L’esponente dei radicali, che aveva accompagnato Fabiano Antoniani in una clinica svizzera per il suicidio assistito, ha deciso di saltare la fase dell'udienza preliminare: “Voglio che in Italia finalmente si possa discutere di come aiutare i malati a essere liberi”
Marco Cappato, esponente dei Radicali e tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, imputato a Milano per aiuto al suicidio per aver accompagnato, lo scorso febbraio, Dj Fabo in una clinica svizzera per il suicidio assistito, ha chiesto di "andare immediatamente a processo", saltando la fase dell'udienza preliminare fissata per il 15 novembre. "Ho chiesto il giudizio immediato perché voglio che in Italia finalmente si possa discutere di come aiutare i malati a essere liberi di decidere fino alla fine", ha detto in un video pubblicato sul suo profilo Twitter.
Il video su Twitter
Cappato ha ricordato che la proposta di legge dell'Associazione Luca Coscioni per l'eutanasia legale è ferma da 4 anni in Parlamento e per questo il processo "sarà un'occasione per discuterne ed è bene che sia il prima possibile. C’è il rischio che non riescano a decidere nemmeno sul testamento biologico. Fabo ha avuto il coraggio di rendere pubblica la propria richiesta. Io spero che ora i parlamentari abbiano il coraggio di assumersi le proprie responsabilità e di decidere finalmente”. In ogni caso - ha concluso Cappato - ci sarà il mio processo, senza ritardi. Grazie a chi vorrà dare una mano".
Cosa prevede il giudizio immediato
Dopo la presentazione della richiesta di giudizio immediato, con cui si salta la fase dell'udienza preliminare, il gup Livio Cristofano, che aveva già programmato l'udienza per il 15 novembre, dovrà fissare la data dell'inizio del dibattimento davanti alla Corte d'Assise di Milano. Con la richiesta di giudizio immediato, l'imputato perde la possibilità di ottenere il rito abbreviato o il patteggiamento.
L’autodenuncia e il rinvio a giudizio
I pm di Milano Tiziana Siciliano e Sara Arduini avevano chiesto nei mesi scorsi, dopo le indagini scattate per l'autodenuncia dello stesso Cappato, di archiviare il caso o di sollevare una questione di costituzionalità della norma sull'aiuto al suicidio. Il gip Luigi Gargiulo, però, aveva respinto l'istanza e ordinato l'imputazione coatta e la successiva richiesta di rinvio a giudizio per l’esponente dei Radicali: avendo prospettato a Dj Fabo, che era cieco e tetraplegico per un incidente stradale, una dolce morte qualora si fosse rivolto a una struttura svizzera, Cappato non solo lo avrebbe aiutato a morire ma avrebbe rafforzato "l'altrui proposito di suicidio".
La Procura, invece, avrebbe voluto che fosse riconosciuta l’assenza di alcun reato poiché sarebbe semplicemente stata aiutata una persona ad esercitare un diritto individuale, quello di morire con dignità e, in questo caso, l'autodeterminazione prevarrebbe sul diritto alla vita.