Filippo Turetta aveva premeditato l'omicidio di Giulia Cecchettin? I possibili indizi
Gli investigatori stanno cercando di capire se il delitto della giovane di 22 anni da parte dell’ex fidanzato sia stato in qualche modo pianificato. Dai sacchi neri alle ricerche sul kit di sopravvivenza in alta quota, tutti i punti da chiarire
- Giulia Cecchettin è stata uccisa presumibilmente nella notte tra l’11 e il 12 novembre: il presunto assassino è l’ex fidanzato Filippo Turetta, poi arrestato in Germania dopo una fuga di una settimana. Secondo gli investigatori, la giovane era già morta quando è stata nascosta nella scarpata della Val Caltea, a Barcis, dopo essere stata scaricata dall’auto dell’aggressore
- Dai primi esami sul corpo della ragazza, è emerso che sarebbe stata colpita da almeno 20 coltellate, alla testa e al collo. La tesi è che il decesso sia stato causato proprio a seguito delle coltellate perché il cadavere non presenterebbe alcuna ferita da caduta dall'alto o da trascinamento, mentre mani e braccia sono segnate da numerosi tagli, conseguenza evidentemente del disperato tentativo di difendersi dai fendenti
- Il tragitto seguito dalla Punto di Turetta appare da subito poco lineare. Soltanto alle 3 di notte l'utilitaria transita per la stazione turistica del Piancavallo e imbocca la stradina della Val Caltea che conduce a Barcis: con il telefono spento e dunque senza navigatore, trovare anche solo l'accesso all’arteria diventa quasi un'impresa. Il giovane percorre in discesa circa 4 chilometri, fino a quando individua una piazzola di sosta. Avrebbe fermato l'auto e portato Giulia una ventina di metri dentro il bosco
- Prima di abbandonare il corpo della ex fidanzata, secondo le ricostruzioni l'avrebbe coperta con alcuni grandi sacchi neri. Questo elemento rafforzerebbe, negli investigatori, il sospetto della premeditazione
- Importante è chiarire il luogo in cui Giulia è stata uccisa. Il suo cadavere è stato trovato sotto il piano della strada, infilato sotto un grande masso in una sorta di grotta proprio per nasconderlo a chi passava per caso. Inoltre, da una prima ispezione cadaverica, non c'erano ferite da trascinamento, quindi è possibile che il corpo senza vita della vittima sia stato portato lì a spalla
- Quella sera Filippo era uscito di casa con un coltello (uno spezzato è stato trovato nella zona industriale di Fossò nel corso dei rilievi della scorsa settimana ma bisognerà verificare se si tratti dell'arma del delitto), una notevole quantità di denaro (che gli ha consentito la fuga per una settimana) e, appunto, i sacchi neri
- Oltre al materiale (coltello, soldi sacchi neri), che non avrebbe alcun legame con la serata al centro commerciale che i due avevano in programma, analizzando la cronologia del computer di Turetta gli investigatori hanno scoperto numerose ricerche su "kit per la sopravvivenza in alta quota", sull'abbigliamento per escursioni in montagna e su possibili itinerari nel versante Tirolese dell’Austria. Filippo era però un appassionato di montagna e trekking e le ricerche potrebbero essere collegate ad alcune escursioni da programmare
- Altro elemento ancora sono i pezzi di nastro adesivo ritrovati sempre a Fossò. Alcuni nastri, per verificare se siano della stessa marca e dello stesso tipo, sarebbero stati prelevati dai carabinieri a casa della famiglia Turetta
- Intanto nella serata del 18 novembre Filippo Turetta è stato fermato in Germania dove si trova attualmente in carcere in attesa dell’estradizione in Italia. Al momento l’accusa è di omicidio volontario, ma la sua posizione potrebbe essere peggiorata se, appunto, venisse confermata l’aggravante della premeditazione
- Una volta tornato in Italia, a Turetta verrà notificata l'ordinanza di custodia cautelare in carcere spiccata dal gip di Venezia. All'accusa di omicidio, potrebbero sommarsi le aggravanti dei futili motivi, della crudeltà e dell'aver premeditato il delitto e, se il quadro probatorio dovesse reggere il vaglio dell’udienza preliminare, rischia la condanna all’ergastolo