
Vaccini anti-Covid, dal 3 giugno si parte anche nelle aziende. Cosa sappiamo finora
Con l’apertura a tutte le fasce d’età della campagna, le Regioni potranno ricorrere a tutte le potenziali risorse, comprese le strutture aziendali. Nelle scorse settimane oltre 700 imprese hanno dato la propria disponibilità per la somministrazione di dosi nei luoghi di lavoro. Ma il possibile impiego di queste strutture sarà deciso dai territori in base ai diversi piani regionali. Ecco la platea interessata e le categorie che hanno la priorità secondo l'Inail

Via libera ai vaccini anti-Covid nelle aziende. A partire dal 3 giugno, con l’apertura a tutte le fasce d’età della campagna, le Regioni potranno ricorrere a tutte le potenziali risorse, comprese le strutture aziendali. Nelle scorse settimane oltre 700 aziende hanno dato la propria disponibiltà ad effettuare vaccinazioni non appena il Piano lo avesse disposto. Ma il possibile impiego di queste strutture sarà deciso dai territori in base ai diversi piani regionali, nell'applicazione dello specifico protocollo previsto
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Il protocollo è stato siglato ad aprile da istituzioni, organizzazioni sindacali e datoriali. Successivamente l’Inail, insieme ai ministeri del Lavoro e della Salute, alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e alla struttura del commissario straordinario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo, ha fornito i criteri di tipo quantitativo e qualitativo per definire le priorità della somministrazione dei vaccini anti-Covid nei luoghi di lavoro. Ecco cosa è previsto
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COSA DEVE FARE IL DATORE DI LAVORO - Le vaccinazioni potranno essere somministrate a tutti i lavoratori interessati, a prescindere dalla tipologia contrattuale con cui prestano la loro attività in favore dell’impresa, ai datori di lavoro e ai titolari. All’atto della presentazione del piano di vaccinazione aziendale, il datore di lavoro dovrà specificare il numero di vaccini richiesti, in modo da consentire all’azienda sanitaria di riferimento la necessaria programmazione dell’attività di distribuzione
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FORNITURA DAL SERVIZIO SANITARIO REGIONALE - La somministrazione del vaccino dovrà avvenire in locali idonei ed è riservata a operatori sanitari in grado di garantire il pieno rispetto delle prescrizioni e in possesso di adeguata formazione per la vaccinazione anti-Covid. I costi per la realizzazione e la gestione dei piani aziendali sono interamente a carico del datore di lavoro, mentre la fornitura dei vaccini, di siringhe, aghi e degli strumenti formativi e per la registrazione delle vaccinazioni è assicurata dal Servizio sanitario regionale
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POSSIBILI CONVENZIONI - In alternativa alla modalità della vaccinazione diretta, è prevista inoltre la possibilità di stipulare, anche tramite le associazioni di categoria di riferimento o specifiche convenzioni con strutture sanitarie private in possesso dei requisiti per la vaccinazione. I datori di lavoro che non sono tenuti alla nomina del medico competente o che non possano fare ricorso a strutture sanitarie private, possono invece avvalersi delle strutture sanitarie dell’Inail, con oneri a carico dell’Istituto
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LA FORMAZIONE - Per i medici competenti e il personale sanitario e di supporto coinvolto nelle vaccinazioni è disponibile, attraverso la piattaforma dell’Istituto superiore di sanità, un corso di formazione specifico realizzato anche con il coinvolgimento dell’Inail, che contribuirà, in collaborazione con i Ministeri della Salute e del Lavoro, alla predisposizione di materiale informativo destinato ai datori di lavoro, ai lavoratori e alle figure della prevenzione
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CHI HA LA PRIORITÀ - Il documento tecnico dell’Inail definisce le priorità, individuando i lavoratori a maggior rischio di contagio. I diversi settori di attività (circa una novantina) sono suddivisi in tre macro-gruppi sulla base della classificazione del rischio, secondo i parametri di esposizione, prossimità e aggregazione contenuti nel documento tecnico dell’Inail approvato dal Comitato tecnico scientifico il 9 aprile 2020, insieme ai dati delle denunce di infortunio da Covid-19 (circa 165mila) analizzati per incidenza nei diversi settori produttivi

QUANTI LAVORATORI DA VACCINARE - La platea potenziale è di 17,8 milioni di lavoratori ma a questi vanno sottratti alcuni settori "come quelli degli operatori sanitari, dell’istruzione, delle forze dell'ordine e della difesa, già vaccinati o in corso di vaccinazione", ricorda il documento. Potrebbero effettivamente aver somministrato il vaccino nel proprio posto di lavoro circa 12,3 milioni di lavoratori

I LAVORATORI PIÙ A RISCHIO NON ANCORA VACCINATI - Secondo l’Inail, nei 27 settori considerati più a rischio sono impiegati oltre 11 milioni e mezzo di lavoratori. Secondo le stime presenti sul documento tecnico, quelli già vaccinati, in parte o totalmente, sono circa 4,7 milioni, mentre più di 6,8 milioni devono ancora essere vaccinati

DAL COMMERCIO AL DETTAGLIO AI TRASPORTI - Fra i lavoratori non ancora vaccinati, secondo il documento dell’Inail, circa 2 milioni sono impiegati nel commercio al dettaglio, un settore con rischio prioritario soprattutto nell’ambito alimentare e nei centri commerciali. Circa 1,2 milioni lavorano nei servizi di ristorazione, più di 600mila nel trasporto (terrestre, marittimo e aereo), 460mila nei servizi per edifici e paesaggi, settore eterogeneo in parte già vaccinato per l’attività prestata in ambito sanitario e nelle Rsa, e altrettanti nelle industrie alimentari