Un’estate fa; sesso bugie e videotape, la recensione dell’episodio 6 della serie Sky
Tra polaroid, video e relazioni extraconiugali, Arianna rivela un lato sorprendente del proprio carattere, mentre Elio (Lino Guanciale) inizia a sospettare che uno dei suoi migliori amici potrebbe essere l’assassino. L’episodio 6 del thriller transgenerazionale è disponibile su Sky On Demand e su Now
Il sesto episodio di Un’estate fa (LO SPECIALE - TUTTO QUELLO CHE BISOGNA SAPERE - LA RECENSIONE DEL QUINTO EPISODIO), disponibile su Sky On Demand e su Now, è come un caffè preparato con la moka. L’acqua da fredda diventa bollente, la miscela passa dalla forma solida a quella liquida. La bevanda può risultare un efficace stimolante per la mente e per il corpo, ma può pure trasformarsi in un’arma e bruciarti il palato o sfigurarti il volto, come accade a Gloria Grahame in Il Grande Caldo capolavoro noir diretto da Fritz Lang nel 1953. Una puntata che corrobora e stimola quanto la caffeina e cionondimeno ti lascia senza fiato grazie ad alcune rivelazioni assolutamente inaspettate. Altrettando sorprendente e assolutamente felice l’intuizione di inserire nella colonna sonora Il parco della luna, una delle canzoni meno note, ma altresì straordinaria, di Lucio Dalla. Distribuito nel 1980, il brano contiene dei versi sublimi come un’oliva per un Martini per raccontare la vicenda di Elio: “Anch'io quante volte da bambino ho chiesto aiuto/Quante volte da solo mi sono perduto/Quante volte ho pianto e sono caduto/Guardando le stelle ho chiesto di capire/Come entrare nel mondo dei grandi/senza paura, paura di morire".
I Gufi non sono quelle che sembrano
Un’estate fa, in virtù del suo doppio binario temporale, è una serie in cui, per citare Twin Peaks di David Lynch, i gufi non sono quello che sembrano. Tuttavia, vi è sempre l’eccezione che conferma la regola. E in questa puntata il personaggio di Mamo De Santis (interpretato da Luciano Scarpa e Giulio Tropea) si dimostra egotico, aggressivo, protervo anche in tarda età. Infatti, è il pariolino figlio del deputato democristiano a guardarci con i suoi occhi azzurri e feroci e a esprimere tutto il suo livore nei confronti di Arianna (Antonia Fotaras). A suo dire, la ragazza defunta ha distrutto la carriera del suo augusto genitore, ma a volte sono le colpe dei figli a ricadere sui padri.
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Eliminato l’impossibile resta l’improbabile
Indagare e appuntare indizi, dalle foto sul retro di un tavolo del subbuteo, è stato un’idea peggiore di quella di aggiungere la panna nella pasta alla carbonara. Il tentativo di Elio di trasformarsi in Hercule Poirot ha fatto più danni dell’ozono, almeno per quanto concerne i rapporti con la moglie Isotta. L’avvocato Santamaria si ritrova triste, solitario y final. L’ispettore Zancan (Paolo Pierobon) lo ha messo alle corde e forse manca poco al colpo del knock out. Tuttavia, come in ogni serie crime che si rispetti, la sorpresa è dietro l’angolo . E come insegna il celebre aforisma di Sherlock Holmes, “eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità”.
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Il mio mistero è chiuso in me
Nel carnet da ballo dei possibili indiziati per l’omicidio di Arianna, tocca aggiungere Mamo, il figlio dell’onorevole, e Roberto Jacopini, professore coniugato nonché amante di Arianna in quell’estate degli anni Novanta. Ma la soluzione dell’enigma si cela nell’anima tormentata e imperscrutabile di un’adolescente forse cresciuta troppo in fretta. Viene in mente l’aria della Turandot: “Ma il mio mistero è chiuso in me, il nome mio nessun saprà”. Quelle polaroid gettate sul tavolo che inchiodano Mamo all sua dipendenza per la cocaina, quel ricatto espresso quasi come fosse un gioco, una rivalsa contro il mondo degli adulti, sono la cartina di tornasole di un io diviso. Eppure per certi versi quell’estate resterà per molti la piu bella della propria vita e al tempo stesso la più terribile.
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Indagine su un amico al di sopra di ogni sospetto
Una partita di pallavolo in spiaggia sotto il sole di un’estate italiana. Rivedersi dopo 30 anni in un video e scoprire quanto eravamo belli da giovani, nonostante i brufoli. Ma la memoria modifica il passato e come in Blow Up di Michelangelo Antonioni basta un dettaglio in apparenza insignificante a far crollare un mondo. E ti accorgi che forse il colpevole ti è sempre stato seduto accanto in quelle notti magiche in cui aspettavi un gol e magari pure l’amore.