
Dl Covid, ecco quando serve l'autocertificazione: tutti i casi nelle diverse zone
A parte la Sardegna, il resto d’Italia è in zona rossa o arancione: per muoversi, in diversi casi, è necessario avere con sé un’autocertificazione che giustifichi i motivi dello spostamento. Si può consegnare il modulo già compilato, riempirlo al momento del controllo o richiederlo agli agenti se non lo si ha. In ogni caso è importante fornire informazioni vere, per non rischiare una denuncia per il reato di falsa attestazione a un pubblico ufficiale

L’Italia, esclusa la Sardegna bianca, è divisa in regioni rosse e arancioni. A causa dell’aumento dei contagi di coronavirus, infatti, il governo ha ritenuto necessario adottare su tutto il territorio delle misure più restrittive. Per muoversi, in molti casi, è necessario avere con sé un’autocertificazione che giustifichi i motivi dello spostamento: ecco quando serve il documento e cosa si rischia dichiarando il falso
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L’autocertificazione serve sempre quando ci si sposta tra le 22 e le 5: in questa fascia oraria, infatti, gli spostamenti sono consentiti solo se “motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute”
Il modulo per l'autocertificazione
La chiusura notturna dalle 22 alle 5 è in vigore in tutta Italia, tranne che in Sardegna: questa, infatti, al momento è l’unica regione bianca. In questa fascia cadono tutte le restrizioni delle altre zone, rimangono solo l’obbligo di indossare mascherine e il distanziamento sociale. Il governatore Solinas, comunque, ha scelto la linea della prudenza e ha mantenuto il cosiddetto coprifuoco dalle 23.30: dopo quell’orario serve l’autocertificazione
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Se ci si trova in zona arancione, gli spostamenti all’interno del proprio comune sono consentiti tra le 5 e le 22 e l’autocertificazione non serve. È necessaria, invece, se ci si sposta in un comune diverso dal proprio: in questo caso bisogna portare con sé il documento (o compilarlo al momento del controllo), per motivare le “comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute” che ci hanno costretto a uscire dal comune
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Se si è in zona rossa, invece, l’autocertificazione è sempre necessaria: in questa fascia, infatti, gli spostamenti - anche all’interno del proprio comune - sono consentiti solo “per comprovati motivi di lavoro, salute o necessità”
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Gli ultimi provvedimenti continuano a vietare gli spostamenti tra regioni, tranne che per “comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute”. Inoltre, salvo disposizioni locali, “è sempre consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione, compreso il rientro nelle seconde case ubicate dentro e fuori regione”. In tutti questi casi, comunque, serve l’autocertificazione
La situazione in Italia: grafiche
I territori rossi sono Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, provincia di Trento, Piemonte, Puglia, Veneto. Gli altri (esclusa la Sardegna) sono arancioni. Il 4-5-6 aprile, per Pasqua, tutta Italia (tranne chi sarà in zona bianca) diventerà zona rossa. Sarà concesso, però, fare visita una volta al giorno, dalle 5 alle 22, a una casa dentro la regione in massimo 2 persone (oltre a under14, disabili o persone non autosufficienti). Negli altri giorni: visite vietate in zona rossa, concesse ma dentro il comune in arancione
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L’autocertificazione, quindi, serve per giustificare uno spostamento che, secondo decreti legge e Dpcm, non sarebbe consentito se non per “comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute”
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Il modulo di autocertificazione può essere consegnato alle forze dell’ordine già compilato oppure si può compilare sul posto, al momento del controllo. Chi non ce l’ha può chiederlo agli agenti
Le regole della zona arancione
Se non si rispettano le misure di contenimento - o se non si fornisce l’autocertificazione - si rischiano sanzioni amministrative che implicano il pagamento di una multa da 400 a mille euro (la sanzione può essere pagata entro 5 giorni con una riduzione del 30%). Discorso diverso, invece, se si dichiara il falso nell’autocertificazione

“La veridicità delle autocertificazioni – spiega Palazzo Chigi – sarà oggetto di controlli successivi e la falsità di quanto dichiarato costituisce reato”

L’autodichiarazione, infatti, è resa a un pubblico ufficiale e se si dichiara il falso non scatta la multa ma si rischia la denuncia per il reato di falsa attestazione a un pubblico ufficiale, previsto dall'articolo 495 del codice penale

Questo reato è punito con la reclusione da uno a sei anni

Quando un cittadino consegna l’autocertificazione, compilata e firmata, alle forze dell’ordine si assume la responsabilità civile e penale delle informazioni rese: per questo nome e cognome, indirizzo di residenza/domicilio e motivi che giustificano lo spostamento devono essere veri. Il motivo di lavoro può essere provato anche esibendo, per esempio, una documentazione fornita dal datore di lavoro (tesserini o simili)

Di solito il controllo sulla veridicità delle informazioni sull’autodichiarazione non avviene al momento ma dopo qualche giorno o settimana, a meno che non ci siano sospetti evidenti che la persona fermata abbia violato senza motivo il divieto di spostamento. La verifica delle informazioni può avvenire chiamando il datore di lavoro, le strutture sanitarie o incrociando gli indirizzi di provenienza e destinazione scritti sul modulo