva la ricerca. Gli ospedali con l'età media più alta sono in Umbria, Lazio e Toscana; i più recenti in Valle d'Aosta, Molise e Calabria
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- Adeguarsi alle regole di sicurezza, che oltre agli incendi riguardano staticità e strutture antisismiche, significa perciò affrontare "interventi pesanti: sono strutture in cui viene erogata l'assistenza, dove va pianificata una chiusura temporanea, creando un'alternativa - dice il presidente della Fiaso - Oppure vanno scaglionati gli interventi lasciando aperta una parte della struttura, ma allungando i tempi per la messa a norma"
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- Al momento il Piemonte è l'unica regione di cui siano accessibili dati puntuali sull'adeguamento antincendio degli ospedali. I dati dell'Istituto di ricerche economiche e sociali, relativi al 2019, indicano che nelle circa 150 strutture sanitarie della regione l'indice di adeguamento medio è -0,29, in un intervallo compreso tra -1 e +1; la spesa è calcolata in 452 milioni di euro
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- Sempre per la sicurezza antincendio, nel 2013 la Regione Marche ha pubblicato un piano da 12 milioni e nel luglio scorso la Regione Lazio ha reso noto di avere impegnato 375 milioni. Il problema, per Migliore, non è la normativa: questa "è giusta, non chiediamo una revisione", ma è necessaria "una fotografia complessiva del patrimonio edilizio per disegnare un nuovo programma di interventi alla luce della possibilità di finanziamento degli interventi stessi"
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- Che si debba investire in sicurezza, prevedendo "più uomini, mezzi e risorse per strutture sensibili come quelle sanitarie" lo dice anche il Sindacato Medici Italiani. Sulla stessa linea è Giancarlo Cenciarelli, segretario generale della Fp Cgil di Roma e Lazio: "C'è una difficoltà delle aziende sanitarie pubbliche ad adeguarsi alle norme a causa dei continui tagli. Le strutture ospedaliere sono spesso datate e la mancanza di fondi è pressante, in un circolo vizioso in cui lo stress del lavoro si somma ai problemi di sicurezza"