Napoli, De Laurentiis: “Ho vinto e ora cambio il calcio”

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Il patron dei partenopei ha concesso a “La Repubblica” una lunga riflessione, partendo dalla storica vittoria del terzo scudetto e arrivando, più in generale, ad affrontare una serie di temi legati al sistema calcio. "Vogliamo far sì che allo stadio si possa rimanere tutta la giornata a divertirsi, a mangiare? Io allo stadio celebrerei i matrimoni e le prime comunioni", ha spiegato

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La vittoria del terzo scudetto con il suo Napoli e la voglia di riformare il mondo del calcio, dagli stadi alle leggi che lo circondano. E’ un fiume in piena Aurelio De Laurentiis, che ha parlato a tutto tondo, in un’intervista concessa a “La Repubblica”, dell’impresa dei partenopei e del calcio a 360 gradi.

Da Ancelotti al “condottiero” Spalletti

"Con Ancelotti e Gattuso erano accadute delle cose che non mi avevano convinto, quindi mi sono finalmente liberato di tutti quei giocatori che io trovavo un po' demotivati e non potevano portarmi dove volevo. Sentivo il bisogno di aria nuova. E avevamo già individuato da tre anni Kvaratskhelia in Georgia, ma era il periodo Covid, avevamo perso 258 milioni, ci chiedevano molti soldi". Così in presidente del Napoli ha riassunto alcuni recenti momenti della storia del suo Napoli, arrivato proprio negli scorsi giorni al traguardo, storico, del terzo tricolore. "Se sono sicuro di poter tenere tutti al Napoli l'anno prossimo? Non solo: vorrei aggiungerne altri. Mi piacerebbe avere un americano. Ma non vorrei mandare via nessuno dei nostri", ha rassicurato. C’è spazio, ovviamente, anche per Luciano Spalletti, tecnico del Napoli scudettato, definito "un condottiero, un grande affabulatore: tutti dovrebbero studiarlo, c'è sempre da imparare da lui". 

L’appello al governo Meloni

A proposito del sistema calcio, il patron dei partenopei ha lanciato un appello al governo Meloni. "Melandri ha fatto dei guai inimmaginabili. Nel cinema ci ha massacrato e nel calcio ha fatto una legge che strozza: per questo grandi società come Inter, Juventus, Milan, Roma non ce la fanno con i bilanci".  Per questo motivo, ha proseguito, “chiedo alla premier Giorgia Meloni, poiché ci sono 28 milioni di elettori appassionati di calcio, di sedersi con noi cinque minuti e di liberalizzare il modello per poter ottenere un fatturato che renda tutti felici e competitivi, senza debiti. Perché dobbiamo venire dopo Inghilterra, Spagna e forse Germania? È ridicolo".  Infine, un focus sulle strutture. "Abbiamo un grandissimo problema con gli stadi: tranne qualche rara eccezione, sono obsoleti, la partita si vede male, c'è la pista d'atletica, come a Napoli o a Roma. E poi, vogliamo portarvi le famiglie? Vogliamo far sì che allo stadio si possa rimanere tutta la giornata a divertirsi, a mangiare? Io allo stadio celebrerei i matrimoni e le prime comunioni. Magari la Chiesa si potrebbe inquietare, ma basterebbe montare un altare benedetto, noi lo abbiamo fatto in ritiro a Dimaro: quante volte è venuto il cardinale Sepe a officiare la messa e nessuno si è mai scandalizzato?”, ha concluso De Laurentiis. “Il campo di calcio è sottostimato e sottoutilizzato, potrebbe produrre dei benefici sul fatturato".

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