Due emendamenti passati in Commissione al Senato vietano le "operator attack”, ovvero le offerte di tariffe super scontate per il cellulare rivolte in esclusiva a utenti che vengono da determinati operatori
- In commissione al Senato sono passati due emendamenti della maggioranza al Disegno di legge Concorrenza mettono al bando la pratica dell'“operator attack”, ovvero le offerte di tariffe super scontate per il cellulare rivolte in esclusiva a utenti che vengono da determinati operatori. Ma l'effetto di questa norma può essere negativo per il mercato?
- Secondo quanto riferisce La Repubblica, le "operator attack" sono offerte usate da anni dalle compagnie telefoniche come Tim, Wind Tre e Vodafone offrendo prezzi molto più bassi della media del mercato, da 5 a 8 euro al mese, e ricche di GB. Spesso e volentieri però sono "nascoste": non si trovano sui siti, ma solo in certi negozi. In alcuni casi sono invece su pagine web non collegate all’home page dell’operatore. E, soprattutto, non sono attivabili da tutti gli utenti, ma solo da chi ha certi operatori e richiede la portabilità del numero
- Il tipo di operatore dipende dall’offerta specifica. Solitamente si trovano i nomi di Iliad, Spusu, Poste Mobile, Fastweb (tutti o alcuni di questi) e di altri operatori virtuali, ma mai quelli di Kena, Very e Ho, che sono i virtuali di Tim, Wind Tre e Vodafone, riporta Repubblica
- Gli emendamenti accolgono una segnalazione dell’Antitrust, secondo cui “tali condotte possono avere un effetto estremamente negativo sullo sviluppo della concorrenza nella telefonia mobile" Per l'Antitrust queste offerte contribuiscono "a bloccare lo sviluppo degli operatori nuovi entranti e al limite a provocare l’uscita dal mercato di alcuni di essi, facendo venire meno quello stimolo concorrenziale nei confronti degli operatori tradizionali che ha fin qui apportato numerosi benefici ai consumatori finali”
- Per l’Antitrust c’è inoltre la questione della tutela dei consumatori perché queste offerte sono considerate poco trasparenti, motivo per cui sono state sanzionate dalla stesso Antitrust e dal Tribunale di Milano
- Secondo i detrattori degli emendamenti, in un mercato liberalizzato e iper-competitivo abolire la pratica rischia di portare a una guerra dei prezzi senza confini: per competere i "big" della telefonia dovrebbero allinearli in toto a quelli di compagnie come Iliad e dei virtuali. Le conseguenze potrebbero essere, in uno scenario deflattivo per il settore già consolidato da anni, il tracollo dei ricavi e dei profitti da parte dei gestori e la continua minaccia di ampio ricorso a licenziamenti e ammortizzatori sociali
- "Ritengo che la normativa già esistente in tema di non discriminazione consentisse alle diverse authority di intervenire sul punto, come in passato è stato fatto. Concordo con Agcm che il winback selettivo generi distorsioni concorrenziali ma solo se associato a una dominanza individuale o collettiva", ha commentato Antonio Nicita del Pd a Repubblica aggiungendo che "la norma e gli emendamenti sono un caso di over-regulation rispetto a casi già trattabili con le norme esistenti nei casi in cui sia necessario"
- Per ora, come detto, gli emendamenti sono passati in Commissione al Senato, ma bisogna vedere se la norma sopravvivrà all’esame del Parlamento, prima al Senato e poi alla Camera