Stranger Things rilancia Child in Time: il ritorno dei Deep Purple

Musica
Giuditta Avellina

Giuditta Avellina

Quando il trailer di Stranger Things 5 ha fatto rimbombare il riff apocalittico di “Child in Time”, milioni di teen e trentenni hanno scoperto che il rock profondo non invecchia mai. Ecco la storia dietro la canzone, il suo significato e perché questa suite di 10 minuti è tornata al centro dell’attenzione

L’effetto Stranger Things Il 16 luglio 2025 il trailer della quinta e ultima stagione di Stranger Things ha sommerso il web con un riff martellante: quello di Child in Time di Deep Purple. Il primo impatto è stato immediato: come per Running Up That Hill di Kate Bush in stagione 4, la canzone anni ’70 ha scalato i trend su Spotify e TikTok, conquistando nuove generazioni. Non è un colpo di fortuna: Stranger Things ha una lunga storia nel reintroduzione di grandi classici – da Metallica a The Police – ma il richiamo di Child in Time è decisamente più profondo e intenso.

“Child in Time”: significato e contesto

Registrata nel dicembre 1969 e pubblicata nel giugno 1970 su Deep Purple in Rock, Child in Time è molto più di un brano: è quasi una suite epica di oltre dieci minuti che esplora temi di guerra, paura e nostalgia della pace. Ian Gillan scrisse parole ispirate alla Guerra Fredda, alternando versi intensi come: “Sweet child in time, you’ll see the line / See the line that’s drawn between good and bad” “See the blind man shooting at the world / Bullets flying…” (“Dolce bambino nel tempo, vedrai la linea / Vedrai la linea tracciata tra il bene e il male”
“Guarda l’uomo cieco che spara al mondo / Volano proiettili…”). Parole che suonavano nel 1970 come una preghiera contro la guerra – Vietnam, tensioni nucleari – e oggi risuonano in un nuovo contesto: il finale della serie, con Hawkins sull’orlo dell’abisso. 

Dietro il riff: dalla jam a capolavoro

Il brano nasce dalla jam di Jon Lord sull’organo Hammond, ispirata alla traccia Bombay Calling di It’s a Beautiful Day. Da qui, Deep Purple costruiscono un crescendo orchestrale, con una chitarra invocante di Ritchie Blackmore e l’ultimo atto vocale di Gillan che tocca acuti folli. Il risultato: un inno che unisce hard rock, progressive e heavy metal, e diventa un marchio indelebile della band. La prima versione live fu registrata in concerto già nell’agosto 1969 e poi immortalata nel leggendario Made in Japan (1972): una performance che miscelava potenza, tecnica e spiritualità rock.

Dietro la leggenda: dettagli che forse non sai

Per Ian Gillan, Child in Time non è mai stata solo una canzone. In più interviste ha raccontato che nacque come una riflessione intima e drammatica sul tempo, sulla paura della guerra nucleare e sulle tensioni della Guerra Fredda. Non a caso, il brano fu accolto come un inno di resistenza in molti Paesi dell’Europa dell’Est, dove venne interpretato come una presa di posizione – potente e non esplicitamente politica – contro l’oppressione del regime comunista.

Dal vivo, negli anni ’70, Child in Time raggiungeva picchi impressionanti, non solo emotivi ma anche fisici: le urla di Gillan erano talmente potenti da essere state paragonate al rumore di un jet in fase di decollo. Un’intensità che, col passare del tempo, ha chiesto il suo tributo: dal 2002 la band ha ritirato il brano dalle esibizioni live, perché la voce di Gillan non riusciva più a sostenere quei picchi estremi. Eppure, anche lontano dai palchi, la canzone ha continuato a vivere. È comparsa in film come Twister e Breaking the Waves, oltre che in documentari come One Day in September, confermando la sua potenza evocativa anche fuori dal contesto musicale.

La suite che resiste al tempo

Child in Time non è tornata alla ribalta solo per nostalgia. Come ha dimostrato Stranger Things, la sua potenza emotiva, la struttura drammatica e il suo messaggio contro la violenza e l’ipocrisia restano più attuali che mai. È una canzone che parla di conflitti, crescita, perdita delle illusioni. E oggi, nel 2025, ha trovato un nuovo pubblico, magari inconsapevole, ma pronto a lasciarsi sconvolgere da un’opera che non ha età. Perché come canta Gillan: “Sweet child in time, you’ll see the line…” (“Dolce bambino nel tempo, vedrai la linea…”). Una linea sottile, tra bene e male, tra passato e presente. Ma che non spezza mai la forza del rock che nasce dal cuore.

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