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Naufragio migranti: 67 morti. Domani Mattarella a Crotone

Cronaca
©Getty

Il Capo dello Stato, secondo quanto si è appreso, si dovrebbe recare al Palasport, dove sono allineate le bare delle vittime. La camera ardente è stata aperta dalla preghiera interreligiosa guidata dall'imam della moschea di Cutro e dal vescovo di Crotone. La Guardia costiera è intervenuta a seguito di dubbi sollevati sull'efficacia della catena di soccorso, seguita da Frontex e dalle parole del ministro dell’Interno Piantedosi a precisare che l'imbarcazione “non ha chiesto aiuto”

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Ha aperto a Crotone la camera ardente per le vittime del naufragio della barca carica di migranti avvenuto domenica davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro, nel Crotonese. Le vittime accertate sono al momento 67: oggi è stato trovato il corpo di un'altra bambina. E la Guardia costiera è intervenuta a seguito di dubbi sollevati sull'efficacia della catena di soccorso, seguita da Frontex e dalle parole del ministro dell’Interno Piantedosi a precisare che l'imbarcazione “non ha chiesto aiuto”. Il procuratore capo a Crotone, Giuseppe Capoccia, ha confermato che l'inchiesta avviata riguarda il naufragio e non i soccorsi, ma che comunque saranno raccolti tutti i dati “per inquadrare la situazione”. Intanto emerge che domani, 2 marzo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà a Crotone per rendere omaggio

alle vittime del naufragio (LO SPECIALE MIGRANTI - I NUMERI DEGLI SBARCHI NEL 2023).

Aperta la camera ardente

La camera ardente al Palamilone, il palazzetto dello sport di Crotone, è stata aperta in un'atmosfera di grande commozione e cordoglio dalla preghiera interreligiosa guidata dall'imam della moschea di Cutro, Mustafa Achik, e dal vescovo di Crotone, Angelo Raffaele Panzetta. Tanta gente è arrivata da tutta la Calabria per rendere omaggio alle bare poste sul parquet della struttura. Presenti tutti i 27 sindaci del Crotonese e gli amministratori locali. Due donne crotonesi sono state le prime a entrare: "Speriamo sia l'ultima - ha detto una di loro tra le lacrime - dal governo devono vedere cosa fare". "Siamo qui - ha aggiunto l'altra - perché è una tragedia immane che non può non colpirci. Siamo stati fortunati a nascere qui".

La mail di Frontex

Intanto emergono nuovi dettagli sulla notte della tragedia. La mail con cui Frontex - alle 23.03 di sabato sera - comunicava l'avvistamento del barcone non indicava il numero di presenze a bordo sottolineando solo che vi potessero essere "possibili altre persone sotto coperta". Nel messaggio, inoltre, Frontex indicava una "buona galleggiabilità" dell'imbarcazione. La mail parte dal quartier generale dell'Agenzia a Varsavia sabato 25 febbraio alle 23.03 e ha come destinatario 'Icc Rome', vale a dire l'International coordination center' di Frontex in Italia che si trova a Pratica di Mare ed è un organismo interforze. Per conoscenza, la mail viene inviata anche ad altri 26 indirizzi, tra i quali quello dell' Italian maritime rescue coordination centre (Imrcc) e alla centrale operativa della Guardia di Finanza. Ma cosa dice la mail? Che alle 21.26 di sabato l'aereo Eagle1 individua una imbarcazione con motore entrobordo di colore "irriconoscibile" che navigava alle coordinate '38°23'02'' N' di latitudine e '017°34'07'' E' di longitudine ad una velocità di 6 nodi. Quanto al numero di persone a bordo, il documento indica "uno nel ponte superiore" e "possibili altre persone sotto coperta". Nella mail ci sono poi una serie di informazioni addizionali: la "gallegiabilità" dell'imbarcazione è "buona", non ci sono persone in mare e "non è visibile" la presenza di giubbotti di salvataggio. Infine, i piloti dell'aereo segnalano che grazie al sistema di monitoraggio satellitare è stata rilevata "una chiamata satellitare dall'imbarcazione alla Turchia". L'ultima indicazione che viene data da Frontex è che è stata rilevata dai "portelli aperti a prua una significativa risposta termica". Poi l'Agenzia allega tre immagini, una con la posizione e due dell'imbarcazione.

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©Ansa

Capoccia: "È un dovere dare risposte sul naufragio"

"Sì, è vero, nessuno ha mai dichiarato un evento Sar per questo barcone e quindi non è mai partita un'operazione di ricerca e soccorso. Ricostruiremo tutto ma mi fa rabbia, come padre di famiglia, come cittadino, pensare che forse qualcosa si poteva fare per salvare quelle persone", dice Capoccia in un'intervista a La Repubblica. Per ora non vede emergere un'ipotesi di reato di omissione di soccorso, "però mi sento di dire che il ruolo di Frontex andrebbe proprio ripensato". Per Capoccia "sta venendo fuori un sistema smagliato, probabilmente in perfetta buona fede, dove ciascuno fa il suo, ma che alla fine si traduce in un 'vado io, vai tu' che può portare a situazioni tragiche come questa - spiega - Ricostruiremo punto per punto ogni momento, perché è nostro dovere dare risposte alle famiglie delle vittime, al Paese". Al momento "siamo travolti dalle informazioni, ora dopo ora stiamo acquisendo documenti e testimonianze. Non so bene quale sia il mandato di Frontex, chi siano o chi dovrebbero essere i destinatari delle loro informazioni, non so neanche se i mezzi della Guardia di finanza che sono usciti in mare alla ricerca del barcone lo abbiano visto, agganciato con un radar, o non lo abbiano proprio trovato. Tutte risposte che attendo nelle prossime ore". Capoccia può dire "con certezza solo che da Frontex sabato sera è arrivata la comunicazione che quell'imbarcazione avvistata a 40 miglia dalle coste calabresi navigava a sei nodi senza problemi, e che da Roma è arrivata la decisione di far uscire i mezzi della Guardia di finanza per un'attività di repressione reati e non di soccorso". È ancora da accertare tuttavia chi abbia preso la decisione. Tra le persone a bordo "purtroppo nessuno ha chiesto aiuto. La prima telefonata è arrivata alle 4 del mattino al 112 e l'operatore si è attaccato subito al terminale, ha localizzato la richiesta all'altezza di Steccato di Cutro e ha subito fatto partire un'auto - sottolinea - Poi è stata avvisata la Guardia costiera, ma era troppo tardi. La barca era già a cento metri dalla costa, esattamente dove gli scafisti intendevano arrivare nel tentativo di sbarcare i migranti e allontanarsi. Quella secca è stata fatale".

La Capitaneria di porto: "Le regole sono complesse"

Sulla vicenda è intervenuto ancheil comandante il Comandante della capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi: "Perché non siamo usciti? Non è così il discorso. Dovreste conoscere i piani, gli accordi che ci sono a livello ministeriale. Le nostre regole di ingaggio sono una ricostruzione molto complessa non da fare per articoli di stampa. Ci sarebbe bisogno di specificare molte cose su come funziona il dispositivo per il plottaggio dei migranti, da che arrivano nelle acque territoriali a che poi debbano essere scortati o accolti: le operazioni le conduce la Gdf finchè non diventano Sar. In questo caso la dinamica è da verificare". "A noi risulta che domenica il mare fosse forza 4 ma motovedette più grandi avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8 - ha aggiunto Aloi - A noi non è giunto nessun allarme? Ripeto, adesso c'è un intricato discorso di ricostruzione dei fatti del quale non posso e non mi posso permettere di anticipare le conclusioni perché non ci siamo nemmeno arrivati. Stiamo rifacendo tutto il percorso dei fatti e poi riferiremo all'autorità giudiziaria".

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La ricostruzione della Guardia costiera

La sera di sabato 25 febbraio, verso le 22-22.30, un velivolo Frontex ha avvistato, a circa 40 miglia dalla costa, un'unità in navigazione nel Mar Ionio, che “risultava navigare regolarmente, a 6 nodi e in buone condizioni di galleggiabilità, con solo una persona visibile sulla coperta”. Il velivolo ha inviato la segnalazione al punto di contatto nazionale preposto per l'attività di “law enforcement” (la Guardia di finanza, ndr), informando, tra gli altri, per conoscenza, anche la Centrale operativa della Guardia Costiera di Rom”. Poi, la Guardia di finanza “comunicava l'avvenuta attivazione del proprio dispositivo, già operante in mare, per intercettare l'imbarcazione”. Alle 4.30 circa, ricostruisce la Guardia costiera, “ci sono giunte alcune segnalazioni telefoniche da terra relative ad un'imbarcazione in pericolo a pochi metri dalla costa”. I carabinieri, già avvisati dalla Gdf, hanno informato dell'avvenuto naufragio. “Questa - sottolinea la Guardia costiera - è la prima informazione di emergenza pervenutaci riguardante l'imbarcazione avvistata dal velivolo Frontex. Nessuna segnalazione telefonica è mai pervenuta ad alcuna articolazione della Guardia costiera dai migranti, presenti a bordo, o da altri soggetti come avviene in simili situazioni”. Dopo la segnalazione ricevuta è stato immediatamente attivato il dispositivo Sar, sotto il coordinamento della Guardia costiera di Reggio Calabria, con l'invio di mezzi navali, aerei e terrestri e personale.

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La versione di Frontex e Gdf

Ricostruzione sostanzialmente confermata da un portavoce Frontex che all'Ansa ha riferito che il velivolo ha avvistato una barca “pesantemente sovraffollata” diretta verso l'Italia e sono state “immediatamente informate tutte le autorità italiane”. L'areo ha monitorato l'area “fino a quando non è dovuto rientrare alla base per mancanza di carburante”. “L'imbarcazione, che trasportava circa 200 persone, stava navigando da sola e non c'erano segni di pericolo”, sottolinea quindi Frontex. Ricostruzioni che si integrano con quella fatta già domenica dal Reparto aeronavale della Guardia di finanza di Vibo Valentia, competente su tutta la Calabria. Dopo l'avviso Frontex, riferiva la Gdf, “veniva attivato il dispositivo per l'intercetto dell'imbarcazione con una vedetta di Crotone e il pattugliatore di Taranto, nonostante le proibitive condizioni del mare. Le unità, nonostante gli sforzi per raggiungere il target, considerate le difficili condizioni meteomarine e l'impossibilità di proseguire in sicurezza, facevano rientro”. È stato così attivato “il dispositivo di ricerca a terra, lungo le direttrici di probabile sbarco, coinvolgendo anche le altre forze di polizia nelle ricerche lungo la costa”.

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