
Google, oggi il motore di ricerca compie 25 anni: 10 curiosità che non tutti conoscono
Il 4 settembre del 1998, in un garage della California, nasceva una delle rivoluzioni più significative dell’era di Internet: Google. I suoi fondatori, Larry Page e Sergey Brin, sono oggi tra gli uomini più ricchi del mondo ma, all’inizio, non volevano chiamare così la loro creatura né tantomeno volevano tenersela per sé, chiedendo a Yahoo se fosse interessata ad acquisirla per un milione di dollari. Ecco alcuni particolari sul motore di ricerca più famoso al mondo

Il 4 settembre 1998 nasceva una delle rivoluzioni più importanti dell’èra di Internet: Google. I padrini erano due studenti dell’università di Stanford, Larry Page e Sergey Brin, che volevano creare un algoritmo che classificasse i link grazie una barra di ricerca in cui bastava inserire le parole chiave. Una vera e propria rivoluzione, da ottenere con un semplice clic
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IL LUOGO DI NASCITA – Come tante altre aziende del mondo tecnologico, anche Google è nata in un garage, più precisamente quello di Susan Wojcicki, tra le prime assunte da Google e a capo di YouTube sin dal 2014. Da lì l’azienda si è prima trasferita a Palo Alto e poi a Mountain View (in foto)
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IL NOME ORIGINARIO – Google all’inizio non si chiamava Google: infatti, il nome originario scelto dai due fondatori è stato Backrub, che significa letteralmente “massaggio alla schiena”. Il nome risale all’idea originaria che avevano Page e Brin nel 1996, cioè quella di un algoritmo che desse i voti ai link, classificandoli come positivi o negativi. Insomma, un’antesignana della moderna indicizzazione
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PERCHÉ GOOGLE – Google però non doveva chiamarsi Google: il nome attuale è frutto di un errore di trascrizione del dominio. L’idea di Page e Brin era quella di chiamarla Googol, il termine utilizzato in matematica per indicare un 1 seguito da 100 zeri
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IL TERMINE GOOGLARE – L’impatto di questo motore di ricerca sulla cultura di massa fu da subito evidente: già nel 2002 in una serie televisiva si utilizzò per la prima volta il termine googlare. Nel 2006 l’Oxford English Dictionary introdusse ufficialmente il verbo “to Google” per indicare la ricerca su Internet. Ad oggi è ormai evidente l’equazione tra i servizi dell’azienda e una comune ricerca su Internet

I COLORI DEL LOGO – Anche la scelta dei colori del logo ha un preciso significato: i fondatori hanno infatti voluto utilizzare i colori primari partendo dal blu, il rosso, per poi passare al giallo e tornare al blu. A un certo punto, però, subentra il verde, che non è un colore primario, per poi concludersi con il rosso. Un segnale di come la società voglia far capire che pensa diversamente e non segue le regole

IL BIANCO DELLA HOME – Da sempre la home del sito è un inno allo stile minimal: poche voci, il logo dell’azienda al centro e tanto bianco. Una scelta che, però, non è stata voluta: infatti, i due fondatori all’inizio non avevano grande esperienza di linguaggio Html, per questo non diedero importanza all’impatto complessivo. Dal 2001 una piccola modifica: le scelte, prima a sinistra, furono portate al centro, prima di essere poi traslate a destra

MI SENTO FORTUNATO – Da sempre esiste sulla home di Google il tasto “Mi sento fortunato”, che all’inizio mostrava i risultati più popolari sul motore di ricerca, azzerando di fatto ogni ranking o contenuto sponsorizzato. Una scelta che è costata quasi 100 milioni l’anno al motore di ricerca, che da tempo ha infatti deciso di cambiare: oggi cliccando il tasto si approda nell’archivio dei doodle

I DOODLE – Quando apriamo la pagina del motore di ricerca, spesso troviamo simpatici disegni che ricordano determinate ricorrenze: sono i cosiddetti doodle, usati per la prima volta nel 1998, quando Page e Brin usarono il “Burning man stick” dietro una delle O di Google, per informare gli utenti che erano fuori ufficio. Infatti, stavano partecipando al celebre festival in Nevada

IL MOTTO – Google non ha un motto ufficiale, ma una sorta di unità di intenti: “Do the right thing; don’t be evil. Honesty and integrity in all we do. Our business practices are beyond reproach. We make money by doing good things”. Tradotto significa: “Fai la cosa giusta, non essere cattivo. Onestà e integrità in tutto ciò che facciamo. Le nostre pratiche commerciali sono irreprensibili. Guadagniamo facendo del bene”. La frase, spesso ridotta a “Don’t be evil”, è un po’ impegnativa: per questo oggi non è più presente nel codice di condotta dei dipendenti

L’OCCASIONE MANCATA DI YAHOO – Non tutti sanno che Page e Brin, dopo aver creato la prima versione del motore di ricerca, proposero il loro lavoro a Yahoo, dicendo che volevano essere comprati per un milione di dollari. La società mostrò poco interesse allora, salvo poi ricredersi pochi anni più tardi, nel 2002, quando offrì tre miliardi di dollari. Offerta che Page e Brin rifiutarono. Oggi Google vale quasi 200 volte di più
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