Rapito, la recensione del film di Marco Bellocchio in prima tv questa sera su Sky
CinemaLiberamente ispirato al "Caso Edgardo Mortara", il lungometraggio, in concorso al festival di Cannes, conflitto tra il cattolicesimo e l’ebraismo, sullo sfondo dell’Italia di fine Ottocento. Un’opera impreziosita da un cast in stato di grazia in cui spicca Paolo Pierobon nei panni di Papa Pio IX. in prima tv su Sky lunedì 16 ottobre alle 21.15 su Sky Cinema Uno (e alle 21.45 anche su Sky Cinema Drama), in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in 4K
“Non possumus” ("Non possiamo"), in principio avrebbe dovuto intitolarsi così Rapito, il film di Marco Bellocchio. E da quella locuzione nata dalla frase che gli apostoli Pietro e Giovanni avrebbero pronunciato chi chiedeva loro di non predicare il Vangelo subito dopo la morte di Cristo, ha l'origine lo scontro raccontato dalla pellicola. Presentato in concorso al Festival di Cannes, un lungometraggio che in poco più di due ore con perizia e commozione racconta attraverso una vicenda personale, un periodo fondamentale per la storia d’Italia. Tra Cattolicesimo ed Ebraismo, tra dubbio e fede, un’opera necessaria e potente.
in prima tv su Sky lunedì 16 ottobre alle 21.15 su Sky Cinema Uno (e alle 21.45 anche su Sky Cinema Drama), in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in 4K
Rapito, la trama del film di Marco Bellocchio
È il 23 giugno del 1858, siamo nel quartiere ebraico di Bologna. La gendarmeria pontificia irrompe nell’abitazione della famiglia Mortara. Per ordine del cardinale, sono andati a prendere Edgardo, il loro figlio di sette anni. Secondo le dichiarazioni di una domestica Anna Morisi, ritenuto in punto di morte, a sei mesi, il bambino era stato battezzato in segreto. La legge papale è inappellabile: il bambino deve ricevere un'educazione cattolica. I genitori di Edgardo, Salomone Momolo Mortara e di sua moglie Marianna Padovani sconvolti, faranno di tutto per riavere il figlio. Sostenuta dall'opinione pubblica e dalla comunità ebraica internazionale, la battaglia dei Mortara assume presto una dimensione politica. Ma il Pontefice Pio IX si rifiuta di restituire il ragazzo. Mentre Edgardo cresce nella fede cattolica, il potere temporale della Chiesa volge al termine. Il 20 settembre del 1870, i bersaglieri del IV Corpo d'armata, del generale Raffaele Cadorna, attraverso la breccia di Porta Pia, entrano a Roma e occupano la città che diverrà la capitale del Regno d'Italia.
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Marco Bellocchio, il talento non ha età
Al cinema, l’età non conta alcunché, se si ha ancora qualcosa da dire e soprattutto se si possiede il talento per poterlo esprimere. Ancora una volta Marco Bellocchio, al netto dei suoi 83 anni, si dimostra uno dei cineasti più originali ed energici del panorama mondiale. Dopo il magnifico Esterno notte, il regista racconta un altro rapimento realmente avvenuto. Nel sorprendente Mephisto di Ivan Szabó (premio Oscar nel 1981 come miglior film) il primo ministro dice al protagonista “Lo senti il peso della Storia?”. E Bellocchio, novello Atlante, si fa carico del fardello di un evento complesso tragico e perturbante per trasfigurarlo in un’opera d’arte. Grazie all’emozione quasi materica della fotografia di Francesco Di Giacomo, che rimanda alla pittura risorgimentale italiana, ma pure al celebre quadro di Moritz Daniel Oppenheim Il rapimento di Edgardo Mortara, il film illumina un episodio oscuro del nostro passato per parlarci del nostro presente.
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Paolo Pierobon e un cast in stato di grazia
Non è semplice trasportare sul grande schermo una storia come quella del caso Mortara. E non è un caso che Steven Spielberg abbia deciso di abbandonare questo progetto. Senza contare che parliamo di un periodo storico spesso e volentieri raccontato dalle pellicole firmate da Luigi Magni e pure da Mario Monicelli in Il Marchese del Grillo. Tuttavia, Bellocchio evita con maestria le trappole del bozzettismo e della macchietta. Le sole caricature presenti nel film sono quelle dei giornali e della stampe dell’epoca atte a sbertucciare l’atteggiamento del pontefice. E ancora una volta, dopo Esterno notte, la scelta del cast si rivela quanto mai felice. A partire da Paolo Pierobon. La sua interpretazione di Papa Pio IX è da applausi a scena aperta. Dopo Silvio Berlusconi nella serie tv 1993 e 1994 e il criminale nazista Adolf Eichman, nella pièce teatrale Dove inizia la notte, l’attore dimostra tutto il suo immenso talento nel cogliere le infinite e complesse sfumature di personaggi controversi e borderline, senza ridurli mai a sagome corrive. Strepitose anche le performance di Barbara Ronchi (premiata ai David di Donatello per Settembre) nei panni di Mariann Mortara, di Fabrizio Gifuni in quelli dell’inquisitore domenicano Pier Gaetano Feletti, di Filippo Timi in che interpreta il Cardinal Antonelli e di Leonardo Maltese. Quest’ultimo dopo abbacinante esordio in il signore delle formiche ci offre un ritratto struggente di Edgardo. Nota di merito per Paolo Calabresi, che dimostra di sapersi calare con successo anche in un ruolo drammatico.
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Rapito, un grande esempio di cinema d’autore
Liberamente ispirato al libro “Il caso Mortara” di Daniele Scalise, edizioni Mondadori, Rapito è la dimostrazione che anche in Italia si possono fare film liberi, intrepidi e non omologati. Ça va sans dire è d’uopo che in cabina di regia ci sia un autore autentico che se infischia delle mode e degli algoritmi. Un cineasta capace di dirigere i bambini e di interpretare la Storia, senza limitarsi a fotocopiarla. Tra latino ed ebraico, il perpetuo conflitto fra Stato e Chiesa, i condizionamenti imposti dalla religione, il distacco dalla famiglia si fondono in un affresco di fronte al quale è impossibile restare indifferenti. Un film che solleva dubbi e pone domande, ma senza salire mai in cattedra. E questo quello che succede quando si guarda l’autentico cinema d’autore.