Sean Combs: La resa dei conti, Puff Daddy contro docuserie Netflix. C'è anche il trailer
Serie TVÈ da oggi disponibile la docuserie in quattro parti prodotta da 50 Cent, che indaga l’ascesa e il declino di Puff Daddy. Il rapper è stato condannato a quattro anni e due mesi di reclusione perché colpevole di due capi di imputazione per trasporto ai fini di prostituzione. Un suo portavoce ha però contestato il lavoro, che sfrutterebbe senza autorizzazione "filmati rubati". Immediata la replica di Netflix
Da oggi martedì 2 dicembre su Netflix (visibile anche su Sky Glass, Sky Q e tramite app su NOW Smart Stick) è disponibile la docuserie in quattro parti Sean Combs: La resa dei conti, che indaga l’ascesa e il declino di Puff Daddy. Dopo il processo a New York, il rapper e produttore musicale è stato condannato a quattro anni e due mesi di reclusione perché riconosciuto colpevole di due capi di imputazione per trasporto ai fini di prostituzione, cioè per aver organizzato e agevolato il trasferimento di sex workers per farli partecipare a festini a base di sesso e droga chiamati freak-offs. Il fondatore della Bad Boy Records è stato invece assolto da altre tre accuse più gravi, rispettivamente una per tratta di esseri umani a scopo sessuale e due per associazione a delinquere (cioè come presunto capo di un’organizzazione criminale per lo sfruttamento sessuale). Inizialmente, Puff Daddy rischiava l’ergastolo. Ora potrebbe essere rilasciato di prigione l’8 maggio 2028.
Nel frattempo, Netflix ha pubblicato il trailer di Sean Combs: La resa dei conti, che individua come produttore esecutivo Curtis “50 Cent” Jackson e come regista la vincitrice di un Emmy Award Alexandria Stapleton. Secondo la sinossi ufficiale, la serie costituisce “un’analisi sconcertante del magnate dei media, leggenda della musica e criminale condannato”. Il trailer inizia con un video di P. Diddy girato sei giorni prima dell’arresto avvenuto nel settembre 2024. “Dobbiamo trovare qualcuno che lavori con noi e che abbia lavorato nel settore più sporco. Stiamo perdendo”, dice al telefono. “Nella vita ci saranno sempre persone cattive e persone buone. Devi scegliere da che parte stare”, dice in un’altra occasione. In un’intervista a Tudum, Stapleton ha dichiarato: “Essere una donna nel settore e aver vissuto il movimento #MeToo, vedere i giganti della musica e del cinema sotto processo e sapere quali ne sono stati gli esiti...Quando Cassie ha ritirato la causa, ho pensato che la situazione avrebbe potuto prendere un milione di direzioni diverse”. La regista ha citato l’ex fidanzata di Puff Daddy, Casandra “Cassie” Ventura che, come emerge in un video del 2016, il rapper aveva aggredito e picchiato in un hotel. “Mi chiedevo come avesse la sicurezza di andare là fuori contro un magnate come Sean Combs. Come regista, ho capito subito che si trattava di uno stress test per capire se fossimo cambiati come cultura, per quanto riguarda la capacità di elaborare accuse come questa in modo equo”. Infatti, “non si tratta solo della storia di Sean Combs o di Cassie, o della storia di una qualsiasi delle vittime, o delle accuse contro di lui, o del processo. In definitiva, questa storia è uno specchio [che riflette noi] come pubblico, e di ciò che stiamo dicendo quando mettiamo le nostre celebrità su un piedistallo così alto. Spero che [questo documentario] sia un campanello d'allarme sul modo in cui idolatriamo le persone e per capire che ognuno è un essere umano”. Come ha precisato Netflix, la serie include “filmati intimi, girati con la conoscenza di Combs, nei sei giorni precedenti al suo arresto e all’incriminazione. All’epoca, Combs era sotto inchiesta federale”.
Premesso il rischio spoiler, tra gli intervistati nella docuserie compaiono anche due giurati, che hanno raccontato il processo di formazione del verdetto. In merito alla violenza di Sean Combs ai danni di Cassie Ventura, la giurata 160 ha spiegato che “è imperdonabile, sinceramente. Non puoi picchiare quella ragazzina in quel modo...[ma] la violenza domestica non era tra le accuse”. Il giurato 75, invece, ha affermato di essere stato confuso sulla colpevolezza di Puff Daddy, dal momento che Ventura è rimasta, pur tra alti e bassi, nella relazione per 11 anni. “Il giorno dopo, il giorno dopo ancora [dopo episodi di violenza domestica], se vedete come tornano insieme e si scambiano messaggi come se niente fosse successo. Quindi ora siamo confusi...cosa sta succedendo qui?”, si è domandato. “Lui la picchia, e un minuto dopo vanno a cena e in viaggio. È come andare avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro. Questa è la mia risposta. Voglio dire, se qualcosa non ti piace, te ne vai completamente. Non puoi avere entrambe le cose”.
In ogni caso, dopo l’uscita del trailer, un portavoce di Sean Combs ha disprezzato apertamente la docuserie. “Il cosiddetto “documentario” di Netflix è un vergognoso colpo di stato”, ha dichiarato. Per il rapper, infatti, “Netflix si è basata su filmati rubati, la cui diffusione non è mai stata autorizzata. Come sanno Netflix e il CEO Ted Sarandos, il signor Combs ha accumulato filmati da quando aveva 19 anni per raccontare la sua storia, a modo suo. È fondamentalmente ingiusto e illegale che Netflix si appropri indebitamente di quell’opera”. Inoltre, il produttore 50 Cent sarebbe “un avversario di lunga data con una vendette personale che ha passato troppo tempo a diffamare il signor Combs”, e sarebbe quindi “sconcertante che Netflix gli abbia affidato il controllo creativo”. Un rappresentante di Netflix ha però controreplicato a Variety con le parole di Alexandria Stapleton: “Ci siamo rivolti a noi, abbiamo ottenuto il filmato legalmente e disponiamo dei diritti necessari. Abbiamo mosso cielo e terra per mantenere riservata l'identità del regista. Una cosa di Sean Combs è che si filma sempre, ed è stata un’ossessione per decenni. Abbiamo anche contattato più volte il team legale di Sean Combs per un’intervista e un commento, ma non abbiamo ricevuto risposta”.
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