
Lutto nazionale, quando e per chi è stato usato. Per Silvio Berlusconi è un'eccezione
La morte di Giovanni Leone e di Carlo Azeglio Ciampi, la scomparsa di Papa Giovanni Paolo II, il ricordo delle vittime della strage di Nassiriya o di disastri naturali: sono questi i casi in cui in passato sono state proclamate giornate di lutto nazionale. Berlusconi è il primo premier, che non sia stato anche capo del Quirinale, per cui è stata presa la stessa decisione
Presidenti della Repubblica, Papi, vittime di guerra o di disastri naturali. Nella storia repubblicana le volte in cui è stato proclamato il lutto nazionale sono diverse e non corrispondono tutte a un’unica casistica. Questo perché è la Presidenza del Consiglio dei ministri – come chiarisce una circolare del 2002 – a valutarne l’opportunità. Come è successo nel caso di Silvio Berlusconi, morto lo scorso 12 giugno. Che però è un’eccezione
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Berlusconi è stato quattro volte presidente del Consiglio (1994-1995, 2001-2005, 2005-2006, 2008-2011). Nessun premier, da quando l’Italia è una Repubblica, ha passato più giorni di lui a Palazzo Chigi. Non sorprende quindi la scelta di celebrare i funerali di Stato per la sua scomparsa. La proclamazione del lutto nazionale ha invece creato qualche polemica. Soltanto per Giovanni Leone e Carlo Azeglio Ciampi è stata fatta la stessa scelta. Loro, però, oltre che premier, erano stati anche presidenti della Repubblica
Funerali di Stato e lutto nazionale, a chi spettano e chi decide
CHI DECIDE DI PROCLAMARE IL LUTTO NAZIONALE – Il lutto nazionale (o locale) viene dichiarato “secondo le modalità e i contenuti indicati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri”, spiega la circolare del dicembre 2002, la stessa che disciplina anche le esequie di Stato. Non vengono fissati altri limiti di alcun tipo: la scelta è quindi demandata direttamente al Cdm in carica
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Nel caso delle esequie di Stato si specifica invece per chi possono essere disposte. Si menzionano “le massime autorità della Repubblica in carica”, a cui – su delibera del Cdm – si aggiungono “personalità che abbiano offerto particolari servizi alla Patria o cittadini che abbiano illustrato la Nazione, o cittadini caduti nell'adempimento del dovere o vittime di azioni terroristiche o di criminalità organizzata”. In foto: i funerali di Stato di David Sassoli, 14/01/2022
I leader ai Funerali di Berlusconi
I CASI DI LUTTO NAZIONALE NELLA STORIA ITALIANA: LE VITTIME DI STRAGI E DISASTRI – Di fatto, quindi, i casi in cui si è proclamato il lutto nazionale corrispondono agli stessi per cui la circolare prevede che si possano celebrare i funerali di Stato. In Italia è stato lutto nazionale soltanto poco tempo fa. Il 24 maggio è stato proclamato per le vittime delle recenti alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna

Il 18 agosto 2018 la stessa decisione era stata presa per le vittime del Ponte Morandi di Genova, crollato quattro giorni prima. Nel 2016 si erano ricordati con lutto nazionale i morti a causa del terremoto che aveva distrutto il Centro Italia, nel 2012 per le persone che hanno perso la vita a causa del sisma in Emilia

Il 18 novembre 2003 fu lutto nazionale per le vittime della strage di Nassiriya: sei giorni prima un attentato nella città irachena uccise 28 persone, tra cui 19 italiani che si trovavano nel Paese per la missione “Operazione antica Babilonia”

I PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA – In passato è stato lutto nazionale anche per due presidenti della Repubblica. Nel 2001 fu dichiarato per la morte di Giovanni Leone, nel 2016 per quella di Carlo Azeglio Ciampi. Nella loro lunga storia politica passarono anche per le stanze di Palazzo Chigi, ma la scelta del lutto nazionale fu proclamata per il loro ruolo al Quirinale

I PAPI - Ma sono state disposte giornate di lutto nazionale anche per la morte di diversi Papi: nel 1958 per Pio XII; nel 1963 per Giovanni XXIII; nel 1978 per Paolo VI; nel 2005 per Giovanni Paolo II (in foto)
LE BANDIERE A MEZZ'ASTA - Simbolo del lutto nazionale sono le bandiere a mezz'asta degli edifici pubblici
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