Emanuela Massicci, 45 anni, è stata massacrata di botte dal marito Massimo Malavolta, 48 anni, all'interno della loro abitazione, mentre in casa erano presenti anche i due figli. Nei confronti dell'uomo, arrestato in flagranza di reato, è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Attualmente ricoverato all'ospedale Mazzoni di Ascoli a seguito di un tentativo di suicidio, l'uomo sarà trasferito nel carcere di Marino del Tronto
Picchiata e uccisa dal marito. Emergono ulteriori dettagli sul femminicidio di Emanuela Massicci, 45 anni, massacrata di botte dal marito Massimo Malavolta, 48 anni, a Ripaberarda (Ascoli Piceno) nella notte del 19 dicembre all'interno della loro abitazione, mentre in casa erano presenti anche i due figli. Il 48enne, che aveva dato l'allarme avvisando i genitori della vittima (i quali a loro volta avevano chiamato il 112), è stato arrestato in flagranza di reato dai carabinieri. Ora, nei suoi confronti, è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Malavolta, che attualmente è ricoverato all'ospedale Mazzoni di Ascoli, sorvegliato a seguito di un tentativo di suicidio commesso dopo il delitto, sarà trasferito nel carcere di Marino del Tronto non appena i medici ne certificheranno le condizioni.
Il femminicidio di Emanuela Massicci
Secondo la ricostruzione della Procura, il femminicidio sarebbe avvenuto tra l'una e le due di notte, mentre i due figli della coppia dormivano nella loro cameretta. Massicci è stata colpita con violenza, riportando fratture multiple al naso, a sette costole e all'ulna sinistra. Sulle mani della vittima erano presenti segni di difesa. A seguito dell'aggressione, Malavolta avrebbe rivestito il corpo della vittima e si sarebbe autoinflitto un taglio all'avambraccio. Successivamente, dopo le 5 del mattino, l'uomo avrebbe telefonato ai genitori per informarli della morte della donna. Quando i carabinieri e i sanitari sono arrivati nell'abitazione di Ripaberarda, hanno trovato il 48enne seduto accanto al corpo della vittima, in stato di semi-incoscienza, con il coltello ancora in mano. Stando ai medici legali Sabina Canestrari e Francesco Brandimarti, la morte di Emanuela Massicci è stata causata dalle violenze e percosse e sarebbe avvenuta circa sette ore prima della ricognizione cadaverica effettuata nella prima mattinata di giovedì scorso, dopo la scoperta del cadavere
L'arresto del carnefice
Nel disporre la custodia cautelare in carcere, la gip di Ascoli, Annalisa Giusti, ha evidenziato i gravi indizi di colpevolezza e l'estrema pericolosità dell'indagato, ritenendo necessario che l'uomo sia piantonato durante il ricovero in ospedale. Il 48enne, infatti era già stato sottoposto, nel giugno 2015 alla misura cautelare degli arresti domiciliari per lesioni aggravate e atti persecutori nei confronti di un'altra donna. Nel gennaio 2016, mentre si trovava ancora agli arresti domiciliari, era stato condannato dal Tribunale di Ascoli Piceno a due anni di reclusione. La sentenza era stata poi riformata dalla Corte di Appello di Ancona che aveva emesso una condanna per molestia di 6 mesi e 20 giorni di reclusione con pena sospesa; condanna diventata definitiva nel giugno 2018.
La legale di difesa, Saveria Tarquini, aveva chiesto il trasferimento in una struttura sanitaria, sulla base di una perizia redatta nel 2015 relativa a precedenti problemi psichici e sollecitando una nuova valutazione psichiatrica sull'uomo. La gip ha invece respinto l'istanza, ritenendo la detenzione in carcere la misura più adeguata a prevenire ulteriori aggressioni.