Un’estate fa, finisce qua la storia di noi due. La recensione del finale di stagione
Nell’ottavo e ultimo episodio della serie Sky Original, disponibile su Sky On Demand e in streaming su Now, Elio (interpretato da Lino Guanciale e Filippo Scotti) rivive la notte 3 luglio del 1990 e scopre finalmente l’identità dell’assassino di Arianna (Antonia Fotaras)
“E finisce qua la storia di noi due/Due persone che si perdono/L'autostrada è là/Ma ci regalerà/Un autunno malinconico”. Le ultime strofe della canzone Un’Estate fa (davvero riuscita questa versione eseguita da Francesca Michielin con gli Altar Boy) sono uno struggente, azzeccato ed emozionate addio per questo sorprendente finale di stagione, andato in onda in esclusiva su Sky e in streaming solo su Now, disponibile anche on demand. La musica è finita. Gli amici se ne vanno. I Nemici pure. Cala il sipario allo stadio San Paolo di Napoli. La notte del 3 luglio del 1990 non sarà magica per gli Azzurri, l’inno di Mameli urlato a squarciagola si trasfigura nel silenzio assordante della delusione. L'Argentina di Maradona vince ai rigori la semifinale. Anche per questo Elio tenta di riscrivere la Storia e salvare Arianna dal suo destino di morte. Simile alll’Apprendista stregone protagonista del celebre poema sinfonico, il futuro avvocato si trova a governare forze ingovernabili. Perché la nostra memoria è sempre selettiva, non oggettiva. Al pari dell’amore. E per citare l’aforisma di Friedrich Nietzsche: "Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato”.
Cosa resterà di questi anni 90
Se la donna dei sogni di Gori è Monica Vitti, di contro, l’oggetto del desiderio dell’ispettore Zancan è un Commodore 64. La camera di Filippo Branca è uno squarcio nel tempo, uno spazio congelato in cui gli anni Novanta non se ne sono mai andati. Tra mangianastri e televisore con tubo catodico, l’ex fidanzato di Arianna è rimasto all’estate di 30 anni fa. La sua rabbia, la sua follia, lo rendono il colpevole ideale, ma al personaggio magistralmente interpretato da Paolo Pierobon non piace vincere facile. È come Omar Sivori, prevede quello che accadrà. E per Elio una fede nuziale portata al collo può trasformarsi in un nodo scorsoio di quelli usati per le impiccagioni. In fondo Zancan è la nemesi di Elio, un poliziotto solitario e ruvido, che degli Novanta rimpiange solo il sapore delle sigarette, un ispettore che è stato sposato con una donna in fissa per Nek, Ramazzotti e Paola e Chiara, mentre Zancan febbricitava per i Nirvana, I Pearl Jam e i Rage Against Machine. La vita, a volte, è davvero strana.
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Il monologo finale di Lino Guanciale
"Cosa mi ricordo di quell’estate? Mi ricordo che non dormivamo mai e che la musica era bellissima e che avevamo sempre tutto il tempo. Mi ricordo che eravamo felici, e mi ricordo che il mondo ci faceva paura. Perché niente era veramente nelle nostre mani. Ricordo che ogni nostro pensiero puntava all’infinito, ma che ogni caduta ci ammazzava. Mi ricordo che eravamo sicuri di poter avere tutto, senza sapere che anche il sogno più grande può morire in un attimo come la nostra giovinezza. O magari avevamo ragione allora, quando pensavamo che bastava volerlo per poter cambiare le cose. Viviamo vite come fossero binari, ma basta che un rigore vada diversamente per cambiare tutto, il passato, il presente, il futuro. La vita, in fondo, è una questione di centimetri. Il futuro: quello che sarebbe potuto essere, quello che sarebbe stato giusto, quello che non sarà mai”.
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Rigori e rimorsi
Con questo toccante monologo, recitato da Lino Guanciale guardando dritto in faccia gli spettatori si chiude la serie Un’Estate fa. L’inizio è la fine. La fine è l’inizio. Si sa: gli uomini fanno progetti e gli dei ridono. È stato un incidente a uccidere Arianna. A volte le magnifiche ossessioni causano terrificanti conseguenze. Elio ha spinto involontariamente la ragazza. Ma da Costanza (interpretata da adulta da un'ottima Claudia Pandolfi) ad Adriano, tutti hanno protetto l’amico timido e fragile. E in un multiverso festoso, Aldo Serena segna l’ultimo rigore è l’Italia va in finale al Mondiale. Solo che il rimorso riemerge come un’automobile Panda rimasta sul fondo per 30 anni. Magari un viaggio in Perù con la moglie Isotta e la figlia Alice lenirà il dolore. Tuttavia aveva ragione Seneca: “La principale e la più grave punizione per chi ha commesso una colpa sta nel sentirsi colpevole”.
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Il sorriso della Gioconda
Il sorriso di Arianna su cui si chiude l’ottavo e ultimo episodio di Un’Estate fa è misterioso quanto quello della Gioconda e in fondo questo finale di stagione perturba e intriga come la Monna Lisa. Il thriller transgenerazionale prodotto da Sky Studios e Fabula Pictures ha trasfigurato un cold case in un ipnotico viaggio alla scoperta di una stagione sospesa tra inferno e paradiso, tra amore e morte, passione e ossessione. Grazie ai costumi, la scenografia, la fotografia, gli anni Novanta non sono una corriva cornice, un Bric-à-brac concepito per catturare la febbre per vintage che impazza in parecchie serie sparse per il globo terracqueo. La forma, in questo caso, è contenuto. Sulle note di una colonna sonora brillante e sfiziosa che non si limita solo a proporci le hit dell’epoca, ci si appassiona all’educazione sentimentale e non solo di un gruppo di adolescenti molto variegato. E quando la stagione dell’amore danza con quella del rimpianto, l’emozione non si attenua. Insomma, come cantava Battiato: “I desideri non invecchiano quasi mai con l’età”. Al pari delle serie tv di qualità.