Dopo la prima ricostruzione di una rapina finita male, sono molti i punti oscuri sulla morte del 24enne personal trainer avvenuta fuori da un pub della Capitale. Due giovani, presunti responsabili, sono stati fermati. Resta l'incertezza sulla dinamica e sul movente
La dinamica, il movente, la veridicità del racconto della fidanzata Anastasiya: sono ancora diversi i dubbi sull’omicidio di Luca Sacchi a Roma, avvenuto fuori da un pub in zona Appio Latino nella serata del 23 ottobre, mentre difendeva la sua ragazza da una presunta rapina. Di certo c'è che per il 24enne personal trainer è stato fatale un colpo di pistola alla testa da distanza ravvicinata. Per la sua morte sono stati fermati due giovani di 21 anni, ora in custodia cautelare in carcere. Sono stati rintracciati dopo che la madre di uno dei due ha indirizzato le forze dell’ordine su di loro presentandosi in commissariato. Ma restano ancora molti gli aspetti da chiarire, a partire dalla dinamica dell’accaduto: dopo le iniziali ricostruzioni in cui sembrava tutto fosse partito da uno scippo ai danni della fidanzata di Luca Sacchi, si è aperta anche un’altra possibile pista, quella di uno scambio di droga finito male. Ecco cosa sappiamo finora sull’omicidio di Luca Sacchi. (IL LUOGO DELLA SPARATORIA - LA POLEMICA CONTE-SALVINI)
Lo sparo e la morte di Luca Sacchi
La sera del 23 ottobre, davanti al pub John Cabot, in via Teodoro Mommsen, Luca Sacchi viene raggiunto da un colpo di pistola alla testa. Insieme a lui c’è la fidanzata, Anastasiya Kylemnyk. Entrambi vengono portati in ospedale: lui è gravissimo e morirà la mattina successiva, lei viene accettata al pronto soccorso in codice giallo per "shock e riferito trauma" alla testa. La ragazza racconta di essere stata strattonata e aggredita da due persone che hanno tentato di sottrarle lo zainetto e di essere stata colpita con una mazza. Luca Sacchi avrebbe quindi reagito difendendo la fidanzata, rincorrendo e affrontando gli aggressori. A quel punto lo sparo che si rivelerà fatale, e la fuga dei due aggressori a bordo di un’auto. (LA PRIMA RICOSTRUZIONE - IL LUOGO DELLA RAPINA)
Il fermo dei due sospetti
A meno di 48 ore dalla morte di Luca, il 25 ottobre, due giovani ritenuti responsabili dell'aggressione vengono fermati dai carabinieri. Si tratta di Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, entrambi 21enni. Gli inquirenti sono risaliti a loro perché la madre e il fratello di uno dei due si sono presentati in un commissariato per comunicare i sospetti: "Temo sia stato mio figlio, forse è coinvolto nell'omicidio di Luca Sacchi", avrebbe detto la donna. Da lì sono poi scattate le indagini dei carabinieri che, con la polizia, hanno bloccato i sospettati. Ai due sono contestati i reati di concorso in omicidio, rapina, detenzione e porto abusivo di armi. Interrogati il 26 ottobre per la convalida del fermo, Del Grosso e Pirino si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il gip di Roma ha poi convalidato il fermo dei due giovani e ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere.
I dubbi sul movente
Intanto però sono emersi i primi dubbi sul movente. Il capo della polizia Franco Gabrielli, il 25 ottobre spiega: "Gli accertamenti che l'autorità giudiziaria disvelerà quando riterrà opportuno non ci raccontano la storia di due poveri ragazzi scippati”. Una possibile versione alternativa arriva dal pm, nella richiesta di convalida del fermo, secondo cui la rapina sarebbe scaturita in seguito ad un tentativo di acquisto di droga destinata "ad un gruppo di amici della vittima". L'ipotesi di una connessione con gli stupefacenti viene negata da Anastasiya.
La ricostruzione del pm
Secondo quanto scrive il pm di Roma, Del Grosso e Pirino avrebbero dovuto consegnare della droga "ad un gruppo di amici della vittima, ma in realtà erano intenzionati a rapinare i giovani dei soldi che sapevano detenere in uno zaino da donna", senza consegnare la sostanza stupefacente pattuita. Il pm sostiene che i due 21enni "a bordo di una Smart di colore chiaro, armati di un revolver calibro 38 e di una mazza da baseball in via Teodoro Momsen e all'uscita del pub John Cabot si avvicinavano alla vittima e alla fidanzata che deteneva il denaro nello zaino a spalla". "Mentre Pirino la colpiva con una mazza alla nuca - si legge ancora nel decreto di fermo - intimandole di consegnare lo zaino che le strappava una volta a terra, Del Grosso alla reazione di Sacchi che affrontava l'aggressore esplodeva contro di lui un colpo di arma da fuoco da distanza ravvicinata in direzione del capo". (LA FAMIGLIA DI LUCA SACCHI: NON FACEVA USO DI DROGA)
Lo zainetto con dentro mazzette di banconote
Secondo questa ipotesi investigativa, Anastasiya aveva nel suo zainetto due mazzette di banconote da 50 e 20 euro per oltre duemila euro. Lo zainetto, sparito dopo il delitto, è stato ritrovato tra le sterpaglie del Grande raccordo anulare. Gli investigatori lo hanno recuperato grazie alle indicazioni di Valerio Del Grosso, che dopo il fermo ha collaborato con le forze dell’ordine. Recuperati anche i documenti della ragazza tra i cespugli di un parcheggio e la mazza da baseball con la quale la giovane sarebbe stata colpita.
I dubbi sull’aggressione ad Anastasiya
A rendere ancora più complesso il quadro e la ricostruzione dell’accaduto sono anche i dubbi sul racconto della fidanzata di Luca Sacchi. Anastasiya Kylemnyk infatti non ha mai parlato di droga e dei soldi nello zainetto. E secondo un testimone, il primo che ha prestato i soccorsi, la ragazza non aveva segni di ferite o contusioni. Infine, agli atti delle indagini non ci sono referti medici. Ma nell'ordinanza di custodia cautelare con la quale il gip di Roma Corrado Cappiello ha convalidato il fermo di Del Grosso e Pirino, si cita un altro testimone che smentisce questa versione e confermerebbe invece che Anastasiya è stata colpita con la mazza.
Il video che smentirebbe Anastasiya
A smentire la versione di Anastasiya ci sarebbe anche un video, a disposizione degli investigatori, le cui immagini riguarderebbero soprattutto le fasi immediatamente precedenti l’uccisione di Luca Sacchi. Dalle registrazioni delle telecamere di un negozio che riprendono l'auto con a bordo Del Grosso e Pirino, infatti, si evince che tutto si sarebbe svolto in un minuto: troppo poco per l'aggressione, la rapina, la colluttazione e infine lo sparo in testa che ha ucciso il 24enne. Non si esclude dunque che la fidanzata di Sacchi fosse in realtà distante al momento dello sparo. Sempre nell’ordinanza che ha convalidato il fermo di Pirino e Del Grosso, quest’ultimo – che come emerso sarebbe l’autore materiale dell’omicidio – ha raccontato: "Non volevo uccidere, il rinculo della pistola me lo ha fatto colpire in testa”. Per il gip di Roma, però, la volontà di uccidere è "indiscutibile". Intanto i pm hanno intenzione di risentire Anastasia, fidanzata della vittima.