Diritto alla riparazione, entra in vigore la direttiva Ue: cosa prevede
I cittadini europei perdono circa 12 miliardi di euro ogni anno per sostituire prodotti e dispositivi al posto che ripararli: le nuove regole cercano di intervenire proprio in questa direzione. Sono inclusi nel provvedimento molti oggetti quotidiani: lavatrici, lavastoviglie, televisori, smartphone
- Ad aprile il Parlamento europeo aveva approvato la direttiva relativa al diritto alla riparazione. E il 30 luglio sono entrate in vigore le nuove regole. Lo ha annunciato su X il commissario Ue alla Giustizia Didier Reynder. Vengono forniti chiarimenti sull'obbligo per i fabbricanti e i venditori di riparare i beni e incoraggiano i consumatori a prolungare il ciclo di vita di un prodotto attraverso la sua riparazione piuttosto che la sostituzione, riducendo così i rifiuti
- I cittadini europei perdono circa 12 miliardi di euro ogni anno per sostituire prodotti e dispositivi al posto che ripararli: lo dicono i dati raccolti dalla Commissione europea. Lo smaltimento inoltre è molto inquinante, soprattutto se prematuro. Consuma infatti 30 milioni di tonnellate di risorse e genera 35 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno. Il diritto alla riparazione punta a ridurre tutti questi numeri con una serie di indicazioni dirette soprattutto ai produttori
- Le tecnologie coinvolte in questa norma sono “beni di consumo” come definiti dalla direttiva Ue 771 del 2019. Perciò è soggetto al diritto alla riparazione “qualsiasi bene mobile materiale” e “qualsiasi bene mobile materiale che incorpora o è interconnesso con un contenuto digitale o un servizio digitale”
- Sono inclusi molti oggetti quotidiani: lavatrici, lavastoviglie, televisori, smartphone. I produttori e i fornitori di beni di consumo dovranno fornire in modo chiaro tutte le informazioni per poter aggiustare il prodotto venduto in caso di guasto (se possibile) e dare assistenza a un "costo ragionevole"
- I pezzi potranno inoltre essere inviati ai centri di assistenza di terze parti. Infine, se il consumatore sceglie di riparare anziché sostituire, avrà diritto a un anno in più di garanzia sul prodotto
- Come detto, i costi devono essere “ragionevoli” e dichiarati al momento della consegna del dispositivo: se non è possibile prevedere la cifra, bisogna comunque indicarne una massima. Per quanto riguarda le tempistiche, bisogna restituire il prodotto aggiustato entro 30 giorni. E si deve dare la possibilità di avere un prodotto sostitutivo nel periodo richiesto per la riparazione
- C’è in previsione anche il lancio, da parte della Commissione europea, di una piattaforma online dove i cittadini potranno trovare i siti per la riparazione più vicini a loro, così come i venditori di prodotti usati. Ogni Stato membro dovrà poi creare il suo sito locale. L'Unione europea mette anche a disposizione un modulo - non è obbligatorio l'uso - per facilitare l'avviamento delle riparazioni
- Con il diritto alla riparazione cade il divieto di usare componenti create in modo indipendente o con stampa 3D. E i produttori ufficiali non potranno poi rifiutarsi di apporre ulteriori riparazioni su quel dispositivo solo perché è stato "manipolato" da terzi
- Gli Stati membri avranno 24 mesi di tempo per recepire la direttiva nel diritto nazionale
- "Trasformeranno il nostro modo di consumare rendendo più facile per tutti riparare i propri beni, invece di sostituirli automaticamente. Contribuiranno inoltre allo sviluppo dell'intero ecosistema di riparazione, riutilizzo e ristrutturazione. Un importante passo avanti per un'Europa sostenibile e climaticamente neutra", ha spiegato Reynders