Jafar Panahi, il regista Palma d'Oro a Cannes: "Intrappolato fuori dall'Iran"

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Dopo lo scoppio della guerra tra Iran e Israele, il cineasta dissidente iraniano ha raccontato sui social l’impossibilità di rientrare nel suo Paese. "Ciò che ci rimane è solo rabbia, tristezza e la pesante responsabilità di dire la verità alle generazioni future”, ha scritto su Instagram

“Due settimane fa sono stato invitato al Sydney Film Festival. La guerra è iniziata pochi giorni fa e da quel giorno ho cercato un modo per tornare a casa dalla mia famiglia e soprattutto da mia madre”. In un post Instagram, il regista dissidente iraniano Jafar Panahi, vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes con il film A Simple Accident, ha raccontato sui social l’impossibilità di rientrare in Iran dopo lo scoppio del conflitto tra il suo Paese natale e Israele. “La chiusura delle frontiere aeree e terrestri mi ha di fatto intrappolato fuori dalla mia patria. Ho fatto del mio meglio per tornare, ma è stato inutile. Tuttavia, ci riproverò”. Il cineasta ha proseguito: “Questa situazione è profondamente dolorosa; non solo per l’inevitabile distanza da casa, ma anche per il senso di impotenza di fronte alla sofferenza delle persone che vengono sacrificate ogni giorno nel cuore di questa guerra. Quando il destino di una nazione è ostaggio di ambizioni e brama di potere, ciò che ci rimane è solo rabbia, tristezza e la pesante responsabilità di dire la verità alle generazioni future”.

L'APPELLO DEL REGISTA

Il giorno precedente, Jafar Panahi aveva condiviso su Instagram un appello. “Un attacco alla mia patria, l'Iran, non è assolutamente accettabile. Israele ha violato l'Iran e dovrebbe essere processato in un processo internazionale come aggressore di guerra”, aveva scritto. “Questa posizione, tuttavia, non implica ignorare quarant'anni di cattiva gestione, corruzione, oppressione, tirannia e incompetenza della Repubblica Islamica. Questo governo non ha né il potere, né la volontà, né la legittimità necessari per governare il Paese o gestire le crisi. Rimanere in questo regime significa la caduta continua, la continuazione della repressione! L'unico modo per fuggire è lo scioglimento immediato di questo sistema e avviare un governo popolare, reattivo e democratico”. Il regista aveva proseguito: “Con piena enfasi sul preservare l'integrità territoriale dell'Iran e il diritto alla sovranità della nazione, chiedo la fine immediata della devastante guerra tra Repubblica Islamica e regime israeliano; una guerra che distrugge vite e vite dei civili da entrambe le parti e distrugge infrastrutture vitali. Questa guerra è una seria minaccia per la pace regionale e i valori umani”. Premiato negli anni con Leone d’Oro alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Orso d’Oro al Festival Internazionale del Cinema di Berlino e Palma d’Oro al Festival di Cannes, Panahi era stato condannato a non girare più, né a uscire dal suo Paese fino allo scorso maggio: “Entrambi i regimi dovrebbero essere palesemente condannati per la loro persistenza di violenza, guerra e assoluta indifferenza alla dignità umana. Attacchi missilistici, bombardamenti di aree residenziali e uccisioni mirate di civili sono crimini. Morale, politica e sicurezza non sono scuse per questi crimini. Continuare questo ciclo di sangue e odio porterà solo maggiore instabilità nel mondo e la diffusione del disastro”. Ha concluso: “Invito l'ONU e la comunità mondiale a costringere immediatamente, con decisione e senza alcuna considerazione o accordo i due regimi a fermare immediatamente gli attacchi militari e a porre fine alle uccisioni di civili. Continuare il silenzio e l'inerzia significa essere complici di un crimine”.

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