John Lydon alias Johnny Rotten: "Donald Trump è il Sex Pistols della politica"

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Camilla Sernagiotto

Camilla Sernagiotto

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Il frontman della leggendaria band punk inglese,  conosciuto a livello mondiale come Johnny Rotten, torna a parlare di politica, in un’intervista che mescola ironia, aneddoti e giudizi taglienti. Parlando con il quotidiano britannico The Mirror, l’artista ha offerto un ritratto pungente e sarcastico di due figure chiave della politica contemporanea: Nigel Farage e Donald Trump

John Lydon, tra sarcasmo e provocazione, ha parlato nelle scorse ore di Nigel Farage e Donald Trump

L’anima ribelle del punk, conosciuto a livello mondiale come Johnny Rotten e simbolo dell’anima più irriverente dei Sex Pistols, non ha mai avuto paura di dire ciò che pensa. E anche stavolta, non si smentisce: nell’intervista concessa al quotidiano britannico The Mirror, l’artista ha offerto un ritratto pungente e sarcastico di due figure chiave della politica contemporanea: Nigel Farage e Donald Trump.
Con la sua consueta verve dissacrante, Lydon ha accostato Farage a un ambulante da luna park e ha definito Trump “i Sex Pistols della politica”, espressione che racchiude perfettamente la sua visione del potere e della ribellione. Oggi, da leader dei Public Image Limited, il musicista continua a unire provocazione e riflessione, anche quando parla di politica.

Lydon: “Nigel Farage è come un venditore da fiera”

Prima di affrontare il tema politico, Lydon ha espresso anche la propria opinione sulla monarchia britannica. Pur dichiarando di non avere nulla contro i reali “come esseri umani”, ha affermato che vivono “in una gabbia per uccelli” e che su di loro “si spende troppo”.
Da lì, il discorso è scivolato su Nigel Farage, leader del Reform UK, descritto con una delle sue tipiche metafore corrosive: “Nigel Farage è come qualcuno che incontreresti a una fiera e ti chiederebbe ‘vuoi comprare uno di questi orologi?’”.

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Il caotico incontro con Donald Trump

Nella stessa intervista, Lydon ha rievocato un episodio risalente ai tempi dei VH1 Music Awards, ai quali aveva partecipato con la moglie Nora, scomparsa nel 2023. “Avevo un programma chiamato Rotten Radio e fui invitato all’evento. La mia adorata moglie venne con me”, ha raccontato al Mirror
L’artista ha poi descritto una scena dai contorni quasi grotteschi: “Trump stava entrando con Jennifer Lopez e Nora pestò per errore il suo vestito, strappando lo strascico. Si infuriarono con noi. Fu un magnifico fiasco. Trump è i Sex Pistols della politica”.
Pur riconoscendo al tycoon una certa affinità con lo spirito del caos punk, Lydon ha ammesso senza mezzi termini: “L’ho incontrato una volta e non mi è piaciuto”.

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Tra entusiasmo e disillusione: legame contraddittorio

Il rapporto di Lydon con Donald Trump è stato negli anni un’altalena continua di fascinazione e fastidio. Nel marzo 2017, durante un’apparizione a Good Morning Britain su ITV, il cantante aveva difeso Brexit, Nigel Farage e lo stesso Trump, definendo “fantastico” l’incontro con il politico britannico.
In quell’occasione, parlando dell’allora presidente americano, aveva detto: “Ci sono molti, moltissimi problemi con lui come essere umano, ma… potrebbe darsi che qualcosa di buono nasca da quella situazione, perché terrorizza i politici. È una gioia da osservare per me. Posso dire che potrebbe persino essere un amico”.
Poche settimane più tardi ribadì le proprie parole, descrivendo Trump come “assolutamente magnifico” e “un gatto tra i piccioni”. Tuttavia, in un’intervista a Virgin Radio precisò di essere stato “frainteso”: “L’America ha ora un nuovo Presidente, e che ti piaccia o meno, devi sostenerlo o distruggerai il Paese. Bisogna far funzionare le cose”.
Poi aggiunse: “Gli atteggiamenti che si stanno riversando su di lui sono stupidi e sbagliati. Ha questioni finanziarie e d’affari che ci affascinano tutti, ma accusarlo di razzismo senza prove è ingiusto, e finché non ci saranno prove, dirò che è sbagliato”.

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Lydon: “Voterò per Trump, ma non lo sopporto"

Nel 2020, alla vigilia delle elezioni statunitensi, Lydon dichiarò pubblicamente che avrebbe votato per Donald Trump, giudicando Joe Biden “incapace” di guidare gli Stati Uniti. Pochi mesi dopo ribadì la propria scelta: “Ha perfettamente senso per me votare per una persona che parla davvero della gente come me”.
Poi aggiunse, con la consueta provocazione: “Trump non è un politico. Non ha mai detto di esserlo. Quanto è straordinario, quanto è meravigliosamente insolito per persone come me? Siamo stanchi delle vostre idee intellettuali di sinistra. Non ne possiamo più. Parlate sciocchezze. Tutto ciò che fate manca il bersaglio rispetto a chi è la gente comune…”.
Negli anni successivi, però, la sua visione si è fatta più amara. In un’intervista concessa a NME, Lydon ha ammesso: “È uno dei piccoli esseri più orribili che io abbia mai visto. Non mi piacerà mai. Voterò per lui, ma solo questo”.

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Sul palco e oltre: la provocazione continua

Oggi John Lydon continua a portare in giro la sua visione del mondo con Untamed, Unscripted & Uncensored, un tour di spoken word che unisce racconto, memoria e ironia. Il prossimo mese tornerà con i Public Image Ltd. per una nuova serie di concerti legata al tour This Is Not The Last Tour.
Instancabile, diretto e sempre fedele al suo spirito anarchico, Lydon resta una delle voci più imprevedibili del panorama musicale e culturale, capace di passare dalla satira alla critica politica senza mai smettere di provocare.

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