Restivo, il ritratto della famiglia di un assassino

Cronaca
Claudia Torrisi

Claudia Torrisi

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Papà Maurizio, ex direttore della Biblioteca Nazionale di Potenza, mamma Maria Rosa, insegnante, e la sorella minore Anna. Una famiglia che da sempre ha dovuto risolvere i disagi provocati da un figlio un po' strano e problematico ma che, fino alla fine, ha tentato di difendere la sua innocenza. Danilo ai loro occhi “sembrava un bambinone incapace di fare del male - dice Pablo Trincia a Sky TG24 - Magari uno inconsapevole delle sue azioni, ma non uno in grado di fare poi tutto il male che ha fatto”

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Papà Maurizio, mamma Maria Rosa, Danilo e Anna. Questa è la famiglia Restivo, una famiglia che dal 12 settembre del 1993 si è trovata al centro di uno dei casi di cronaca nera più complessi mai avvenuti in Italia. “Una famiglia di persone colte, una casa piena di libri. Maurizio, uomo dai capelli bianchi, dallo sguardo accigliato, è uno storico, un ricercatore”, racconta Pablo Trincia nel suo podcast Dove nessuno guarda - Il caso Elisa Claps. La vita dei Restivo cambia quella domenica di settembre, quando Elisa Claps, 16enne di Potenza, scompare nel nulla. Il suo corpo verrà ritrovato solo 17 anni dopo nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, nel centro del capoluogo lucano. Il responsabile dell’omicidio è Danilo, quel ragazzo un po’ strano che all’epoca della scomparsa di Elisa aveva 21 anni. Per l’uccisione della ragazza potentina Restivo sta scontando 30 anni di detenzione in Inghilterra, dove è stato condannato anche per un altro delitto, quello di Heather Barnett, uccisa il 12 novembre 2002 a Charminster, del Dorset, dove l’uomo si era trasferito dopo le voci sul suo conto legate al caso Claps.

La famiglia

Originari di Erice, nel Trapanese, i Restivo si trasferiscono prima in Sardegna e poi in Basilicata quando il padre Maurizio, a metà degli anni ‘80, ottiene l’incarico di direttore della Biblioteca nazionale di Potenza. La famiglia ha una certa importanza per una cittadina come Potenza: il padre ha un ruolo di rilievo, la moglie è insegnante. Il figlio Danilo presenta un carattere difficile fin da bambino, i suoi atteggiamenti strani e ossessivi creano disagi alla sua famiglia dai tempi delle scuole elementari. Crescendo, la situazione non migliora e nel 1993, quando Elisa scompare, girano già molte voci su di lui: un tipo “un po’ strano, trasandato, solitario, inquietante, che per strada ride da solo", dice Pablo Trincia che per tracciare un profilo dell’assassino ha raccolto diverse voci e testimonianze. “Ogni volta che facevo il nome di Danilo Restivo, ognuno aveva un aneddoto su di lui”, racconta il giornalista nel podcast. 

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L’episodio dei due cuginetti

E’ del 1986 un episodio particolare che riguarda Danilo e che, inevitabilmente, finisce per coinvolgere anche la sua famiglia. Una donna, che non aveva mai parlato prima della sua storia, ha raccontato a Pablo Trincia un fatto accaduto quando aveva 12 anni. Più volte Danilo aveva provato a convincerla a seguirlo in un posto segreto e lei alla fine, spinta dalla curiosità, aveva accettato l’invito a condizione di poter portare con sé anche il cuginetto di 11 anni. I due erano stati bendati e legati e portati in un vecchio deposito per attrezzi: qui Danilo aveva aggredito il cuginetto, tenendogli una mano sulla bocca e puntandogli un coltello alla gola. La ragazza, urlando e dimenandosi, aveva spaventato Danilo che, come improvvisamente rinsavito, li aveva slegati pregandoli di non dire a nessuno quanto accaduto. I due ragazzini avevano però raccontato tutto ai genitori che avevano fatto scattare la denuncia. Entra qui in gioco il padre di Danilo, Maurizio, che pochi giorni dopo aveva bussato alla loro porta disperato, chiedendo di ritirare la denuncia in cambio di un milione di lire. Danilo, aveva detto loro il padre, era solo un ragazzino di 13 anni e una denuncia gli avrebbe rovinato la vita. “In quel caso - racconta Pablo Trincia a Sky TG24 - Danilo aveva fatto passare l’episodio avvenuto come un gioco degli indiani finito male: avevano giocato un po’ troppo e non doveva finire così. Non credo - spiega il giornalista - che lì il padre avesse avuto la percezione della gravità dell’episodio, così ha provato a riparare”.

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I tentativi di protezione da parte della famiglia

I Restivo conoscono il figlio, sanno che è un ragazzo problematico ma in ogni occasione scelgono di coprirlo. Proteggere lui nel tentativo di proteggere anche sé stessi. Danilo finisce più volte al centro di casi di cronaca, ad esempio quando si scopre che è lui a tagliare ciocche di capelli alle ragazze sedute sugli autobus o, ancora, quando viene denunciato da alcune studentesse che, da diversi mesi, ricevono continuamente chiamate inquietanti, messaggi intimidatori e pacchi contenenti minacce. La scomparsa di Elisa Claps è l’apice, il più grave tra tutti gli episodi che hanno coinvolto Danilo Restivo fino a quel momento. Le voci sul suo conto si rincorrono velocemente: i suoi racconti poco chiari, le diverse versioni che dà di quel 12 settembre, i vestiti sporchi subito lavati e che il padre Maurizio si rifiuta di consegnare agli investigatori. Con l’aiuto dei genitori aveva ottenuto alcuni impieghi in giro per l’Italia e alla fine era arrivato in Inghilterra, precisamente a Bournemouth, nel Dorset, nella speranza di lasciarsi alle spalle quanto accaduto a Potenza. Anche da lì, le telefonate di Danilo con la famiglia sono costanti: chiama anche solo per dire “ti voglio bene", vuole essere aggiornato, alcune volte racconta dettagli delle sue giornate, altre volte risponde a monosillabi. I genitori gli raccontano come procedono le indagini, gli danno consigli: quando Danilo viene accusato dell’omicidio di Heather Barnett loro non vogliono crederci e anche quando, dopo il ritrovamento di Elisa Claps, viene accertata la sua repsonsabilità la madre continua a essere convinta: “Mio figlio non è un assassino”. 

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La reazione della famiglia alla condanna di Danilo

Ma i Restivo erano davvero convinti dell’innocenza del figlio o hanno voluto chiudere gli occhi? Rispondere a questa domanda è forse impossibile. “La mia impressione è che in questi casi le situazioni si polarizzano”, ha raccontato Pablo Trincia. “Non hanno voluto credere a quello che è successo perché credo che psicologicamente sia molto dura accettare l’idea che un bambino che hai amato e che hai visto crescere sia diventato un assassino. Finché era uno un po’ strano che li metteva in imbarazzo o creava loro difficoltà ok, ma poi penso che loro abbiano ‘preferito’ sentirsi vittime di questa storia: immagino sia il modo che hai per salvarti, per non impazzire”. Danilo Restivo ha fatto a pezzi una donna e ha ucciso a coltellate una ragazzina, “era un personaggio di cui nessuno vorrebbe portare il cognome”, commenta ancora l’autore del podcast. “E invece i Restivo si sono ritrovati ad avere a che fare con gli sguardi, le voci, gli articoli”. Hanno cercato di proteggere il figlio e, così facendo, hanno ostacolato le indagini. Danilo anche ai loro occhi “sembrava un bambinone incapace di fare del male. Magari uno inconsapevole delle sue azioni, ma non uno in grado di fare poi tutto il male che ha fatto”. 

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Danilo Restivo
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Il rapporto con la sorella Anna

Più che i genitori, come ha spiegato Pablo Trincia a Sky TG24, è forse la sorella Anna ad essere più sospettosa. Dopo la morte della donna inglese, le indagini della polizia del Dorset si concentrano su Danilo. Emergono alcuni dettagli su di lui: il tentato accoltellamento del ragazzino di 11 anni, le accuse da parte delle studentesse, l’ossessione per i capelli femminili. Accanto al corpo di Heather Barnett ci sono proprio alcune ciocche di capelli e altre ragazze inglesi raccontano di aver subito il taglio di capelli: la firma inconfondibile di Danilo Restivo che sente l’esigenza di giustificarsi. “La cosa è pregiudizievole”, dice Danilo in una telefonata intercettata con la sorella, riferendosi alle testimonianze emerse contro di lui in Inghilterra. Le ragazze “potrebbero aver visto prima la fotografia su internet” e solo dopo averlo indicato come colpevole, facendosi suggestionare. “Si Danilo - risponde Anna - però ti hanno riconosciuto”. Il tono è arrabbiato, ha come l’impressione che il fratello le stia nascondendo qualcosa ma prova comunque a trovare rassicurazioni: gli investigatori, dice Anna, “hanno fatto le opportune indagini” e non hanno ancora trovato collegamenti sicuri.

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I Restivo oggi

Alla fine, dopo tanti, troppi anni, la verità su Danilo Restivo è emersa. Di fronte all’evidenza anche la famiglia si è arresa: nessuno di loro, né Maurizio, né Maria Rosa o Anna, si è mai presentato a una delle udienze del processo a cui Danilo è stato sottoposto. Della famiglia Restivo non si sa più nulla da molti anni. “Sono andati via da Potenza appena qualche tempo prima del ritrovamento di Elisa”, dice Trincia, ma non si sa dove siano andati né cosa facciano ora. L’unica cosa sicura è che nessun membro della famiglia Restivo ha mai incontrato o parlato con i Claps. Il solo momento è stato subito dopo la scomparsa di Elisa, quando il padre e i fratelli avevano cercato la verità provando ad andare anche a casa Restivo. Poi nulla.

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