Asso, brigadiere asserragliato in caserma: irruzione carabinieri, comandante trovato morto
Dopo aver trattato per tutta la notte la resa di Antonio Milia, i carabinieri hanno fatto irruzione nella caserma in provincia di Como. Trovato morto il luogotenente Doriano Furceri, a cui l’uomo aveva sparato nel pomeriggio di giovedì. I due avrebbero avuto una discussione perché Furceri non voleva riammette il brigadiere in servizio dopo la sospensione per motivi psichiatrici. Milia è stato arrestato per omicidio e tentato omicidio. Un carabiniere del Gis è rimasto ferito in modo non grave. Illesi gli ostaggi
Nel tardo pomeriggio di ieri, giovedì 27 ottobre, il brigadiere Antonio Milia ha sparato al luogotenente Doriano Furceri, comandante della stazione dei carabinieri di Asso, in provincia di Como, e poi si è asserragliato dentro la caserma. Dopo aver trattato tutta la notte la resa del brigadiere, all’alba i carabinieri hanno fatto irruzione nell’edificio. Il comandante è stato trovato senza vita
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Dopo l’irruzione, il brigadiere Antonio Milia è uscito zoppicando dall’edificio ed è stato preso in consegna dai colleghi. L’uomo è poi stato arrestato: la procura di Como gli contesta l'omicidio del suo superiore e il tentato omicidio di un militare del Gis, ferito a un ginocchio in modo lieve da un colpo di pistola esploso negli attimi concitati dell'irruzione
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I carabinieri dei reparti speciali hanno fatto irruzione nella caserma di Asso all’alba, dopo aver trattato per 13 ore la resa del brigadiere. Milia si era asserragliato nell’edificio dopo aver sparato al comandante della stazione, Doriano Furceri. Secondo quanto emerge da indiscrezioni in ambienti investigative, Milia e Furceri avrebbero avuto una discussione perché il luogotenente non voleva riammettere in servizio il brigadiere dopo la sospensione per motivi psichiatrici
Asso, il brigadiere è stato arrestato per omicidio e tentato omicidio
Dopo l’irruzione, i carabinieri hanno trovato il luogotenente Doriano Furceri senza vita. Il brigadiere Antonio Milia lo avrebbe freddato sparandogli, con la pistola d'ordinanza, prima un colpo e poi altri due. Non ci sarebbero testimoni oculari, ma un militare ha sentito prima un colpo, dei lamenti, altri due colpi in rapida successione, poi più nulla. Quando i Gis hanno fatto irruzione nella caserma, Milia delirava e puntava la pistola contro tutti (nella foto, la caserma di Asso da google street view)
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Sono stati liberati, illesi, gli ostaggi che si trovavano nella caserma. Si tratta di una donna carabiniere, che ha trascorso la notte chiusa in una camerata, in sicurezza, e delle famiglie degli altri militari, che si trovavano negli alloggi di servizio, a distanza dall'assalitore
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Durante l'irruzione nella caserma, un carabiniere del Gruppo di intervento speciale (Gis) è rimasto ferito in modo non grave. Il militare è stato colpito a un ginocchio da un colpo di pistola del brigadiere Antonio Milia, che ha sparato - prima di essere bloccato e disarmato - quando ha visto un cane delle unità cinofile
"Sono profondamente scosso e rattristato dalle notizie dei tragici fatti nei quali, presso la Stazione Carabinieri di Asso, è rimasto ucciso il Luogotenente Carica Speciale dei Carabinieri Doriano Furceri e ferito uno dei militari intervenuti", ha scritto il presidente Sergio Mattarella al comandante generale dell'Arma Teo Luzi. "Nell'esprimere la mia vicinanza all'Arma, la prego di far giungere i miei sentimenti di partecipe e solidale cordoglio ai familiari del Luogotenente Furceri e gli auguri di pronto ristabilimento al carabiniere colpito", ha aggiunto
C'è stata un'estenuante negoziazione, durata tutta la notte, prima tra due colleghi della stazione di Asso, poi con quelli specializzati di Milano, e infine del Gis, prima che i corpi speciali bloccassero Antonio Milia, che in passato era stato ricoverato in ospedale, e posto in convalescenza per diversi mesi, per problemi di disagio psichico. Era poi stato riammesso in servizio perché ritenuto idoneo. Il militare ha anche minacciato di uccidersi. "L'ho ammazzato", ha urlato, secondo quanto riferito da alcuni testimoni, dopo avere sparato al suo superiore
Milia era stato sospeso in concomitanza con l'arrivo ad Asso di Furceri, a febbraio: un provvedimento preso dai vertici della Compagnia di Como dopo alcuni comportamenti allarmanti, che avevano fatto emergere una sua tendenza suicida, per via - sembra - di una crisi dei rapporti con la moglie. Gli era stata tolta la pistola d’ordinanza. Nelle scorse settimane ha ottenuto il via libera al reintegro in servizio dalla commissione medica di Milano, senza limitazioni. Ma Forceri non lo riteneva in condizioni di poter tornare al lavoro e l'aveva messo in ferie forzate
Sposato e con tre figli, Milia in passato era stato ricoverato nel reparto di psichiatria dell'Ospedale di San Fermo della Battaglia (Como) perché affetto da problemi di disagio psicologico. Dimesso, è rimasto in convalescenza per diversi mesi. Era stato riammesso in servizio dopo il giudizio di una Commissione medico ospedaliera, ente sanitario esterno all'Arma, e dopo copiosa documentazione medico sanitaria di una struttura Ospedaliera pubblica. In questi giorni, come detto, era in ferie forzate
Era sposato e aveva tre figli anche il luogotenente Furceri, trasferito ad Asso dalla provincia di Lecco. Le indagini della Procura di Como, oltre a ricostruire la dinamica dell'omicidio, anche attraverso consulenze balistiche, cercheranno di chiarire la situazione psichiatrica del brigadiere con l'acquisizione delle cartelle cliniche e delle visite a cui era stato sottoposto prima di essere riammesso in servizio. Questa sera è stata organizzata una fiaccolata in solidarietà alle due famiglie coinvolte, quella dell'omicida e della vittima
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Milia ha provato a spiegare i motivi del gesto al pm di Como Michele Pecoraro e a due pm della Procura militare di Verona. Alla fine dell'interrogatorio il suo avvocato, Roberto Melchiorre, ha detto che il suo assistito "è stato il più possibile collaborativo". "Abbiamo la necessità di capire quello che è successo e non è solo un fatto di questa notte. C'è di più, molto di più. Deve essere approfondita nelle sedi opportune che non sono solo quelle giudiziarie, è una questione molto delicata"
Le indagini non stanno solo ricostruendo la dinamica dell'omicidio di Furceri, ma anche la storia 'clinica' di Milia: la sua documentazione sanitaria e come sia stato reintegrato in servizio con la Beretta, che ha sempre tenuto in mano, mentre i negoziatori dell'Arma cercavano di evitare un dramma ancora maggiore. Per il brigadiere stesso, che continuava a mettere la canna dell'arma in bocca, minacciando di suicidarsi, e per le persone che si trovavano in caserma