Un’estate fa, luci e ombre dal passato. La recensione dell’episodio 7 della serie Sky

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Paolo Nizza

Paolo Nizza

Disponibile su Sky e in streaming su Now, la penultima puntata del thriller transgenerazionale svela il ritorno di un personaggio inaspettato, mentre Elio (interpretato da Lino Guanciale e Filippo Scotti) cerca di chiarirsi con l’amico del cuore Adriano

“E ci ritroviamo in alto mare/In alto mare/Per poi lasciarsi andare/Sull'onda che ti butta giù/E poi ti scaglia verso il blu”. La voce calda e avvolgente di Loredana Bertè ci introduce nelle atmosfere del settimo episodio di Un’Estate fa, in esclusiva su Sky e in streaming solo su Now (LO SPECIALE - COSA C'È DA SAPERE), disponibile anche on demand. Le indagini sull’avvocato Elio Santamaria, non proprio un cittadino al di sopra di ogni sospetto, stanno per concludersi. Solo che aveva ragione il mistico e poeta persiano Gialal al-Din Rumi, contemporaneo di Dante Alighieri: “La verità era uno specchio che, cadendo, si rupe. Ciascuno ne prese un pezzo e, vedendovi riflessa la propria immagine, credette di possedere l'intera verità”. Sicché, Lino Guanciale a bordo della sua fiammeggiante Mercedes 380 SL viaggia tra passato e presente alla ricerca della memoria perduta. Così, mentre il 30 giugno del 1990 l’Italia batte l’Irlanda uno a zero grazie a un gol di Totò Schillaci, padri e figli e financo figlie, parimenti al romanzo di Ivan Turgenev cercano di comprendersi e di ritrovarsi., Infine la promessa di bersi un paio di birrette dopo 30 anni, andrebbe mantenuta. Ma la realtà ha in serbo altri progetti per i protagonisti della serie prodotta da Sky Studios e Fabula Picture.

 

Ritorno al futuro

Il tempo sa essere più freddo della morte. I numeri non hanno anima eppure soffrono di solitudine, specie se primi. Forse per questo l’episodio 7 di Un’estate fa inizia con una data: quel mortifero 3 luglio del 1990 in cui Moretti Arianna venne assassinata. Eppure, il linguaggio asettico, burocratico di un interrogatorio in un commissariato di polizia è capace di lasciarsi andare ai sentimenti e alla loro forza. Soprattutto se a deporre è Vitellini Adriano (da adulto interpretato da Massimo De Santis). Tra ricatti e infamate, il colore dei soldi si intona con tutto, ma al migliore amico di Elio importa alcunché del denaro, dei milioni in lire, del vecchio conio. Perché, Adriano, il re del cazzeggio (la definizione è sua), quell’estate stava per morire, a causa di un tumore. E non bastano Fedez, Tananai, Mara Sattei che cantano La dolce vita. La panacea, invece, si incarna in Elio che in modalità ritorno al futuro, svela all’amico, quello che accadrà, tra l’avvento di Internet, la rivoluzione dei telefoni cellulari e il bellissimo scudetto vinto dalla Roma nel 2001.

 

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La luna e i falò

Talvolta, i protagonisti di Un’estate fa, sembrano i giocatori del calciobalilla. Sagome incatenate al loro destino, figure bloccate nelle proprie ossessioni o colpe come i Prigioni scolpiti da Michelangelo. E in fondo Elio con il suo dolente e allucinato vagabondare tra gli anni Novanta e i giorni nostri, tenta novello Spartaco di cambiare l’ordine costituito. Ma è un’impresa da Titano e Prometeo, come è noto, non ha fatto una fine bellissima. Meglio quindi optare per un più soave e disimpegnato falò sulla spiaggia, mentre i New Order intonano Blue Monday. Certo, a 30 anni di distanza, rifare il rendez-vous di fronte al mare può essere letale. Il ridicolo è dietro l’angolo. Si rischia un falò delle vanità. Però ne vale la pena perché la felicità è una polaroid che sfida il tempo e lo spazio. E il segreto non è scappare guardando indietro, ma correre in avanti. È lì che stanno le cose belle.

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Quando la prima serata iniziava alle 20:30

Ineluttabile quanto una sentenza, l’ispettore Zancan (Paolo Pierobon) ci pone un interrogativo perturbante: “Da quand’è che le persone normali hanno cominciato ad andare a letto più tardi? I film in prima serata una volta cominciavano alle 20:30”.

Quello, che più prosaicamente sappiamo è che l’occhiuto tutore dell’ordine, con l’aiuto del fido Gori, ha fatto sovente le ore piccole per pedinare i tanti sospettati dell’assassinio di Arianna. Ma come si suol dire: se sono rose fioriranno. È, infatti, Filippo, l’ex fidanzato della ragazza attualmente impiegato come fioraio, il nome nuovo su cui indagare. Nella sua modesta dimora si cela un altare che tracima di foto di Arianna. Una sorta di morboso Toconoma che ricorda quello visto in Sbatti il mostro in prima pagina, il cult movie diretto da Marco Bellocchio nel 1972. L’amore purtroppo può essere tossico, soprattutto se non più corrisposto. Non a caso l’episodio 7 di Un’estate fa si chiude con Haddawy che sussurra “What is love?/Oh baby, don't hurt me/Don't hurt me/No more".

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