Omicidio Giulia Cecchettin, la sorella: “Mostri? No, figli del patriarcato”

Cronaca

La sorella della 22enne uccisa a coltellate dall’ex-fidanzato affida al Corriere della Sera una lettera in cui parla di “cultura dello stupro”. "Ditelo a quell’amico che controlla la propria ragazza, ditelo a quel collega che fa catcalling alle passanti, rendetevi ostili a comportamenti del genere accettati dalla società, che non sono altro che il preludio del femminicidio" 

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“Il femminicidio è un omicidio di Stato perché lo Stato non ci tutela, perché non ci protegge. Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere”. Sono parole lucide quelle che Elena Cecchettin, la sorella di Giulia (uccisa a coltellate dall’ex-fidanzato), affida al Corriere della Sera. Una lettera in cui la giovane parla di “cultura dello stupro” e di “patriarcato”. Fabio Turetta non è un mostro. Quel “bravo ragazzo” che ha strappato alla vita con decine di coltellate la sorella è una persona responsabile. Quello di Elena è un discorso che è un atto d’accusa verso la società, un appello a far sì che non succeda più.

"Serve una educazione sessuale e affettiva"

"Turetta viene spesso definito come mostro – scrive Elena - invece mostro non è. Un mostro è un'eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità. E invece la responsabilità c'è. I 'mostri' non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro". E ancora: "La cultura dello stupro è ciò che legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna, a partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza ma che di importanza ne hanno eccome, come il controllo, la possessività, il catcalling - aggiunge - Ogni uomo viene privilegiato da questa cultura. Viene spesso detto 'non tutti gli uomini'. Tutti gli uomini no, ma sono sempre uomini". "Ditelo a quell’amico che controlla la propria ragazza, ditelo a quel collega che fa catcalling alle passanti, rendetevi ostili a comportamenti del genere accettati dalla società, che non sono altro che il preludio del femminicidio - conclude la sorella di Giulia -. Serve un’educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’amore non è possesso. Bisogna finanziare i centri antiviolenza e bisogna dare la possibilità di chiedere aiuto a chi ne ha bisogno. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto".

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