Bruce Springsteen ha attaccato Trump al concerto di San Siro

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La sera di lunedì 30 giugno, durante il concerto a Milano in compagnia della E Street Band, il Boss ha puntato il dito contro l’attuale Presidente degli Stati Uniti

“L’America che amo, che per 250 anni è stata faro di speranza, sogni e libertà, è nelle mani di un’amministrazione corrotta, traditrice e incompetente”. La sera di lunedì 30 giugno, durante il concerto allo Stadio San Siro a Milano in compagnia della E Street Band, Bruce Springsteen ha puntato il dito contro l’attuale Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. “Stasera vi chiediamo di sostenere la democrazia, di alzarvi, di far sentire la vostra voce contro l’autoritarismo e di far risuonare la libertà”, ha detto, mentre sui maxischermi passavano i sottotitoli in lingua italiana e poco prima di intonare il brano Land of Hopes and Dreams. “Adesso stanno accadendo delle cose che alterano la vera natura della democrazia dei nostri Paesi e sono troppo importanti per essere ignorate”, ha proseguito, in sostegno della libertà contro “gli abusi di un Presidente non adeguato e di un governo disonesto”. Il Boss ha espresso tutta la sua preoccupazione per l’attuale situazione politica nel suo Paese d’origine: “In America, casa mia, stanno perseguitando le persone che esercitano la libertà di parola e danno voce al loro dissenso. Questo sta succedendo adesso”. E ancora: “Gli uomini più ricchi trovano soddisfazione nell’abbandonare i bambini più poveri al mondo alla malattia e alla morte. Nel mio Paese stanno godendo in modo sadico del dolore inflitto ad onesti lavoratori americani”. Springsteen ha attaccato il governo trumpiano su tutti i fronti: “Stanno abbandonando i nostri più grandi alleati e si stanno alleando con dittatori, contro quelli che lottano per la propria libertà. Stanno definanziando le università americano che non si piegano alle loro richieste ideologiche. Stanno prelevando residenti americani dalle strade senza alcun processo, deportandoli in centri di detenzione e prigioni straniere”. Secondo lui, “la maggioranza dei rappresentanti eletti ha totalmente fallito nel proteggere gli americani”. Nonostante ciò, “l’America di cui ho cantato per voi per circa 50 anni è reale, indipendentemente da tutti i suoi difetti: è un Paese incredibile con persone incredibili. Sopravviveremo a questo momento”. Ha quindi rassicurato il pubblico: “Ho speranza perché credo nella verità enunciata dal grande scrittore americano James Baldwin: “In questo mondo non c’è tutta l’umanità che si vorrebbe esistesse, ma ce n’è abbastanza””. In conclusione, ha intonato la canzone My City of Ruins.

"BENVENUTI NEL TOUR DELLA TERRA DELLA SPERANZA E DEI SOGNI"

“Ciao Milano, ciao San Siro. Siete pronti?”, aveva esordito Bruce Springsteen all’inizio della serata, elegante in camicia bianca, gilet gessato e jeans, prima di esordire con il brano No Surrender tratto dall’album Born in the Usa. Il Boss aveva pubblicato il disco l’anno prima del suo debutto a San Siro, avvenuto il 21 giugno 1985. Quarant’anni dopo, lo stadio era ancora gremito, e sul palco c’era anche il chitarrista Little Seven, tornato a esibirsi dopo l’operazione di appendicite. “Benvenuti nel tour della terra della speranza e dei sogni”, aveva proseguito Springsteen, intento a mostrare “il potere giusto dell’arte, della musica, del rock’n’roll in tempi pericolosi”. L’ultima volta del rocker in Italia era stata due anni fa, dopo il rinvio dello scorso anno delle date milanesi per motivi di salute. Ora è tornato per la penultima tappa del tour europeo, sold out come l’ultima che replicherà giovedì 3 luglio sempre allo Stadio San Siro. Per il finale ha suonato Because the Night, Wrecking Ball, Badlands e Thunder Road, che hanno preceduto i bis di Born in the Usa, Born to Run, Bobby Jean, Dancing in the Dark, 10th Avenue Freeze-Out, Twist and Shout e Chimneys of Freedom.

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