Chi è Francesco Le Foche, l'immunologo aggredito da un paziente a Roma
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Affermato specialista in allergologia e immunologia clinica, durante i drammatici mesi del Covid è stato protagonista nei salotti televisivi, sostenendo la campagna vaccinale e un approccio ottimista nei confronti della lotta al virus. Iscritto all'albo dei medici di Latina, è attualmente responsabile del Day Hospital di immunoinfettivologia del Policlinico Umberto I. A colpirlo selvaggiamente un uomo con precedenti penali che non condivideva la diagnosi
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- L'immunologo Francesco Le Foche, 66 anni, è ricoverato in terapia intensiva dopo l'aggressione subita giovedì nel suo studio romano da parte di un paziente
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- Il medico è stato selvaggiamente colpito da un uomo di 36 anni con precedenti penali nel quartiere Salario, a pochi passi da Villa Borghese. Il paziente contestava all'immunologo di avere sbagliato diagnosi e cura dell'infezione alla colonna vertebrale di cui era convito di soffrire
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- L'immunologo ha fornito più volte informazioni e spiegazioni sull'evoluzione del virus, la risposta dell'organismo e la funzione dei vaccini Covid, rispondendo alle domande dei conduttori e dei telespettatori
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Le Foche
- Nato a Sezze, in provincia di Latina, nel 1957, laureato in Medicina e chirurgia all'università Sapienza di Roma nel 1985, Le Foche è iscritto all'ordine dei medici di Latina ed è uno specialista in Allergologia e immunologia clinica
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- Si è formato professionalmente all'Istituto di Malattie infettive e tropicali del Policlinico Umberto I Sapienza Università di Roma, dove lavora come responsabile del Day Hospital di immunoinfettivologia
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- A novembre 2020 ha pubblicato il libro "Sì, andrà tutto bene: ecco perché il Covid-19 sarà sconfitto". Il suo approccio in pandemia gli è valso l'appellativo di “ottimista”
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- Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha espresso solidarietà all'immunologo. "L'episodio di violenza lascia sconcertati e basiti”, ha detto. “Abbiamo previsto misure importanti per presidiare la sicurezza degli operatori sanitari che lavorano nelle strutture del Ssn. Ma è evidente che dobbiamo lavorare per promuovere un cambiamento culturale che permetta di riscoprire l'alleanza tra medico e paziente"