Ruby Rose contro Sydney Sweeney per Christy: "Hai rovinato il film"

Cinema
Camilla Sernagiotto

Camilla Sernagiotto

©Getty

La conduttrice televisiva, attrice e modella australiana, 39 anni, ha attaccato duramente l'attrice protagonista del biopic che racconta la vita della leggendaria pugile Christy Martin. Secondo lei, la causa del disastro al botteghino sarebbe da attribuire proprio all'interprete principale. Queste accuse hanno scatenato una bufera sui social 

Ruby Rose si scaglia contro Sydney Sweeney, sferrandole un duro attacco dopo il fallimento del film Christy
Il biopic, che racconta la vita della leggendaria pugile Christy Martin con Sydney Sweeney nel ruolo della protagonista, si è rivelato un disastro al botteghino. Al suo debutto nelle sale statunitensi, il film ha incassato soltanto 1,3 milioni di dollari, collocandosi tra le dodici peggiori aperture di sempre per una produzione distribuita in oltre duemila cinema, come riportato da Box Office Mojo.
Sull’onda di questo insuccesso è arrivata una reazione furiosa da parte di Ruby Rose (conduttrice televisiva, attrice e modella australiana, 39 anni, che inizialmente avrebbe dovuto interpretare un personaggio nella pellicola). Rose ha pubblicamente attribuito a Sweeney la responsabilità del tracollo, scatenando una bufera sui social.
“Hai rovinato il film”, ha detto Ruby Rose senza mezzi termini. 

Il messaggio di Ruby Rose

Con un messaggio carico di rabbia apparso su Threads, Ruby Rose ha espresso il proprio disappunto per il destino del film e per la scelta della protagonista. “Il copione originale di Christy era straordinario. Mi aveva cambiato la vita”, ha scritto, ricordando che inizialmente avrebbe dovuto interpretare nella pellicola il personaggio di Cherry. “Chi lavorava al progetto conosceva bene la storia vera. La maggior parte di noi era davvero parte della comunità LGBTQ+. È anche per questo che ho continuato a recitare”. 

 

L’attrice, nota per il suo impegno e per la sua identità lesbica, ha poi aggiunto parole ancora più dure, criticando apertamente Sydney Sweeney: “Il suo ufficio stampa parla del flop dicendo che lo ha fatto ‘per la gente’. Nessuno vuole vedere qualcuno che ci disprezza fingere di essere uno di noi. Sei un’idiota e hai rovinato il film. Christy meritava molto di più”.
Da parte della produzione e dello staff di Sweeney non sono giunti commenti ufficiali alle accuse, ma le parole di Rose hanno rapidamente alimentato il dibattito online.

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Mentre la polemica cresceva, Sydney Sweeney aveva già condiviso sui propri social un messaggio di tono completamente diverso. L’attrice si era detta “profondamente orgogliosa” del lavoro svolto, nonostante i risultati economici inferiori alle aspettative.
“Questa è stata una delle esperienze più importanti della mia vita”, ha scritto su Instagram. “Christy rappresenta la sopravvivenza, il coraggio e la speranza. Con il nostro impegno abbiamo contribuito ad aumentare la consapevolezza sulle vittime di violenza domestica. Tutti abbiamo creduto che la storia di Christy potesse davvero salvare delle vite”. 
Sweeney ha poi concluso: “Se anche una sola donna, grazie a questo film, trova la forza di cercare la propria sicurezza, allora avremo vinto. Sono orgogliosa di questo progetto perché non si fa arte solo per i numeri, ma per lasciare un segno.”

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Una storia vera tra ring e violenza

Il film ripercorre la carriera e la drammatica vita privata di Christy Martin, figura simbolo della boxe femminile. L’atleta sposò nel 1991 il suo allenatore Jim Martin, che quasi vent’anni dopo tentò di ucciderla nella loro casa. L’uomo fu condannato per tentato omicidio di secondo grado.
Oggi Christy Martin, che si identifica come lesbica, è sposata con Lisa Holewyne, ex avversaria sul ring e anch’essa pugile professionista.

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Durante la promozione del film, la stessa Christy Martin aveva elogiato pubblicamente l’interpretazione di Sydney Sweeney. Alla presentazione mondiale del biopic Christy al Toronto International Film Festival, la campionessa aveva commentato: “È riuscita a diventare una persona totalmente diversa da quella che conoscevate. Non era la Sydney bella e sensuale, ma la Christy dura e combattiva. Ed è fantastico. Spacca davvero!”.
Le sue parole, pronunciate davanti al pubblico del TIFF, avevano contribuito a costruire aspettative molto alte attorno al film, poi però disattese al momento dell’uscita in sala.

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Le polemiche che circondano Sydney Sweeney

La vicenda si intreccia con un altro caso che ha coinvolto l’attrice negli ultimi mesi. A luglio, Sweeney è stata al centro di un acceso dibattito per una campagna pubblicitaria di American Eagle che giocava sulla somiglianza tra le parole “jeans” e “genes”, ossia geni. Molti osservatori hanno giudicato il messaggio ambiguo, accusando lo spot di richiamare il linguaggio dell’eugenetica.
Mentre l’attrice rimaneva in silenzio, esponenti conservatori come Megyn Kelly e Donald Trump si erano schierati pubblicamente in sua difesa. Solo a novembre Sweeney ha deciso di commentare l’episodio in un’intervista a GQ, evitando però di rispondere alle accuse di “superiorità genetica”. “Quando avrò qualcosa di serio su cui parlare, la gente mi ascolterà”, ha dichiarato. Pochi mesi prima, ad agosto, era emerso che l’attrice risultava iscritta come elettrice del Partito Repubblicano.

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Una frattura nel mondo di Hollywood

L’esplosione del caso Christy mostra come la tensione tra rappresentazione, autenticità e immagine pubblica possa trasformare un film biografico in terreno di scontro ideologico.

 

Le accuse di Ruby Rose e le difese di Sydney Sweeney evidenziano due visioni opposte: da un lato l’esigenza di un racconto autentico e identitario, dall’altro la volontà di rivendicare l’arte come spazio universale.
In attesa di eventuali risposte ufficiali, resta un dato certo: il film che doveva celebrare la forza e la resilienza di una leggenda della boxe è diventato, suo malgrado, il centro di una delle polemiche più accese dell’anno nel panorama hollywoodiano.

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