Il giovane è morto a Roma mentre tentava di difendere la fidanzata. Uno dei due aggressori gli ha sparato in testa. A due giorni dall'omicidio, i presunti responsabili sono stati fermati dagli inquirenti. Emergono dubbi su dinamica e su semplice rapina come movente
Due giovani, entrambi di 21 anni, sono stati interrogati e poi fermati per la morte di Luca Sacchi, il personal trainer 24enne ucciso a Roma mercoledì sera: uno è incensurato, l'altro avrebbe precedenti per droga. I reati che vengono contestati ai due ragazzi sono concorso in omicidio, rapina aggravata e detenzione e porto abusivo di arma comune da sparo. Gli inquirenti sono a lavoro per capire il movente e ricostruire gli attimi prima della morte del giovane, ferito mortalmente con un colpo di pistola alla testa mentre tentava di difendere la sua fidanzata Anastasia da quella che dalle prime ricostruzioni è sembrata una rapina (FOTO - LA POLEMICA CONTE-SALVINI). Ma ci sono ancora molti i dubbi da chiarire sul movente e sulla dinamica. Ed emerge una possibile versione alternativa data dal pm, secondo cui la rapina sarebbe scaturita in seguito ad un tentativo di acquisto di droga destinata "ad un gruppo di amici della vittima". L'ipotesi di una connessione con gli stupefacenti è stata però negata dalla fidanzata. Ma il capo della polizia Franco Gabrielli ha detto: "Gli accertamenti non ci raccontano la storia di due poveri ragazzi scippati”. (PM: DENARO NELLO ZAINO DELLA FIDANZATA) Ecco le tappe della vicenda.
L'aggressione fuori dal pub
Mercoledì sera (23 ottobre) la tragedia si è consumata in pochissimo tempo: la coppia era appena uscita da un pub, nella zona di Appio, quando la ragazza si è sentita strattonare da dietro. "Mi hanno detto: ‘Dacci la borsa’", ha raccontato. "Gliela stavo consegnando quando mi hanno colpito con una mazza. A questo punto è intervenuto Luca che ha reagito bloccando il ragazzo che mi aveva aggredito, quindi è intervenuto l'altro aggressore che gli ha sparato in testa". Gli aggressori sarebbero poi fuggiti a bordo di un'auto.
La dinamica dell'omicidio di Luca
Sempre secondo quanto riferito dalla fidanzata di Luca Sacchi, Anastasia - 25 anni, babysitter -, la coppia era andata in via Teodoro Mommsen al pub "John Cabot”, dopo una giornata di lavoro, per bere una birra. Intorno alle 23.30, quando i due ragazzi erano vicini al locale, si sono avvicinati alle loro spalle due uomini che hanno colpito Anastasia alla testa e le hanno strappato lo zaino. A quel punto Luca li ha rincorsi e affrontati. A quel punto, uno dei due ha estratto la pistola e gli ha sparato alla testa. Ma sono ancora molti i punti da chiarire su quanto successo. Il ragazzo è stato trasportato subito all’ospedale San Giovanni, dove è stato sottoposto a un delicato intervento, che però si è rivelato inutile. I genitori del giovane hanno espresso il loro consenso alla donazione degli organi.
Il fermo dei due presunti aggressori
Il fermo dei due giovani ritenuti responsabili dell'aggressione è arrivato a meno di 48 ore dalla morte di Luca, il 25 ottobre. Si tratta di Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, entrambi 21enni. Gli inquirenti sono risaliti a loro perché la madre e il fratello di uno dei due si sono presentati in un commissariato per comunicare i sospetti: "Temo sia stato mio figlio, forse è coinvolto nell'omicidio di Luca Sacchi", avrebbe detto la donna. Da lì sono poi scattate le indagini dei Carabinieri che, con la polizia, hanno bloccato i sospettati. Per la mattinata di sabato 26 ottobre è stato fissato l'interrogatorio di convalida del fermo dei due.
I dubbi sul movente
Il 25 ottobre, dopo il fermo dei due giovani, è emerso che la morte di Sacchi potrebbe non essere avvenuta durante una semplice rapina. Il capo della polizia Franco Gabrielli ha spiegato: "Gli accertamenti che l'autorità giudiziaria disvelerà quando riterrà opportuno non ci raccontano la storia di due poveri ragazzi scippati”.
La ricostruzione del pm
Secondo quanto scrive il pm di Roma nelle sette pagine in cui dispone il fermo, Del Grosso e Pirino, avrebbero dovuto consegnare della droga "ad un gruppo di amici della vittima, ma in realtà erano intenzionati a rapinare i giovani dei soldi che sapevano detenere in uno zaino da donna", senza consegnare la sostanza stupefacente pattuita. Il pm sostiene che i due 21enni "a bordo di una Smart di colore chiaro, armati di un revolver calibro 38 e di una mazza da baseball in via Teodoro Momsen e all'uscita del pub John Cabot si avvicinavano alla vittima e alla fidanzata che deteneva il denaro nello zaino a spalla". "Mentre Pirino la colpiva con una mazza alla nuca - si legge ancora nel decreto di fermo - intimandole di consegnare lo zaino che le strappava una volta a terra, Del Grosso alla reazione di Sacchi che affrontava l'aggressore esplodeva contro di lui un colpo di arma da fuoco da distanza ravvicinata in direzione del capo".