Festival di Cannes, Rapito di Marco Bellocchio in concorso. In film in sala dal 25 maggio

Cinema
Denise Negri

Denise Negri

E' "Rapito" di Marco Bellocchio il primo dei tre film italiani in concorso al Festival di Cannes. Il regista racconta la tragicità di una storia vera avvenuta alla fine dell'800 e che destò molto scalpore all'estero ma venne quasi taciuta in Italia.  

L'innocenza e il tradimento. La lotta disperata per avere indietro il proprio figlio, la posizione irremovibile di chi segue le leggi o la propria fede.

Marco Bellocchio presenta in concorso al Festival di Cannes “Rapito”, in sala dal 25 maggio. La storia è quella vera di Edgardo Mortara, il bambino ebreo che nel 1858 fu strappato alla famiglia di origine per essere cresciuto, da cattolico, sotto la protezione di Papa Pio IX, perché segretamente battezzato dalla domestica.

Nel film, tra gli altri, Paolo Pierobon nei panni del Papa, Fausto Russo Alesi che interpreta il padre e Barbara Ronchi in quelli della madre.

Completano il cast Enea Sala (Edgardo Mortara da bambino), Leonardo Maltese

(Edgardo ragazzo) e Filippo Timi e Fabrizio Gifuni.

 

MARCO BELLOCCHIO

 

“In questo film le responsabilità sono degli adulti, è evidente.

Qui abbiamo un piccolo bambino, Edgardo, che si trova in una disavventura così violenta nella quale cerca di sopravvivere.

L’unica maniera di farlo, anche se è una sopravvivenza inconscia, è quella di piegarsi alla nuova religione, di assumerla, di ripeterla, di impararla a memoria.

E allo stesso tempo, visto che nell’animo di ognuno di noi ci sono anche ribellioni e ripensamenti, delle opposizioni improvvise, così anche in lui ci sono dei momenti in cui si rompe la sua resistenza (come nella scena durante i funerali del Papa, in cui lo insulta). Certamente però quella scena onirica in cui cerca di liberare Cristo dalla croce è per trovare una conciliazione tra le due religioni: è come se il bambino pensasse di riuscire a conciliare le due religioni e quindi di poter così tornare dalla famiglia, liberando il suo popolo dall’accusa di aver crocifisso Gesù”.

“Il padre lotta disperatamente per riavere il figlio e volevo rappresentare sia la sua nobiltà che la sua fragilità.

Quando lui ha un momento di disperazione assoluta e si sente completamente solo dopo la sentenza del Tribunale, mi è venuto più naturale identificarmi con lui piuttosto che con la madre che invece è un personaggio certamente tragico ma che ha una inflessibilità che l’uomo non ha.

Il padre si domanda, ad esempio, se convertendosi al cattolicesimo possa riabbracciare il figlio: la madre invece non ha la minima intenzione di cedere a questo “compromesso”.

 

“Il bello del nostro lavoro è di andare un po' ad istinto: poi probabilmente una storia così lontana da me mi ha attratto perché vi ho ritrovato tematiche a me “care”.

Il mio è un “non giudicare”, un non volersi imporre nella storia: questo mio aspetto credo che con l’età sia aumentato in me, sia cresciuto.

Si dice spesso che invecchiando si diventa più intollerante, a me invece piace riconoscere un mistero e una complessità alle cose”.

 

SINOSSI “RAPITO”

 

“RAPITO” è interpretato da Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Enea Sala (Edgardo Mortara da bambino), Leonardo Maltese (Edgardo ragazzo) e con Filippo Timi e Fabrizio Gifuni. Completano il cast Andrea Gherpelli, Samuele Teneggi, Corrado Invernizzi, Aurora Camatti, Paolo Calabresi, Bruno Cariello, Renato Sarti, Fabrizio Contri, Federica Fracassi.

Nel 1858, nel quartiere ebraico di Bologna, i soldati del Papa irrompono nella casa della famiglia Mortara. Per ordine del cardinale, sono andati a prendere Edgardo, il loro figlio di sette anni. Secondo le dichiarazioni di una domestica, ritenuto in punto di morte, a sei mesi, il bambino era stato segretamente battezzato. La legge papale è inappellabile: deve ricevere un'educazione cattolica. I genitori di Edgardo, sconvolti, faranno di tutto per riavere il figlio. Sostenuta dall'opinione pubblica e dalla comunità ebraica internazionale, la battaglia dei Mortara assume presto una dimensione politica. Ma il Papa non accetta di restituire il bambino. Mentre Edgardo cresce nella fede cattolica, il potere temporale della Chiesa volge al tramonto e le truppe sabaude conquistano Roma.

 

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