Lo ha confermato anche Mauro Zambotto, dirigente del Servizio geologico della Provincia di Trento, spiegando che il crollo che si è verificato a Cima Falkner, nelle Dolomiti di Brenta, alle 20.46 del primo agosto ha avuto una potenza 32 volte superiore all'evento del 27 luglio
Oltre mezzo milione di metri cubi di roccia. Questa la stima preliminare del volume del secondo crollo avvenuto sul versante occidentale di Cima Falkner, nella serata di venerdì 1 agosto. Lo conferma in una nota la Provincia di Trento, parlando di "un volume impressionante che ha modificato in maniera sostanziale la morfologia di una delle vette simbolo del gruppo di Brenta". In sostanza, è emerso, si è trattato di un evento molto più esteso rispetto al primo distacco, avvenuto lo scorso 27 luglio e stimato in circa 36mila metri cubi. Il dato è stato registrato in base ai primi esiti dei rilievi compiuti nelle scorse ore sul campo, "realizzati con l’impiego di droni scanner che hanno acquisito un modello in 3D dell’intera cima". Tra l'altro, come confermato anche da Mauro Zambotto, dirigente del Servizio geologico della Provincia di Trento, il crollo che si è verificato a Cima Falkner, nelle Dolomiti di Brenta, alle 20.46 del primo agosto ha avuto una potenza 32 volte superiore all'evento del 27 luglio.
Cambiamenti nella morfologia del territorio
"Non si tratta tanto di una catastrofe, quanto di un'evoluzione che segna dei cambiamenti importanti nella morfologia del territorio, dei quali bisogna tener conto quando lo si frequenta", ha aggiunto il dirigente generale del Dipartimento protezione civile, foreste e fauna Stefano Fait. Intanto sono state attivate anche due collaborazioni, una con l'Università di Firenze (in particolare con il geologo Nicola Casagli), l'altra con la Milano-Bicocca (con il professor Giovanni Crosta). L'ateneo di Firenze realizzerà entro la fine del mese un'analisi con dati satellitari, mentre quello di Milano-Bicocca realizzerà diversi rilievi utilizzando proprio i droni.
Previsti altri crolli
In tutto ciò a Cima Falkner si prevedono altri crolli. "Sicuramente ci saranno altri crolli - ha confermato ancora Zambotto -, anche se probabilmente meno violenti di questo ultimo, perché ci sono ancora delle porzioni instabili" di roccia. Dopo il primo crollo, era stato calcolato che la porzione instabile corrisponde a 700 metri cubi. Rimangono chiusi il sentiero Benini (numero 305) e il sentiero numero 331.