
Covid, quarta ondata in Italia: le zone più a rischio e le misure adottate
Continua a peggiorare il quadro epidemiologico legato al coronavirus. Tuttavia, la Penisola – forte dell’84% di popolazione over 12 che ha completato il ciclo vaccinale – continua a rimanere uno dei territori europei dove la pandemia è più sotto controllo. Ecco quali misure si stanno prendendo per evitare il ritorno delle Regioni in zona gialla, i numeri del contagio e i territori più colpiti: il punto della situazione

Continua a peggiorare la situazione epidemiologica legata al coronavirus in Italia. Tuttavia, nonostante la recrudescenza del contagio, la Penisola è uno dei territori europei dove la pandemia resta per il momento sotto controllo, come ha sottolineato il ministro della Salute tedesco Jens Spahn, che ha indicato proprio l’Italia come modello da seguire per la gestione del virus. Ecco i dati del contagio, le criticità e le forze del sistema italiano all'inizio della quarta ondata: il punto
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I NUMERI - Nell’ultima settimana, da lunedì 8 a sabato 13 novembre, il totale dei nuovi casi di coronavirus in Italia è stato di 43.660, i decessi sono stati 384. Il picco dei positivi si è registrato nella giornata di giovedì 11, quando si è arrivati a quota 8.569
Vaccino Covid, Iss: dopo 6 mesi protezione scende al 50%
Ancora in crescita i valori degli indicatori principali della pandemia. L’ultimo monitoraggio dell’Iss (Istituto superiore di Sanità), basato sul periodo che va dal 5 all’11 novembre, segnala un’incidenza di 78 nuovi casi Covid ogni 100mila abitanti, contro i 53 della scorsa settimana. In salita anche l’indice Rt calcolato sui sintomatici, che misura quante persone potrebbero essere contagiate da un soggetto infetto, passato da 1,15 a 1,21
Covid, le regioni che rischiano la zona gialla a breve
Il peggioramento sta investendo tutta Italia. Quasi tutte le Regioni italiane sono classificate ora a rischio moderato di diffusione del virus, con la Calabria che rimane l’unica a rischio basso. Una sola Regione, il Friuli-Venezia Giulia, è invece "ad alta probabilità di progressione a rischio alto". In undici territori si parla di allerta di resilienza: è la situazione in cui versano le Regioni che potrebbero a breve dover fronteggiare una forte pressione sulle strutture ospedaliere
Covid, terze dosi: il piano delle Regioni
Il passaggio da zona bianca a zona gialla viene fissato al superamento simultaneo di tre criteri ritenuti fondamentali nell'andamento della pandemia: incidenza dei nuovi casi superiore ai 50 ogni 100mila abitanti, occupazione dei posti letto disponibili nei reparti ordinari al 15% e in quelli di terapia intensiva al 10%. Guardando all’incidenza, sono 17 i territori che questa settimana superano la soglia critica di allerta, con la provincia autonoma di Bolzano, il Friuli-Venezia Giulia e il Veneto capofila, rispettivamente a 316,3, 233 e 115,3
Covid, cosa sapere sulla terza dose: domande e risposte
Sul fronte del tasso di occupazione negli ospedali, secondo i dati Agenas aggiornati in serata sabato 13 novembre, a livello nazionale la percentuale è del 6% per i reparti ordinari e 5% per le terapie intensive
Covid, Ecdc: "Situazione preoccupante in 10 Paesi europei"
Questa la situazione regione per regione (terapie e reparti ordinari percentuale): Abruzzo (6-6), Basilicata (1-7), Calabria (5-12), Campania (3-8), Emilia-Romagna (4-5), Friuli Venezia Giulia (11-11), Lazio (7-9), Liguria (4-6), Lombardia (3-7), Marche (8-7), Molise (3-2), Provincia autonoma Bolzano (8-13), Provincia autonoma Trento (3-3), Piemonte (4-4), Puglia (4-6), Sardegna (4-3), Sicilia (6-9), Toscana (6-5), Umbria (7-5), Valle d'Aosta (0-10), Veneto (6-4)
Covid, mappa Ecdc: quattro territori italiani in rosso, tre in verde
Le Regioni che rischiano di più un futuro passaggio in zona gialla, combinando i tre indicatori critici, sono quindi Friuli-Venezia Giulia e Provincia autonoma di Bolzano. Uno dei principali obiettivi del governo è proprio quello di mantenere le Regioni in zona bianca, per evitare le progressive restrizioni che il sistema a colori, dal giallo al rosso, porta con sé

LA GESTIONE DELLA PANDEMIA - Il Green Pass continua a essere indicato come uno degli strumenti principali per permettere a cittadini ed esercizi commerciali di godere di più libertà anche durante un aumento di contagi. All’estero vari Paesi guardano alla disciplina italiana, tra le più stringenti in tema di pass sanitari, come metodo per contenere la risalita dei nuovi casi. Così ad esempio la Germania, alle prese con una forte nuova ondata, con il ministro della Salute Jens Spahn che esorta a seguire l’Italia come esempio

Novità di questa settimana è la stretta che il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese (in foto) ha deciso di imprimere sulle manifestazioni contro il Green Pass, viste come legittime manifestazioni del pensiero ma anche come rischio per la salute della collettività e per le attività economiche nei centri urbani

Il capo del Viminale ha detto che i prefetti delle città dovranno individuare "specifiche aree urbane sensibili, di particolare interesse per l'ordinato svolgimento della vita della comunità, che potranno essere oggetto di temporanea interdizione allo svolgimento di manifestazioni pubbliche per la durata dello stato di emergenza, in ragione dell'attuale situazione pandemica"

Le prossime proteste dovranno poi essere organizzate sotto forma di sit-in e non come cortei

Stop alle manifestazioni dunque nei centri storici e nei pressi dei palazzi istituzionali delle città. Viene inoltre richiesto maggior rigore da parte delle forze dell’ordine nell’assicurare il rispetto del distanziamento interpersonale e l’utilizzo di mascherine, in considerazione dell'ormai costante crescita dei positivi delle ultime settimane. L'aumento è stato trainato anche da eventi come le grandi proteste contro il Green Pass del mese scorso a Trieste, da cui è scaturito uno dei più grandi focolai d’Italia

Molte città hanno già preso provvedimenti in tal senso. Il prefetto di Trieste, Valerio Valenti, ha deciso ad esempio di vietare le manifestazioni nella centrale piazza Unità d’Italia fino al 31 dicembre

A Milano sarà vietato riunirsi in piazza del Duomo. A Bergamo, Trento e Matera è interdetta tutta la zona del centro

Con l’aumento dei contagi si torna anche a parlare di zone rosse o arancioni locali. Ogni Comune ha infatti la possibilità di istituire aree ad alto rischio diffusione Covid, con la predisposizione di regole più stringenti che nel resto della città o della Regione di riferimento

È successo, ad esempio, a Nicolosi, Catania, che da sabato 13 e fino al 24 novembre sarà in zona arancione, come disposto da un’ordinanza del governatore siciliano Nello Musumeci (in foto), su proposta dell’Asoe (Dipartimento per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico) della Regione Sicilia. Qui torna il limite delle quattro persone ai tavoli di bar e ristoranti, fatta eccezione per i conviventi

LA SITUAZIONE IN EUROPA - Preoccupa intanto il rapido peggioramento della situazione epidemiologica legata al coronavirus in tutta Europa, l’unica regione al mondo - rileva l’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) - dove contagi e decessi sono in aumento per la sesta settimana consecutiva

L’Ecdc (Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie) definisce "molto preoccupante" la situazione in 10 Paesi: Belgio, Polonia, Paesi Bassi, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Ungheria e Slovenia. Altri 10 Stati attraversano invece una fase "preoccupante": Germania, Austria, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Romania e Slovacchia. L'Italia resta con Malta, Svezia e Spagna a un livello di "bassa preoccupazione"

VIAGGI DALL’ESTERO E STAGIONE SCIISTICA - Il timore è che l’aumento dei contagi negli Stati vicini possa avere ripercussioni anche in Italia. Per il momento, però, non sono state prese misure restrittive per chi arriva sul territorio italiano da altri Paesi Ue, in particolare da quelli orientali, dove - complice il basso tasso di vaccinazione - la pandemia corre più veloce. "Non credo che in questo momento si stiano valutando ulteriori misure per chi proviene da altri paesi Ue, non c'è necessità al momento di provvedimenti immediati”, ha dichiarato Gianni Rezza

Questo perché "attualmente il flusso dei viaggiatori non è tale da determinare un incremento della circolazione del virus nel nostro Paese, e comunque noi manteniamo un uso esteso del Green Pass", specifica il direttore della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute

Rezza ha anche detto che, in previsione dell’apertura degli impianti da sci, per ora non si vedono "segnali particolari per misure restrittive della stagione sciistica. Se la situazione dovesse peggiorare al punto da determinare la necessità di valutare alcune misure restrittive, in questo momento non me la sento di poterlo escludere ma mi auguro non si arrivi a quel punto"

Anche Guido Rasi (in foto), consulente del commissario straordinario all’emergenza Covid-19 Figliuolo, ha analizzato quanto sta succedendo in Italia, invitando la popolazione alla cautela. "Il Natale 2021 potrebbe essere migliore di quello 2020, ma non sarà normale. Siamo molto a rischio, siamo in un equilibrio molto precario. Se saremo molto disciplinati in questo mese che rimane, potremo avere un Natale migliore di quello dell'anno scorso, ma normale direi di no", ha osservato

LA CAMPAGNA VACCINALE IN ITALIA - Rasi è poi intervenuto sul tema vaccini. Due i temi caldi negli ultimi giorni: l’immunizzazione dei bambini e la somministrazione delle terze dosi. Sul primo punto, Rasi ha detto che "vaccinare i bambini è importante per proteggerli dalla variante Delta, che li colpisce di più rispetto all'Alfa". Al momento la popolazione che può essere vaccinata va dai 12 anni in su. Per estendere le operazioni vaccinali ai bambini, come successo negli Stati Uniti, si attende il via libera dell’Agenzia europea per i medicinali

Riguardo alla terza dose, Rasi ha invece detto che "potrebbe essere l'ultima, se non emergeranno nuove varianti del virus Sars-CoV-2”. Molti immunologi, ha evidenziato, valutano che il ciclo tradizionale di una vaccinazione sia composto proprio da tre dosi, perché queste "sono per il sistema immunitario un ciclo completo, che stabilizza la memoria immunologica. Se le varianti del virus restano queste, potremmo aver finito qui”

In una circolare inviata alle Regioni questa settimana, il ministero della Salute ha parlato di "aumentata circolazione del virus", e ha consigliato di estendere la somministrazione delle dosi ulteriori al ciclo vaccinale primario "agli over 40”. Al momento, la terza dose è indicata per over 60, over 18 con fragilità particolari, personale e ospiti delle residenze per anziani e operatori sanitari

La popolazione over 12 vaccinata con due dosi, stando ai dati forniti dal governo e aggiornati a sabato 13 novembre, è di 45.378.098 persone, cioè l'84,02%. Quella di chi ha ricevuto una sola dose è di 46.827.542 (l'86,7% degli over 12). Le terze dosi inoculate sono invece 451.091 dosi addizionali (50,38 % della popolazione potenzialmente oggetto di dose addizionale) e 2.383.572 richiami (booster), cioè il 46,45% della popolazione potenzialmente oggetto di dose booster che ha ultimato il ciclo vaccinale da almeno sei mesi

LA PROTEZIONE VACCINALE - Uno dei motivi per cui si sta spingendo verso una massiccia fase di immunizzazione con le terze dosi, è che - mostrano i risultati di analisi rilasciati dall’Iss - a sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale “si osserva una forte diminuzione dell'efficacia vaccinale" in tutte le fasce d’età. In generale, la forza di prevenzione dell’infezione da Covid passa dal 76 al 50%, trascorsi sei mesi dalla seconda dose

Cala anche, ma in maniera meno evidente, la protezione dalla malattia grave: si va dal 92 all’82%. Guardando ai ricoveri, tra i non vaccinati se ne registrano sette volte in più che tra i vaccinati entro sei mesi dalla seconda dose. La differenza cala a sei volte una volta passato mezzo anno dal completamento del ciclo