Enea, arriva al cinema il film di Pietro Castellitto. L'intervista a Sky TG24. VIDEO

Cinema
Denise Negri

Denise Negri

La seconda opera da regista di Pietro Castellitto è un film, come dice lui, "sul desiderio di sentirsi vivi". Con un cast quasi corale e dopo avere avuto la sua anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia, si trova in sala dall'11 gennaio.

Dissacrante, romantico e ironico. Dialoghi serrati, atmosfera quasi fluida.

Una storia d’amore e di amicizia, una fuga dalla realtà portata alle estreme conseguenze. Dopo essere stato presentato in concorso in laguna, la seconda opera scritta, diretta e interpretata da Pietro Castellitto si intitola“Enea”.

Oltre a lui, nel cast anche Giorgio Quarzo Guarascio, Benedetta Porcaroli, Sergio Castellitto, Chiara Noschese, Adamo Dionisi.

Abbiamo incontrato il regista. Ecco cosa ci ha raccontato di “Enea”.

 

Pietro presentaci tu Enea raccontandoci chi è e come si muove in questa Roma contemporanea

 

“Enea è un ragazzo di quasi 30 anni che viene da una famiglia alto borghese, però “perbene”. Lo voglio specificare perché Enea è mosso dall’esigenza di sentirsi vivo e la paralisi che sente e contro la quale combatte è tipica del suo tempo e non ha nulla a che vedere con la sua famiglia che tra l’altro è anche profondamente umana e questo è un aspetto che ci tengo a ribadire.

Il suo migliore amico si chiama Valentino ed è un aviatore appena battezzato e insieme frequentano i locali più elitari e alla moda di Roma e lentamente capiremo anche che spacciano droga. Raccontato così sembra un film elitario ma non lo è perché il loro desiderio di sentirsi vivi non lo è per nulla, anzi è tipico di tutti i giovani di qualsiasi quartiere, di qualsiasi città.

Loro provano a sentire il movimento della vita, provano a muoversi.

Enea e Valentino hanno avuto il coraggio di muovere l’istinto contro i valori che hanno ereditato, valori che magari li hanno protetti da alcuni mali ma li hanno però ingabbiati dentro orizzonti prestabiliti. Loro invece si muovono in un mondo tutto loro con estrema libertà”.

 

Quanto sei affezionato a questo film?

 

“Moltissimo, forse anche perché l’ultima cosa che fai ti sembra quella più nostalgica. Mentre lo facevo mi rendevo conto che era già “passato” ed è un film che sta al limitare della mia gioventù, visto che ho compiuto 32 anni da poco!”.

 

Nel film c’è molta giovinezza ma anche decadenza. Tuttavia, sei anche riuscito a tratteggiare figure adulte molto belle, come tuo padre (interpretato da tuo padre nella realtà, ossia Sergio) e tua madre interpretata da Chiara Noschese. Vorresti arrivare all’età adulta come loro?

 

“No, per quanto siano persone (personaggi) profondamente umani, no non vorrei invecchiare come loro nel film. A me piacerebbe arrivare all’età adulta come ci sarebbe arrivato Enea…se solo!...(risata).

Comunque, questo film parla anche molto delle persone e dei rapporti umani.

Quello che davvero mi interessava era raccontare le conseguenze della deriva criminale nella quotidianità di tutti i giorni.

Abbiamo quindi un film fatto di pranzi e di situazioni familiari e sottotraccia c’è una storia gangster che non vedrai mai e che ogni tanto improvvisamente raggiunge la vita dei personaggi cogliendoli di soprassalto”.

Ti ha messo in qualche modo sottopressione il fatto di avere con te sul set, a partire da tuo padre, persone che conosci, ami e stimi?

 

“No, sinceramente no. Certo con mio padre potevo avere qualche timore in più, mi chiedevo se fossi mai riuscito a stabilire con lui un rapporto funzionale a quello che volevo ottenere e devo dire che ci sono riuscito senza problemi, anzi conoscere una persona in un contesto di intimità e poi vederla in un contesto formale, trovo che ti aiuta a conoscerla meglio. Ti racconto una cosa: l’altro giorno stavo in uno spogliatoio e mi è passata vicino una persona che aveva lo stesso identico odore di mio padre e mi ha subito pervaso un senso di voglia di vivere, di fare cose, di lavorare! Ho quindi colto quello che mio padre mi lascerà quando morirà, ho colto cosa mi lascerà il suo odore, ossia la voglia di fare cose.

Trovo sia una cosa molto bella che ho pensato pochi giorni fa ma non l’ho detto a mio padre perché me ne vergogno!”.

 

Guardando il tuo film, leggendo il tuo libro “Gli Iperborei” ma anche riflettendo sulla tua prima pellicola “I predatori” personalmente ho sempre la sensazione che ti piace stupire, che ti piace “tirare la corda”, e in qualche modo persino essere disturbante. E’ vero?

 

“Mi piace innanzitutto divertirmi, poi ovviamente non è che uno fa un film a settimana, quindi, quando lo fai cerchi non dico di sbalordire a tutti i costi ma di trovare delle metafore simboliche.

Per riuscire a essere incisivi devi provare anche qualche volta a disturbare.”

 

Trovo anche che in questo film tu abbia raggiunto una ulteriore maturità estetica. Quanto è importante per te l’estetica in una pellicola?

 

Più che l’estetica per me è fondamentale l’atmosfera e l’ho capito soprattutto in questo film dove era ancora più determinante, perché “Enea” è più liquido de “I predatori”. Trovo che l’atmosfera sia quella gabbia invisibile dentro la quale i personaggi si muovono e se quella gabbia è credibile tutto quello che faranno risulterà credibile, anche le cose più estreme.

Se invece quella gabbia manca, lo spettatore non accetterà il trucco.

Questo lo penso davvero, l’estetica ripeto deve essere funzionale alla creazione dell’atmosfera e l’atmosfera la trovi anche mentre scrivi, mentre fai i primi sopralluoghi e non può essere sempre la stessa perché i film riflettono anche i periodi della vita in cui uno quei film li fa”.

 

Come speri che “Enea” venga percepito dal pubblico?

 

“Ognuno naturalmente sceglie come accoglierlo, però credo che se uno lo guarda senza ideologie e preconcetti è impossibile che dica “ah è il classico film del ricco, della borghesia, dei Parioli, della cocaina…no, non c’entra nulla! Quindi chi dice questo dirà una stronzata, poi può non piacere, ma non dite questo che Roma è piccola e io vi pizzico tutti e lo vengo a sapere!” (risata…)

 

approfondimento

Venezia 80: la recensione del film "Enea" di Pietro Castellitto

Spettacolo: Per te