Si tratta di un’etichetta che i due social network hanno applicato ad alcuni post del presidente americano che, con il suo invito, ha suggerito una prassi vietata e quindi illegale, in vista delle elezioni presidenziali del novembre prossimo
“Questo tweet ha violato le regole di Twitter sull'integrità civica ed elettorale. Tuttavia, Twitter ha stabilito che potrebbe essere nell'interesse del pubblico che il tweet rimanga accessibile”. E’ questa l’etichetta che la popolare piattaforma di microblogging ha deciso di applicare ad alcuni post pubblicati da Donald Trump, in cui il tycoon invita la popolazione americana a votare due volte (una per posta e una di persona) per testare il sistema elettorale, una prassi vietata e quindi illegale. Il tutto in vista delle prossime elezioni presidenziali di Usa 2020, in programma a novembre.
Le scelte di Twitter e Facebook
Se Twitter, dunque, ha deciso di proporre questa sorta di avvertimento a due tweet del presidente degli Stati Uniti d’America, non rimossi, anche Facebook ha preso una decisione in merito, ovvero quella di rimuovere i video di una recente intervista in cui lo stesso tycoon lanciava il suo personale suggerimento. "Vorrei essere perfettamente chiaro: votare due volte è illegale, non importa chi te lo dica", ha spiegato il procuratore generale del Michigan, Dana Nessel in una dichiarazione in risposta ai commenti di Trump e come riportato dalla Cnn. "L'idea del presidente è fantastica per le persone che cercano di andare in prigione. Il mio ufficio perseguirà nella misura massima prevista dalla legge chiunque infranga intenzionalmente le nostre leggi elettorali", ha spiegato.
I rapporti tra Trump e i social network
Si tratta, in riferimento al tema della doppia votazione segnalata da Donald Trump, dell'ultimo intervento delle piattaforme social contro il presidente americano. E’ di maggio scorso la notizia che proprio il tycoon aveva firmato un “ordine esecutivo” per cui, in sintesi, i social media non godranno più dell’immunità legale completa contro eventuali cause per i contenuti delle loro piattaforme. La scure di Trump si era abbattuta sui social network, dopo che proprio Twitter aveva “corretto” alcuni cinguettii presidenziali che equiparavano il voto per corrispondenza a veri e propri brogli elettorali. Di recente, un post retwittato da Trump, è stato rimosso perché la stessa piattaforma di microblogging lo ha considerato come fuorviante, non rispettando le regole interne. Come aveva spiegato anche la Cnn, il post in questione tendeva a ridurre il bilancio delle vittime di coronavirus negli Stati Uniti d’America. Il tweet originario era di "Mel Q", un seguace della teoria cospirazionista QAnon e affermava che i Centers for Disease Control and Prevention avevano "tranquillamente aggiornato il numero dei morti di Covid ammettendo che solo il 6% delle vittime riportate, circa 9000, sono decedute davvero per il Covid". Sotto accusa, da parte di Facebook, era finito anche un post in cui il presidente americano aveva affermato che i bimbi sono "quasi immuni" al Covid-19. Il contenuto del post, rimosso dal social network di Mark Zuckerberg, includeva “false affermazioni" e costituiva “una violazione delle politiche sulla disinformazione", come affermato da Facebook stesso. Nel post sull'immunità dei bambini, poi censurato, era allegato un filmato in cui il presidente Trump parlava del coronavirus in un'intervista a Fox News.