
Mostra del Cinema di Venezia, Stefano Sollima porta "Adagio" al Lido. FOTO
Occhi puntati sul film di Stefano Sollima con un cast spettacolare composto da Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Valerio Mastandrea e Adriano Giannini. Protagonista è la Roma criminale con le storie di tre personaggi alla ricerca della redenzione

Nella quarta giornata della Mostra del Cinema di Venezia è la volta del film in concorso di Stefano Sollima: Adagio. La pellicola ha un cast spettacolare composto da Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Adriano Giannini e Valerio Mastandrea
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Con questo gangstar movie, Sollima chiude la trilogia ideale ambientata a Roma dopo Romanzo Criminale e Suburra. Con Adagio va in scena il racconto di tre vecchie leggende della Roma criminale alla ricerca di una redenzione impossibile. Per la prima volta il regista lavora con l'incredibile Toni Servillo
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"In Romanzo Criminale si raccontava la nascita di una banda – ha detto Sollima – qui c’è la decadenza del crimine, sono tre vecchie leggende ai margini. È chiaro che c’è un collegamento con la Banda della Magliana, ma è solo per dargli un passato mitologico, ha solo una funzione narrativa"
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In conferenza stampa, il regista ha spiegato che "alcuni degli elementi drammaturgici e visivi del film, come incendi e blackout, possono sembrare distopici ma non lo sono. Dietro ad Adagio c’è un atto d’amore verso la città, volevo tornare a Roma e ho trovato questa scusa. L’ho trasfigurata come sempre, sono elementi funzionali alla drammaturgia ma anche cose che succedono davvero a Roma. Sembra fantascienza ma è parte della città"

Adagio è una storia scritta con Stefano Bises, piena di azione, inseguimenti, sangue in una Roma senza Colosseo, tutta periferia mentre sullo sfondo dei Castelli brucia. "Un gangster movie, un noir - ha detto il regista - che ha al centro la paternità, tutte le forme possibili di amore filiale, di rapporto tra padri e figli biologici e non"

"Però tra vecchi banditi e nuovi criminali, che si muovono solo per denaro, avanza un cuore puro, un ragazzo diverso, sensibile, come quelli delle nuove generazioni, che saranno pure svagati, fluidi ma sono la nostra speranza e io da padre ci credo davvero", ha spiegato ancora Sollima

Adagio di Stefano Sollima è una produzione The Apartment, Vision, Alterego (in collaborazione con Sky e Netflix) su cui talmente si punta da uscire con Vision Distribution per Natale, il 14 dicembre

L'appeal del regista figlio d'arte, cresciuto a set e cinepresa, la storia avvincente e il cast all star (con Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Adriano Giannini tutti fisicamente quasi irriconoscibili per esigenze di copione), sono tutti al servizio del protagonista, il giovane debuttante Gianmarco Franchini

Per i magnifici quattro "una chiamata irresistibile" vista la fama di Sollima "di fare cinema cinema, con set impegnativi, faticosi, ma potenti", dicono in coro. "Con Sollima ho già lavorato tanto - ha detto Favino - mi preoccupa che consideri Adagio la fine della sua trilogia su Roma perchè noi attori non aspettiamo altro"

Toni Servillo, riguardo al suo ruolo in Adagio ha detto di essere "rimasto ammaliato dal soggetto. Il personaggio che mi ha offerto recita nella recita, è particolarmente affascinante per un attore. Sono personaggi criminali che hanno vissuto dentro certe regole e le vogliono rispettare fino alla fine, sapendo di andare a sbattere contro un destino inevitabile"

Secondo Favino, invece, i personaggi sono "cani randagi nella polvere, abbandonati in un angolo a morire. Improvvisamente però arriva alla porta una guerra vecchia che fa risentire l’energia giovanile. Il cinema di Stefano mi piace perché rispetto al nostro solito non esiste Dio, non c’è mai redenzione"

Secondo Favino, Sollima è uno dei pochi registi punk e questi personaggi devono fare i conti con se stessi, ma il messaggio di fondo è uno solo: "Le colpe dei padri non ricadono sui figli"

Valerio Mastandrea ha invece voluto sottolineare ironicamente di essersi sentito offeso quando il regista gli ha proposto la parte di “un vecchio”, mentre Gianmarco Franchini, il giovane protagonista ha detto di essersi sentito "un bambino al luna park, sono un fan da Romanzo Criminale. Ho qui i migliori attori italiani, per me è stato un onore vedere cosa fanno e non fanno, come si concentrano, la loro energia, poter assaporare e toccare. Si percepiva a pelle la loro grandezza"

Intanto Sollima, riguardo alla fine della trilogia sulla Roma criminale, non chiude neanche del tutto le porte a successivi lavoro simili. "Il genere che ho trattato continuerà a piacermi. Non è la chiusura della mia carriera- ha spiegato - non chiude neanche una trilogia in senso stretto, perché i personaggi sono diversi. Ma è una trilogia su Roma traslata in chiave criminale. Ce ne saranno altri ma non necessariamente a Roma"

L'incontro a Venezia per Adagio è stata poi l'occasione per Favino di perseguire la sua battaglia contro gli stereotipi sugli italiani del cinema americano. Riguardo a Ferrari di Michael Mann, Pierfrancesco ritiene ci sia "un tema di appropriazione culturale, non si capisce perché non io ma attori di questo livello (come Toni Servillo, Adriano Giannini, Valerio Mastandrea, ndr) non sono coinvolti in questo genere di film che invece affidano ad attori stranieri lontani dai protagonisti reali delle storie, a cominciare dall'accento esotico"
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